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Antichrist

Pubblicato il 23 maggio 2009 da Salvatore Salviano Miceli


Antichrist

Non esistono mezze misure nel criticare ed analizzare una pellicola di Lars Von Trier, considerato da molti autore geniale, da tanti altri assolutamente sopravvalutato. Anche il suo apporto stilistico, nei termini di una rivoluzione linguistica adoperata nei confronti della grammatica cinematografica, è stato spesso messo in dubbio a causa di una mancanza di coerenza che spesso lo ha portato a ritornare sui propri passi, sconfessando ciò che formava il nucleo principale di Dogma 95. Di certo resta difficile mostrarsi indifferenti davanti alla sua Medea (1988), a The Kingdom e The Kingdom II (1994 – 1997), a Dancer in the Dark (palma d’oro nel 2000), tutti titoli che mostrano il talento di Von Trier sino ad arrivare al maestoso e splendido Dogville (2003).
Di Antichrist poco ci interessa mettere in risalto ciò che molti hanno evidenziato come vera e propria pietra di scandalo (e cioè la masturbazione sanguinolenta e l’amputazione clitoridea da parte di Charlotte Gainsbourg), quanto cercare di capire i perché di un’operazione che, aldilà della qualità visiva messa in mostra, lascia più di un dubbio sulla struttura narrativa, sulla effettiva potenza della sceneggiatura e delle scelte più estreme affidate, oltre che alle due soluzioni sopra citate, alla presenza di una quantità elevatissima di simboli appartenenti alla tradizione esoterica e satanista. Vale la pena di riflettere se quello fatto dal regista sia un gioco fine a se stesso o se, come pare dalle sue dichiarazioni, un lungo ed approfondito excursus all’interno delle sue paure e del periodo di depressione appena affrontato.
Come detto, tanti i simboli da rintracciare all’interno del film. Elementi che probabilmente potrebbero essere compresi del tutto solo dopo un ampio studio dei testi di riferimento. Visti nell’insieme dell’opera costituiscono un universo tetro in cui sono persi i confini della razionalità (e non è un caso che, in una delle scene più irrise durante la proiezione, tocchi ad una volpe luciferina pronunciare la frase epiteto del film: Il caos regna), dove il piacere diviene la colpa originaria da cui distaccarsi completamente e la salvezza pare non essere contemplata.
Von Trier ha usato la definizione horror pornografico per presentare il suo film. A posteriori, per quanto siano visibili tracce di entrambi i generi (si fa più fatica a scovare gli elementi pornografici), sembra essere stata una mossa pubblicitaria piuttosto che una realistica prefigurazione dell’opera. Le atmosfere sono sì quelle proprie degli incubi, ma l’impianto di Antichrist fa più pensare ad un dramma profondamente esistenziale sul dolore e sulla impossibilità di superarlo che non ad un horror vero e proprio. Non c’è suspance o quantomeno sarebbe errato definire così i tempi dilatati del racconto, che altro non sono se non il tentativo, riuscito solo in parte, di gettare un ponte empatico tra chi osserva e l’immaginario che passa sullo schermo.
Tutti i capitoli (quattro) sono racchiusi da un prologo ed un epilogo esteticamente della medesima fattura. Il bianco e nero (volutamente posticcio e poco realistico), che ritorna quindi sia all’inizio che alla fine, è accompagnato dalla splendida lirica Rinaldo, Lascia ch’io pianga (HWV7, Georg Friedrich Händel). E se i primi minuti contengono, oltre che l’antefatto scatenante l’azione, anche e soprattutto ciò che scopriremo essere il segreto che guiderà le azioni della sua protagonista, l’epilogo (straordinario come valenza iconografica) chiarisce immediatamente il rimando ad Andrei Tarkovski cui Von Trier dedica l’intero film.
Sia Willem Dafoe (già diretto dal regista in Manderlay, 2005) che Charlotte Gainsbourg incarnano alla perfezione le dissonanze che ha in mente Von Trier. Il primo è il custode di un pensiero logico, in grado di reagire razionalizzando impulsi ed emozioni. La donna (come in quasi tutte le pellicole dell’autore danese) è colei dentro cui si muovono e prendono forma le realtà che il film propone. Ed in questo caso l’attrice pare abbandonarsi totalmente alla “folle” ed eclettica visione dell’autore.
Antichrist non cesserà di dividere e probabilmente, per quanto non ci definiamo in pieno suoi estimatori, merita più di quei fischi e boati di disapprovazione cui è stato destinato durante tutte le proiezioni riservate alla stampa.


CAST & CREDITS

(Antichrist) Regia, soggetto e sceneggiatura: Lars Von Trier; fotografia: Anthony Dod Mantle; montaggio: Anders Refn; suono: Kristian Eidnes Andersen; scenografia: Kari “Kalli” Juliusson; interpreti: Willem Dafoe, Charlotte Gainsburg; produzione: Zentropa Entertainments; distribuzione: Les Films du Losange; origine: Danimarca; durata: ‘104;


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