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Venezia 76 - Babyteeth

Pubblicato il 7 settembre 2019 da Monia Manzo

VOTO:

Venezia 76 - Babyteeth

Presente nella sezione Concorso Babyteeth, diretto da Shannon Murphy dimostra che la regia femminile non è meno rilevante di quella maschile all’interno della 76 edizione del Festival di Venezia.
Attrice protagonista del film è un’intensa ragazza già nota per avere interpretato una delle “Piccole Donne”: Eliza Scanlen. Qui invece ricopre i panni di una teenager particolare con dei genitori fuori dagli schemi, ma non disfunzionali, al contrario profondi e veri nel saper affrontare una realtà oscura come quella del cancro che affligge la loro unica figlia.
La presenza della morte è costante sin dall’inizio e, nonostante aleggi continuamente nel film, colpisce nel suo essere accompagnata dal pulsare irrefrenabile della vita e dagli inebrianti colori di una fotografia importante di questa opera prima della regista australiana.
Il film inizia con una scena toccante, un tuffo al cuore di chiunque creda che possano esistere delle connessioni tra anime, e uno scambio di energie tra di loro.
Milla ha deciso di togliersi la vita, non conosciamo le motivazioni di questa scelta visto che siamo ancora all’inizio della storia, ma possiamo intuire i suoi sentimenti attraverso il suo sguardo fisso verso le il treno sotto al quale ha intenzione di gettarsi.
Questa stessa immagine la vede anche Moses il quale si precipita esattamente nella direzione verso cui Milla si sarebbe diretta: è un incontro di due esseri giovani, puri, un territorio non ancora segnato dalla corruzione, ma solo dal dolore, si perché anche Moses ha a che fare con la morte quotidianamente, visto che è vittima di una tossicodipendenza che lo fa vivere una vita ai margini.
Vita e morte, amore e rabbia nei confronti di un’esistenza ingrata sono i fili che legano indissolubilmente i due ragazzi. Milla si innamora di nonostante i genitori ostacolino la loro unione e si continuano a vedere...
Nello stesso istante in cui la morte sembra prendersi tutto, qualcosa non è perduto, uno spazio che sembrerebbe solo un’inezia in confronto alla forza devastatrice della fine di una vita, ovvero lo spazio dell’amore, diventa il tutto, l’assoluto e la misurazione del perché si vive.
L’amore invece è la misura del perché si muore, è un passaggio da una forza all’altra.

Il film della Murphy è una giostra di colori, che richiamano continuamente alla vitalità senza però mai dimenticare la morte.
È nell’accettazione della fine che Milla e Moses trovano l’amore disperato e poi la pace.
I genitori di Milla, mossi dal toccante desiderio di far vivere alla figlia un ultimo momento di assoluta felicità, chiedono a Moses di trasferirsi da loro, nonostante una prima delusione di Milla nello scoprire che il padre prescrive sostanze stupefacenti al suo primo amore, forse in cambio della finzione del ragazzo di provare sentimenti per lei. I due tornano comunque insieme tra rocambolesche vicende.
In realtà, anche Moses la ama, il suo amore è così forte da avvicinarsi alla morte tragica classica: Eros e Tanatos: Milla gli chiede di soffocarla con un cuscino senza nessuna pietà per porre fine alle atroci sofferenze. Lui sarebbe anche determinato ma non ce la fa, perché il richiamo del corpo flebile di Milla è più forte di qualsiasi cosa.
In un’azione continua tra morte e amore Milla torna a respirare e lo fa incontrando il respiro di Moses. Vivono il loro primo e ultimo amplesso. Milla non sopravvive alla notte.
Muore però salvando la vita di Moses, che nel frattempo esce dalla tossicodipendenza per lei.
E in una sequenza di potenti scambi di amore che la morte irrompe con uno dei più potenti mali del nostro tempo, senza però distruggere tutto.

Nel valido lavoro della Murphy emerge una grande volontà di affrontare un tema molto difficile attraverso l’unico mezzo a disposizione per l’uomo: il tempo dell’amore nella nostra esistenza.
È questo quello che rimane veramente.
Il film finisce in una splendida e un po’ appannata digressione narrativa in cui Milla, al mare con tutti, parla con il padre in disparte, confessa di essere stanca ma sa che farà parte del cielo che la sovrasta... Chiede all’uomo che sopraffatto dal dolore cerca di nascondere le lacrime di prendersi cura del suo ragazzo speciale.
Babyteeth è un film che alcuni potranno giudicare facile nel produrre commozione e lacrime, ma che in realtà sa trattare con grazia, il tema del lutto, senza azioni forzate e plateali. Un buon risultato per giovane regista che, seppur alla sua opera prima, dimostra di avere una matura concezione di come fare cinema.


CAST & CREDITS

(Babyteeth ) Regia: Shannon Murphy ; sceneggiatura: Rita Kalnejais; fotografia: Andrew Commis; montaggio: Stephen Evans; musica: Amanda Brown; scenografia: Ishtar Cavagnino; interpreti: Eliza Scanlan, Essie Davis, Ben Mendelsohn, Toby Wallace; produzione: Alex White; origine: Australia; durata: 120’


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