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Berlino 2011 – Amnistia - Forum

Pubblicato il 13 febbraio 2011 da Giovanella Rendi


Berlino 2011 – Amnistia - Forum

Elsa e Spetim si incontrano regolarmente, circa una volta al mese. Si intravedono a distanza mentre dei poliziotti li perquisiscono davanti all’ingresso della prigione di Tirana, ognuno davanti ad un portone diverso, speculari e opposti. Elsa va a trovare il marito in carcere per debiti e gioco d’azzardo, Spetim la moglie arrestata per falsificazione di documenti. Entrambi non sono più giovanissimi e non sembrano nemmeno piu’ innamorati dei loro partner, ma il paradosso è che in base alle nuove norme europee per il reinserimento dei detenuti, è possibile organizzare degli incontri “intimi” tra loro e i loro coniugi. Una volta al mese, dunque, a Elsa e Spetim vengono consegnati dei vecchi lenzuoli, vengono rinchiusi in una sordida cella e hanno un’ora di tempo per espletare i loro doveri coniugali con i rispettivi partner, in carcere da tre anni, divenuti forse ormai degli estranei. Coniugi di cui peraltro lo spettatore non vede mai il volto ne’ sente la voce, sono soltanto corpi imposti con l‘ennesima violenza da un sistema che schiaccia continuamente la persona, e a cui Elsa e Spetim si sottomettono come a qualsiasi altro meccanismo della loro squallida esistenza. Un matrimonio in prigione, in cui per caso vengono coinvolti come occasionali testimoni mentre sono in attesa di entrare, è il cortocircuito che porta le loro vite da parallele a incrociate ed entrambi scoprono l’uno nell’altra quell’attrazione fisica, fatta anche di tenerezza e sorrisi, che pensavano ormai di avere dimenticato. Un’improvvisa amnistia però li riporta bruscamente a doversi confrontare con le loro vite precedenti e a rientrare nei binari prestabiliti. Il merito del regista albanese Bujar Alimani, al suo esordio nel lugometraggio, è quello di aver lasciato fuori campo la “relazione privata” (per citare un bellissimo film di qualche anno fa di Frederic Fonteyne) tra i due protagonisti, focalizzando il film soprattutto sulla loro vita quotidiana piena di miseria e con poca speranza, una routine schiacciante alla ricerca del lavoro e della dignità, di cui gli obbligatori incontri sessuali sono solo l’ennesima tappa di una squallida routine. Girato con una fotografia dai colori lividi e con una macchina da presa che, più che pedinare, sembra sedersi pazientemente accanto ai personaggi nelle loro lunghe attese davanti a carceri, uffici di collocamento, fabbriche che licenziano senza pietà o in case buie e sordide dove abbonda alcol di cattiva qualità, Amnistia offre un ritratto ben poco incoraggiante dell’Albania di oggi, così vicina a noi e così lontana. Malgrado la drammaticità e lo squallore che dilagano, il film ha il merito di affrontare con grande pudore un mondo sordido dove non c’è più speranza soprattutto perchè non c’è più lavoro e le donne ancora non hanno del tutto conquistato i loro diritti. Si poteva forse evitare il tragico finale con la vendetta d’onore, vivere in miseria accanto ad una persona non amata sembra già una punizione sufficiente.


CAST & CREDITS

(Amnistia) Regia e sceneggiatura: Bujar Alimani; fotografia: Elias Adamis; montaggio: Bonita Papastathi; interpreti: Luli Bitri (Elsa) Karafil Shena (Spetim) Todi LLupi (Remzi) Mirela Naska (Maya); produzione: 90 Productions, Fantasia Ltd, Arizona Films, Nova; origine: Albania, Grecia, Francia;durata: 83:‘


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