Berlino 2011 - Innocent staurday - Concorso

Chernobyl, 26 aprile 1986. Nella notte tra venerdì sabato esplode uno dei reattori della centrale nucleare ucraina. Le conseguenze le conosciamo tutti, qualcuno di noi di lì a poco era a manifestare per le strade contro il nucleare e forse si ritroverà a doverlo fare di nuovo tra qualche tempo. Ben venga dunque un film che ci ricordi cosa succede quando si decide di costruire una centrale nucleare e farvi lavorare migliaia di persone.
Ben venga un film che ne parli, ma purtroppo non qualunque film. Il russo Innocent Saturday conferma la scarsa qualità del concorso 2011 e il regista Alexander Mindadze, dall’indubbio talento tecnico, suscita anche una certa irritazione per aver sprecato una possibile buona occasione con scelte inconcepibili e ben poco interessanti.
Costruito tutto su faticosi primissimi piani e sull’uso altrettanto insistito di una movimentatissima macchina a mano che palesemente hanno la funzione di rappresentare lo sguardo del protagonista, Innocent Saturday inizia bene in quanto svela gradualmente quanto sta accadendo e soprattutto le strategie messe in atto dai vertici locali per nascondere l’avvenimento. Ligio al partito, il giovane tecnico Valerij giura di non dire nulla ma corre immediatamente a salvare la donna che ama e allontanarsi quanto più velocemente dal luogo delle radiazioni (che ormai però devono averlo già colpito).
Dall’entrata in scena della fanciulla, il film comincia a precipitare: i due perdono il treno perchè lei si rompe un tacco, lei passa un’ora in un negozio a provarsi altre scarpe, poi con uno stratagemma lo costringe ad entrare ad una festa di matrimonio, dove lei canta con una band, in cui anche lui aveva suonato, fino a quando aveva denunciato i compagni per aver eseguito degenerata musica occidentale.
Invece di darsi alla fuga una buona volta, per quello che può servire, rimane a suonare con gli ex compagni della band, con la scusa che senza soldi non possono andare da nessuna parte. Prova a far capire a chi gli sta intorno il pericolo imminente, ma non vuole o non può parlare apertamente, quindi si limita a seminare inquietudine senza che nessuno gli dia retta. Buona parte del film si svolge quasi senza nessuna ellissi narrativa a questa lunga festa di nozze, in cui la band suona e alternativamente se le suona dietro le quinte in nome di antichi rancori. Lo sposo, suo migliore amico, aspetta un figlio, tutti cantano, ballano, bevono, perchè è sabato e non vogliono rovinarsi la giornata. Evidentemente neanche lui vuole rovinarla agli amici e quindi soprassiede, fino a quando sarà la sua band a caricarlo esanime su una barchetta e allontanarsi passando davanti alle macerie fumanti della centrale.
Innocent Saturday è il classico film in cui lo spettatore, anche avendo superato l’età per farlo, vorrebbe gridare all’eroe di non aprire quella porta, di andarsene dalla casa dei fantasmi e non fidarsi della dolce vecchietta con il coltello nascosto nella sporta della spesa e frigge sulla sedia davanti agli ostacoli che la sorte pone sul suo cammino. In questo caso frigge doppiamente perchè gli ostacoli non ci sono o meglio se li pone continuamente l’eroe senza la minima giustificazione, senza nemmeno la cieca obbedienza al partito e il far finta di credere che tutto andrà bene. Il suo appare un oblomovismo senza poesia nè ribellione, degno di miglior causa, che adeguatamente articolato poteva dare adito ad un personaggio di ben altro spessore, sia nel bene che nel male. Spiace che sia andata così perchè come già detto il regista dimostra un notevole talento tecnico, e anche estetico, quando abbandona finalmente le convulsioni della sua macchina a mano, e che si rivela in particolare nelle immagini del reattore-Moloch in fiamme e in cenere, apparentemente inoffensivo, ma che ha già distrutto i destini di tutti coloro che gli sono passati accanto.
(V Subbotu); Regia e sceneggiatura: Alexander Mindadze; fotografia: Oleg Mutu; montaggio: Dasha Danilova, Daniel Lebedev; musica: Mihail Kovalev; interpreti: Anton Shagin, Svetlana Mirnova-Marcinkevich, Stanislav Rjadinskij , Vasilij Gusov, Aleksej Demidov; produzione: Passenger Film; origine: Russia, Ucraina, Germania, 2010; durata: 99‘
