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BOBBY

Pubblicato il 19 gennaio 2007 da Daniele Coluccini


BOBBY

Bobby ricostruisce una delle notti più tragiche della storia americana, seguendo le vicende che si intrecciarono all’Hotel Ambassador il 4 giugno 1968, giorno antecedente l’ascesa alla presidenza degli Stati Uniti di Robert F. Kennedy. Con un cast d’eccezione, che vanta alcuni fra i nomi più prestigiosi di Hollywood, il regista Emilio Estevez presenta al pubblico veneziano un mosaico che ci mostra un’America diretta verso un importante e radicale cambiamento, mentre i vari personaggi fanno da contorno alla tragica fine di un grande uomo ormai ad un passo dalla Casa Bianca.
Il giorno dell’assassinio di questo importante personaggio pubblico destinato magari a cambiare le sorti di un paese ormai dilaniato, è ben impresso nella memoria di molti americani. E il film è solo in parte la storia di un uomo che, dopo aver perso il fratello in un attentato senza precedenti, si è trasformato in uno dei portavoce di un nuovo futuro per l’America, un futuro fatto di idee credibili capaci di mettere fine alla povertà, al razzismo e alle ingiustizie sociali, ma soprattutto alla crescente epidemia di violenza. Sostenitore degli emarginati e dei poveri, paragonato spesso ad icone della musica come Bob Dylan e John Lennon, Kennedy è un politico che ha osato mettere piede in un territorio fino ad allora sconosciuto agli altri.
Purtroppo questa visione politica pacifista, di gran lunga differente a quella del governo uscente, non ebbe mai l’occasione di essere testata o applicata. “Bobby” Kennedy venne raggiunto da alcuni colpi di arma da fuoco, insieme ad altre cinque persone, poco dopo la mezzanotte nelle cucine dell’Ambassador Hotel, subito dopo aver pronunciato il discorso per festeggiare la vittoria alle primarie. Morì il giorno successivo a soli 42 anni.
Il regista Emilio Estevez si sentiva destinato per varie ragioni a dirigere un film come Bobby. Aveva appena sei anni quando Kennedy morì, ma ricorda ancora perfettamente quella tragica notte. Anni dopo, quella perdita continuava ad essere un grande peso nella sua vita e, come molti altri, con il passare del tempo cominciava a vedere l’assassinio di RFK come il colpo fatale che aveva fermato il cammino verso l’idealismo e l’ottimismo di una generazione di americani. Come egli stesso commenta: “Dal 5 giugno del 1968 in poi, siamo diventati sempre più cinici e rassegnati e credo che questo sia uno dei motivi per i quali oggi ci troviamo a questo punto. Ed è veramente straziante.”
Confidando nella professionalità e nella bravura di grandi nomi come Anthony Hopkins, Harry Belafonte, Laurence Fishburne, Heather Graham, Demi Moore, Christian Slater e molti altri, il regista racconta una storia, mescolando fatti realmente accaduti con il prodotto della sua immaginazione. Ha deciso di non concentrarsi esclusivamente sull’assassinio di Kennedy, ma di raccontare invece le vicende di un variegato gruppo di persone normali le cui vite sono state drammaticamente influenzate dai tragici eventi di quella notte. “Volevo dar vita a personaggi che fossero rappresentativi di un’epoca e che servissero anche ad ampliare la storia. Sono per certi versi degli archetipi, anche se ormai conosco ognuno di loro in maniera molto approfondita. Sono tutti ispirati a personaggi che, in una misura o nell’altra, hanno avuto un ruolo nella mia vita.” Tra i numerosi personaggi, spiccano sicuramente quello di Demi Moore nei panni di una cantante alcolizzata ormai agli sgoccioli della sua carriera, e di Sharon Stone, parrucchiera dell’hotel e moglie tradita di William H. Macy.
Certamente un’opera con un’ispirazione politica ben definita. Purtroppo le molte immagini di repertorio e i molti discorsi pronunciati da Robert F. Kennedy, che condensano le dichiarazioni di un’intera campagna elettorale in sole due ore, indeboliscono alcuni momenti di questo buon film rendendolo a tratti retorico.
L’ondata di violenza che in quel periodo ha sconvolto internamente il paese più potente del mondo, che ha portato all’uccisione di John F. Kennedy, di Martin Luther King, alle sanguinose repressioni delle proteste contro la guerra in Vietnam, ha condotto all’uccisione di questo grande punto di riferimento politico. Molti cittadini americani aspettano ancora oggi una figura del calibro di Bobby Kennedy, capace di ridare vita alle speranze e agli ideali di cui si era fatto portavoce.


CAST & CREDITS

(Bobby); Regia: Emilio Estevez; sceneggiatura: Emilio Estevez; fotografia: Michael Barrett; montaggio: Richard Chew; musica: Mark Isham; interpreti: Anthony Hopkins (John Casey), Demi Moore (Virginia Fallon), Elijah Wood (William), Nick Cannon (Dwayne), Freddy Rodríguez (José), Emilio Estevez (Tim), Sharon Stone (Miriam), Martin Sheen (Jack), Christian Slater (Timmons), Helen Hunt (Samantha), Joshua Jackson, Lindsay Lohan (Diane), William H. Macy (Paul), Harry Belafonte (Nelson), Heather Graham (Angela), Ashton Kutcher, Laurence Fishburne (Edward Robinson), Michael Bowen, Spencer Garrett (David Novak), Svetlana Metkina (Lenka Janacek), Jacob Vargas (Miguel), Gus Lynch (Agente Callahan), John Lavachielli (Donnelly), David Krumholtz (Phil), David Kobzantsev (Sirhan Sirhan), Jeridan Frye (Ethel Kennedy), Dave Fraunces (Senatore Kennedy), Joy Bryant (Patricia), Brian Geraghty (Cooper), Mary Elizabeth Winstead (Susan Taylor), Shia LaBeouf (Jimmy); produzione: Bold Films LLC; origine: USA; durata: 120’


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