BORN INTO STRUGGLE (Nato nella lotta)
L’impegno politico di Barney Desai, eroe nazionale nella lotta contro l’apartheid in Sud Africa, finisce per coinvolgere inevitabilmente la vita della sua famiglia, e forse non potrebbe essere altrimenti, quando il ruolo pubblico predomina il privato. Così sullo schermo scorrono, parallele alle grandi tappa della vicenda politica sudafricana, le testimonianze e le sofferenze che hanno patito le persone care, in particolare i figli, a volte dimenticati da un padre preso totalmente dal progetto di liberazione del suo paese. A girare il documentario è Rehad Desai, uno dei figli, forse quello che più direttamente è rimasto coinvolto nel bene e nel male dalle vicende paterne. Anche per lui la lotta politica è diventata una delle principali attività della sua vita, tanto da rendersi conto di ricalcare le orme del padre pure nel rapporto problematico istaurato col figlio adolescente. Barney Desai, insieme alla sua famiglia, fu costretto all’esilio dal governo di Pretoria, dovette così vivere forzatamente numerosi anni in Inghilterra, ed è qui che si solidifica l’ossessione politica, proprio nella misura in cui si patisce un’ingiustizia. Un esilio che costringe i propri figli, privati come si è in terra straniera dei propri riferimenti culturali, ad una messa in questione della propria identità e alla ricerca di un nuovo percorso biografico. Dopotutto Rehad Desai non vuole dare un giudizio sulle inadempienze affettive del padre con Born Into Struggle, ma quanto rimettere assieme i pezzi di un vita che si intreccia con la storia del Sud Africa. Si tratta di un lavoro sulla memoria che percorre il passato dal presente, ed infine tenta di individuare un futuro diverso per se stessi. Forse che l’autore cercando di non ripetere gli errori paterni nei confronti del figlio adolescente vuole rifiutare l’impegno politico e ritirarsi a vita privata? Sarebbe errato pensare una cosa del genere. Non è questo il punto. Ognuno è limitato nelle scelte dalle contingenze storiche che vive. Dunque è giunto oramai il tempo per Rehad di riunire politicamente l’affetto per il figlio all’impegno per un mondo migliore.
[aprile 2005]
Regia: Rehad Desai Sceneggiatura: Rehad Desai e Anita Khanna Fotografia: Simon Wilkie Montaggio: Francesco Biagini Sonoro: Joe Dlamini Musica: Phillip Miller Narratore: Rehad Desai Formato: Betacam, colore Durata: 74’ Produzione: Rehad Desai per Uhuru Productions (Sudafrica 2004)