Berlino 2008 - Orso d’Argento Miglior Attore: The Song of the Sparrows

Karim lavora in un allevamento di struzzi fino a quando uno degli animali non fugge durante il trasporto, e lui viene licenziato, in quanto ritenuto responsabile. La sua figlia maggiore, sorda, fa cadere nel pozzo l’apparecchio acustico, danneggiandolo irrimediabilmente proprio quando sta per cominciare la sessione di esami a scuola. Il figlio piccolo si ostina con gli amichetti a svuotare un pozzo melmoso da trasformare in un allevamento di pesci rossi, che dovrebbe farli diventare milionari. La catastrofe sembra continuamente in agguato, trattandosi di cinema iraniano: un cinema che da tempo, con una certa approssimazione, qualcuno considera l’erede del neorealismo italiano, dimenticando che i due fenomeni traggono origine da presupposti politici affatto diversi. All’esatto contrario di Ladri di biciclette, tuttavia, il protagonista trova una soluzione alla sua improvvisa disoccupazione grazie alla sua motocicletta: recatosi a Teheran per consultare l’otorino per la figlia, scopre di poter trasportare passeggeri in cambio di soldi. All’insperato aumento delle finanze corrisponde poi una maggiore coscienza del valore del denaro, sino a quel momento considerato dal protagonista un mero strumento di sopravvivenza, inferiore nella sua scala di valori ai rapporti umani che coltiva all’interno del suo piccolo villaggio. La sua avidità, se da un lato finirà per metterlo nei guai, dall’altro lo porta anche ad esplorare con uno sguardo inizialmente naif, poi ben più disincantato, le molteplici realtà di Teheran, una città in cui si alternano squarci di povertà e giardini con le fontane e a contendersi il posto sul suo sellino sono di volta in volta uomini d’affari con il cellulare, piccoli truffatori ma soprattutto persone che come lui si svegliano ogni giorno senza alcuna garanzia di trovare il modo di mantenere sè e la propria famiglia. Sarà un incidente a fermare la crescente avidità di Karim e a farlo rendere conto di quanto l’affetto della sua famiglia e la solidarietà del loro microcosmo siano molto più importanti del profitto economico.
Girato da Majid Majidi, già attore in alcune pellicole di Mohsen Makhmalbaf e qui al suo primo film dopo la regia di alcuni cortometraggi, ha il merito “neorealista” (se così vogliamo improriamente chiamarlo) di saper raccontare solo attraverso piccoli indizi narrativi e grazie alla recitazione degli interpreti, una vicenda che per la sua semplicità ricorda quasi una parabola religiosa. The song of the sparrows infatti non è la rappresentazione della sconfitta dell’uomo da parte del destino, come ne I Malavoglia: il suo merito principale consiste invece proprio nella compresenza di pessimismo e di ottimismo, nell’alternare in maniera credibile ed equilibrata quelli che Shakespeare chiama “i colpi e i dardi dell’oltraggiosa fortuna”, a momenti di poesia e comicità.
In linea con una certa tendenza del recentissimo cinema iraniano (pensando soprattutto a Offside di Panahi, presentato in concorso sempre a Berlino due anni fa), sorge talvolta il sospetto di un eccessivo ricorso ad uno stile più accattivante, sia sul piano narrativo (attraverso l’uso dei bambini in funzione “empatica”), e soprattutto su quello formale, che spesso sconfina nella gratuità del manierismo (la cascata di pesciolini rosso-dorati che si rovescia per strada per la rottura del contenitore, la porta azzurra che Karim si porta in spalla nel panorama antracite dei campi appena arati). Non sarà di certo il neorealismo italiano, impossibilitato com è ad operare una precisa denuncia politica e sociale (basta leggere purtroppo le risposte criptiche alle interviste di Abbas Kiarostami e altri), ma il cinema iraniano è uno dei pochi rimasti in cui gli attori hanno la faccia di persone che si incontrano per strada e la fuga di uno struzzo per panorami brulli si trasforma in un momento di pura poesia.
(Avaze Gonjesh-Ka) Regia: Majid Majidi; sceneggiatura: Majid Majidi, Mehran Kashani; fotografia: Tooraj Mansouri; montaggio: Hassan Hassandoost; musiche: Hossein Alizadeh; interpreti: Reza Naji, Maryam Akbari, Kamran Dehghan, Hamed Aghazi, Shabnam Akhlaghi, Neshat Nazari; produttori: Majid Majidi, Javad Norouzbeigi; produzione: Majidi Film Production; origine: Iran 2008; durata: 96’.
