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Berlino 09 - Rossiya 88 (Russia 88) - Panorama

Pubblicato il 8 febbraio 2009 da Luca Lardieri


Berlino 09 - Rossiya 88 (Russia 88) - Panorama

Quando si tenta di analizzare da un punto di vista sociologico la nascita e l’attività di un gruppo organizzato di estrema destra, ricorre spesso la parola “disagio”, termine divenuto ormai obsoleto e privo di significato. Con questo vocabolo si tende a far scivolare il problema relativo ad una vera e propria funzione sociale di gruppi che si muovono spesso e volentieri oltre i limiti della legalità, spostando colpe e responsabilità verso un vago “altrove”.
Rossiya 88 è il nome di un organizzazione di estrema destra che, come un virus violento e letale, crea disordine in una Mosca underground e squallida, in cui ogni problematica sociale diviene il pretesto per una guerra di cui non si vede la fine. Il regista russo, grazie ad uno stile caratterizzato da realismo ed ostinata crudezza, ci guida in un universo sepolto limitandosi però solo a mostrare. Più che mettere lo spettatore nelle condizioni di giudicare fenomeni di violenza legati a vaghe e confusionarie mescolanze di idee politiche, Pavel Bardim, facendo girare direttamente il film ad uno dei membri della banda, parte dal descrivere la forza collettiva per scendere nei meandri della debolezza e della tragedia personale dello skinhead Blade, leader della Rossiya 88.
Docu-fiction? Indubbiamente ogni vicenda narrata, pur rifacendosi a fatti realmente accaduti, sono frutto di una sapiente costruzione cinematografica ben gestita dal regista e dall’ottimo cast. L’obiettivo del materiale girato dai ragazzi durante le loro scorribande è quello di diffondere tramite internet i dogmi dell’organizzazione. Nazismo, razzismo, nazionalismo, antisemitismo. Ogni idea reazionaria e fascista viene rielaborata senza una vera e propria motivazione e, soprattutto, senza alcun tipo di riferimento culturale specifico spiegato dai ragazzi in questione, quanto dalla gente comune realmente intervistata da Bardim & company.
Ciò che traspare dalla visone della pellicola è assolutamente indefinito. Inizialmente si avvertono disgusto ed incredulità di fronte a tanta barbarie. Ma quando a questi si sostituisce il tentativo di guardare oltre, non si può non notare che tutto ruota non tanto intorno ad un’ideologia, quanto intorno alla paura. Perdere le poche sicurezze rimaste, cercare una motivazione ai propri drammi personali, sconfiggere la noia e la totale assenza di valori: ogni forma di violenza diviene una base necessaria per permettere di lasciare le masse nell’insicurezza. La paura genera violenza, che a sua volta riporta alla paura, creando un circolo vizioso dal quale è difficile venir fuori. Anche se vengono pubblicamente condannati, i movimenti estremisti sono uno dei tasselli necessari per mantenere un disordine stabile e creare quelle tensioni che danno linfa vitale ad uno Stato democratico solo a parole. Da American History X al nostrano e più recente Nazirock, il fenomeno si estende a macchia d’olio e da anni ormai desta interesse e desiderio di comprensione. Rossiya 88 è una guerra fra disperati, un conflitto fra gente già sconfitta. Il problema non risiede nella violenza, ma sul fatto che la società “civile” ha bisogno di essa per esistere.
Che un lungometraggio possa essere girato con una telecamera digitale ormai è assodato. Bardim ci guida in un viaggio solo andata nell’inferno delle degradate periferie di Mosca con uno sguardo asciutto e disturbante. Fra violenza da strada, partite della Dinamo Mosca, concerti punk-oi improvvisati e tragedie personali, il cineasta russo mostra senza indugio l’altra faccia di un paese che non solo fa i conti con i retaggi del passato ma anche con i problemi relativi alla globalizzazione e alla sempre più crescente ondata di immigrati. Il tutto è rivolto ad una certa spettacolarizzazione nel tragico finale e al geniale epilogo, in cui viene mostrato ciò che era registrato nella cassetta su cui i ragazzi stanno girando il film: il cane di Blade, da cucciolo, che gioca con il padrone. L’immagine però non è un’ancora di salvezza e di redenzione, ma solo un nuovo, tragico punto di partenza.


CAST & CREDITS

(Rossyia 88) Regia e sceneggiatura: Pavel Bardim; fotografia: Sergey Danduryan; montaggio: Philipp Pastukhov; musica: Petr Fedorov; interpreti: Michail Polyakov (Abraham), Nikolai Machulsky (Needie), Andrey Merzlikin (Funktionar), Anton Kuznetsov (Goody); origine: Russia; durata: 104’.


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