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Berlino 2011 – Our grand despair – Concorso

Pubblicato il 17 febbraio 2011 da Giovanella Rendi


Berlino 2011 – Our grand despair – Concorso

Diceva Elsa Morante che l’unica vera dichiarazione d’amore non è “ti amo” o “ti voglio bene”, bensì “hai mangiato?”. Non fanno molto altro che cucinare insieme o cenare fuori i due trentenni Ender e Çetin, amici dai tempi della scuola e che finalmente dopo anni di separazione hanno coronato il sogno di abitare insieme (nella sobria Ankara, per una volta preferita alla più coreografica Istambul ma non priva di un suo fascino). Hanno avuto delle fidanzate, che li hanno lasciati e anche un po’ plagiati, come i due si rimproverano a vicenda nei rari litigi, e ora vivono insieme in un perfetto menage che li vede prendersi cura l’uno dell’altro. O meglio: l’intellettuale Ender sembra essersi sempre preso cura di Çetin, orfano e che scherzando si definisce “segretamente ritardato”, proprio come George con Lennie in Uomini e topi di Steinbeck, il libro preferito di Ender. I due dunque si sono costruiti l’esistenza perfetta all’insegna di quello che sembra un grande amore, più che un’amicizia, senza che ci sia il minimo elemento omosessuale, ma come ci ricorda il poeta Burns (da cui Steinbeck trasse il titolo del suo romanzo) “i migliori piani dei topi e degli uomini/van spesso di traverso/e non ci lascian che dolore e pena/invece della gioia promessa”. Muoiono infatti in un incidente d’auto i genitori del loro amico Fikret, che nel frattempo si è trasferito in Germania, e che chiede ai due di occuparsi della sorella ventenne Nihal. Inizialmente non proprio entusiasti, i due gradualmente accettano la ragazza nel loro menage e arrivano a formare un allegro gruppo familiare che però presto si arricchisce di venature sentimentali. Innamoratisi tutti e due di Nihal, Ender e Çetin dopo qualche gelosia se lo confessano amichevolmente e brindano nel frattempo alla loro sconfitta: non c’è possibilità che Nihal ricambi, e soprattutto sentono che non sarebbe giusto, che sarebbe tradire la sua fiducia nei due “fratelli maggiori”, cui è stata di fatto affidata. Our grand despair è una commedia leggera leggera, quasi impalpabile, dalla struttura prevedibile quasi dalle prime scene, e tuttavia piacevole proprio nel suo affastellarsi di stereotipi (la strana coppia, la fanciulla in fiore come elemento di scompaginazione della routine) che non si prendono mai troppo sul serio anzi sorridono di se stessi. Ben lontano da Jules e Jim, il film nella sua semplicità lascia trapelare in tutti i personaggi una tenue ma persistente malinconia, dovuta soprattutto all’incapacità di elaborare i grandi e i piccoli dolori dell’esistenza, ma soprattutto un grande affetto da parte del regista nei loro confronti. Sorretto dalla sorridente e contenuta recitazione dei suoi due protagonisti, il film poteva osare molto, ma sarebbe diventato un altro film, o poteva osare solo un po’ e magari conferire un po’ di spessore in più al personaggio di Nihal. Bella, giovane, malinconica e innocentemente seduttiva, la sua natura archetipica alla Io ballo da sola è evidentemente funzionale alla vicenda dei due amici, ma sfortunatamente ben poco reale. Una ragazza un po’ più normale, un po’ più arrabbiata, un po’ più disperata sarebbe stata più simpatica e credibile e forse avrebbe offerto qualche spunto di originalità in più.


CAST & CREDITS

(Bizim Büyük Çaresiziliğimiz). Regia: Seyfi Teoman; sceneggiatura: Seyfi Teoman, Barış Bıcakcı, tratta dall’omonimo romanzo di Barış Bıcakcı ; fotografia: Birgit Gudjonsdottir; montaggio: Cicek Kahraman; interpreti: İlker Aksum, Fatih Al, Guneş Sayın, Taner Birsel, Baki Davrak; produzione: Bulut Film; origine: Turchia, Germania, Paesi Bassi, 2010 ; durata: 102’


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