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APNEA

Pubblicato il 11 febbraio 2007 da Andrea Esposito


APNEA

Apnea, come precisa il regista Roberto Dordit, ’negli intenti è un film che, seguendo le regole di un racconto noir, tratta la drammatica tematica delle morti bianche’. Il film si apre con il corpo del protagonista, Paolo (Claudio Santamaria), che affonda nell’acqua. Da lì, l’uomo ricostruisce la storia che l’ha portato in quella fatale situazione. Tutto è iniziato con la morte sospetta del suo migliore amico. Paolo decide di indagare e non solo scopre che il suo amico era una persona assai diversa da quella che credeva, ma si ritrova invischiato in un più grande sistema di sfruttamento e corruzione.
La scomparsa dell’amico è quindi la molla propulsiva della trama. Allo stesso modo, la dipartita (imminente?) del protagonista è la molla generativa del film. Tutta la storia è dunque compresa tra le due morti. E ce n’è una terza, nascosta, che è il vero snodo narrativo, il segreto da scoprire.
L’esordiente Dordit allestisce una struttura che si regge sulla morte e sulla morbosa attrazione che essa esercita; in tale struttura ricorre, enucleato nella forma astratta della scherma, il duello. E’ attraverso di esso che sono giocate le relazioni tra i personaggi del film: in quest’ottica la morte dell’amico viene a rappresentare una sfida che Paolo decide di raccogliere; è da quel momento, poi, che sfida a duello l’industriale Giordano (un magistrale Elio De Capitani) e l’ambiente, la mentalità imperante intorno a lui. Non a caso anche il gioco della seduzione che c’è con Chiara (Michela Noonan) ha il suo apice in un duello di scherma.
Tutto il film è quindi percorso da questa pulsione di morte. Apnea costruisce su questa tessitura un fascino discreto, ben ricalcato sul personaggio di Paolo, il nostro unico punto di vista nella storia. Egli sembra attirato dalla morte più che dalla ricerca della verità. Come in ’trance’, corre dritto verso il punto più profondo del mistero, senza interessarsi delle conseguenze, della morte certa cui va incontro.
Questo desiderio di morte ricorre ancora nel film, sotto forma liquida: è il fiume che trasporta corpi, è l’acqua in cui affonda Paolo all’inizio, la piscina che attrae il piccolo Leo, anche lui come trascinato da una forza invisibile dentro di essa. E’ questa pulsione oscura che sembra legare come un filo invisibile Paolo e Leo.

Apnea è un film di genere, e come tale va visto perchè possa essere compreso chiaramente. Ma vuole parlare di una tematica attuale e profondamente radicata nel sociale, nel quotidiano, quale è la questione delle morti bianche. Va detto, però, che non sempre centra questo suo obiettivo. Specialmente nella prima parte, il film sembra non riuscire a trovare una maniera efficace di formulare il connubio tra ritratto di quella specifica realtà industriale del nord-est e meccanismi di genere. Ne risente il versante ‘realistico’, che fatica ad essere più di un intrigante sfondo della storia. Proprio per questo, alcuni personaggi risultano poco approfonditi (i due figli di Giordano, Chiara e Leo, che hanno senso solo in base alla loro funzione narrativa, ma sono privi di una vera profondità). Nonostante ciò, il ritratto della realtà del nord-est resta comunque molto interessante, specialmente nelle scene della conceria. Nella seconda parte, invece, quando il film vira decisamente verso la sua dimensione di noir, tutto prende a funzionare in maniera più organica. A quel punto infatti il linguaggio di genere smette di essere un rivestimento, e i meccanismi del noir sono più funzionali alla storia.

L’uscita di Apnea in sala si deve al contributo dell’Istituto Luce e di Nanni Moretti, che lo terrà in programmazione al Nuovo Sacher. Il film, costato poco in termini finanziari, ha avuto un percorso lungo e travagliato; per carenza di risorse ha visto preclusa la possibilità di una vera promozione e una conseguente visibilità. Visibilità che è condizione necessaria specialmente per il film di un esordiente come Dordit. Difficile non riflettere quindi sulle lamentele dello stesso, quando osserva che ‘occorre più fantasia per reinventare il modo di strappare all’invisibilità i nuovi progetti’. Anche Apnea, dunque, come innumerevoli altri film di giovani registi nostrani, soffre di una cronica mancanza di spazi. E’ per questo che Dordit dice, riferendosi a chi si ostina a voler fare cinema in queste condizioni, che sembra ‘abbia deciso di imboccare un decorso patologico verso la depressione e l’apatia’.


CAST & CREDITS

Regia, soggetto: Roberto Dordit; sceneggiatura: Roberto Dordit, con la collaborazione di Serena Brugnolo; fotografia: Tommaso Borgstrom; montaggio: Luciana Pandolfelli; musica: Paolo Buonvino, Pasquale Laino; scenografia: Beatrice Scarpato; costumi: Maria De Fornasari; interpreti: Claudio Santamaria (Paolo), Fabrizia Sacchi (Monica), Michela Noonan (Chiara), Diego Ribon (Alex), Emilio De Marchi (Infanti), Emanuel Dabone (Naim), Enrica Rosso (Josephine), Daniele Mauro (Leo), Giuseppe Battiston (Renato), Elio De Capitani(Giordano); produzione: Indigo Film, in collaborazione con Rai Cinema; distribuzione: Istituto Luce; origine: Italia, 2005; durata: 93’


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