Burn After Reading - A prova di Spia
Dopo il trionfo di No country for old men i fratelli Coen sono chiamati ad aprire la 65° edizione della Mostra Internazionale del Cinema di Venezia. Tanto era ampio il respiro del bellissimo film, tratto dall’altrettanto complesso ed intrigante romanzo omonimo di Cormac McCarthy, quanto intimistica e leggera è l’ultima loro fatica Burn after Reading. Commedia, dunque, ma condita dalla solita massiccia dose di humour nero e da una sceneggiatura che come al solito non lesina uno sguardo piuttosto pungente sull’establishment americano, portando in scena personaggi paranoici in un mondo spesso oltre il confine del paradossale.
Osbourne Cox (John Malkovich) è un analista improvvisamente licenziato dalla CIA e conseguentemente lasciato dalla moglie (Tilda Swinton) da tempo amante del paranoico e aitante Harry Pfarrer (George Clooney). Parallelamente, in una piccola palestra, troviamo impiegati Linda Litzke (Frances McDormand), quarantenne in piena crisi di mezz’età che sogna di abbandonarsi al rivitalizzante effetto di una totale chirurgia plastica, e Chad Feldheimer (Brad Pitt), personal trainer sui generis. Le vite di tutti i personaggi finiranno per incrociarsi dando vita ad una serie di reazioni a catena che porteranno all’inaspettato epilogo.
Dal paesaggio di frontiera del film precedente i due fratelli tornano a concentrarsi sulla realtà urbana e lo fanno con il consueto gusto e divertimento, dipingendo personaggi e situazioni sempre in bilico tra una feroce ironia ed un demenziale mai troppo spinto. I Coen si divertono non poco ad evidenziare e prendere in giro le fobie e le paranoie della vita contemporanea ma è quando mettono sotto tiro la CIA, dandone un ritratto che di lusinghiero ha ben poco, che realizzano le gag migliori. I rigidi burocrati dell’agenzia sembrano sprovveduti funzionari, oppressi dall’ansia di insabbiare qualsiasi cosa restando ben lontani dal carpire la verità. Sono macchiette completamente vittime del potere di cui dispongono.
Il film funziona abbastanza grazie anche all’interpretazione di un cast assai azzeccato e di Clooney e Pitt in particolare. I due, pur incontrandosi una sola volta in scena e per pochissimi attimi, sono perfetti, sempre sopra le righe, in grado di gestire le esasperazioni caratteriali dei loro personaggi e assecondando le scelte dei due geniali registi. Entrambi si caricano sulle spalle i momenti più godibili della pellicola. Soprattutto il secondo, nel portare sullo schermo un insegnante di atletica dalla personalità timida e dai modi forzatamente giovanili, regala un’interpretazione a tratti esilarante.
Pur suscitando, quindi, un buon numero di risate, affidandosi alla consueta satira assai pungente, Burn after Reading difficilmente sarà annoverato come uno dei migliori lavori dei Coen. Il film vive di impennate estemporanee che appaiono troppo spesso slegate tra loro andando ad intaccare l’omogeneità della pellicola. Restano poco più di novanta minuti di intrattenimento furbescamente intelligente (anche se certe aperture al demenziale spiazzano non poco) ed il piacere di assistere ad interpretazioni che ancora una volta evidenziano il talento e la duttilità dei due divi. Forse dopo No country for old men era lecito aspettarsi qualcosa di più.
Una piccola nota merita il titolo italiano (A prova di spia), davvero brutto.
(Burn after Reading) Regia, soggetto, sceneggiatura: Joel Coen, Ethan Coen; fotografia: Emmanuel Lubezki; montaggio: Roderick Jaynes; musica: Carter Burwell; scenografia: Jess Gonchor; costumi: Mary Zophres; interpreti: John Malkovich (Osbourne Cox), George Clooney (Harry Pfarrer), Frances McDormand (Linda Litzke), Brad Pitt (Chad Feldheimer), Tilda Swinton (Katie); produzione: Working Title; distribuzione: Medusa Film; origine: USA; durata: 95’