Cacciatore di Teste

Immaginiamo la nostra vita. Tanti anni spesi a studiare per laurearci e specializzarci in un lavoro che un domani possa piacerci e permettere a noi e alle nostre famiglie di condurre un’esistenza di livello medio-alta (o che almeno ci permetta di arrivare alla fine del mese senza troppi affanni). Mesi, se non anni, a spedire i nostri curricula in giro e a fare colloqui presso uffici che cercano gente giovane ma con esperienza (come si farà poi ad accumulare esperienza negli anni che si passano inutilmente a studiare nelle nostre università “100% teoria e zero pratica”?). Finalmente un datore di lavoro “coraggioso” decide di puntare su di noi, ci fa partire dal basso, ci fa fare la cosiddetta gavetta e noi da quel momento in poi ci dedichiamo anima e corpo al nostro lavoro, cercando di imparare ogni minimo dettaglio per diventare i migliori. Quindici anni dopo (passati con una velocità impressionante) ci ritroviamo ad essere uno degli elementi di punta dell’azienda in cui lavoriamo, fino a quando non si abbatte su di noi come un’ascia la parola licenziato (The Ax è il titolo originale del romanzo di Donald Westlake da cui Costa-Gavras ha tratto questo film che in francese si intitola Le Couperet, ovvero la mannaia) motivata con la rilocalizzazione dell’azienda. Inizialmente non ci preoccupiamo, abbiamo solo quarant’anni e siamo ormai tra i migliori nel nostro campo. Tre anni dopo, con il palato che sa ancora dell’ultimo francobollo che abbiamo appiccicato sul millesimo curriculum spedito chissà dove, in cerca di chissà cosa, la vita non sembra più tanto rosea. Cosa fare per cambiare le cose? E se non fossimo noi a cercare il lavoro, ma fosse quest’ultimo a cercare noi? Questa è l’idea che balena a Bruno Davert, protagonista del film, il quale decide di eliminare prima tutti i disoccupati in cerca del suo stesso lavoro (o almeno quelli che potrebbero rappresentare una seria minaccia al raggiungimento del suo obiettivo) e poi la persona che occupa già il posto che secondo lui gli spetta, Raymond Machefer, dirigente dell’Arcadia Corporation. Da questo momento in poi lo spettatore viene portato nel sempre più torbido delirio mentale del protagonista, il quale tra grotteschi ed efferati omicidi e problemi familiari comincia la scalata al “successo”. In un mondo dove chi non ha quello che la società impone è un fallito, il personaggio interpretato dallo splendido Josè Garcia sembra adeguarsi subito all’amoralità dilagante che lo circonda. Costa-Gavras, indugia spesso sui primi piani dell’attore, proprio per fare emergere questa devianza mentale che poco a poco sta logorando Bruno portandolo ad un distaccamento totale dalla realtà e alla creazione di nuovi “sani” principi. Molto spesso il volto di Garcia viene inquadrato fuori fuoco, come a voler mostrare allo spettatore una sagoma dai contorni familiari ma indefiniti e indefinibili. Inoltre il settantatreenne regista è riuscito a dare un gran bel ritmo alla sua opera che diventa appassionante e godibilissima sin dalle prime sequenze. Grandiosa la trovata di inquadrare il protagonista, ogni qualvolta si trovi in prossimità di una delle sue vittime, in un universo tempestato di cartelloni pubblicitari che mostrano corpi nudi o seminudi di donne. Corpi in vendita o mostrati per vendere qualcosa, proprio come sta facendo il nostro Bruno con la sua anima. In parole povere un gran bel film che fa riflettere in maniera intelligente, senza però scordarsi mai di divertire il pubblico, cosa che purtroppo molto spesso avviene con opere che trattano temi simili. Costa-Gavras ricorda che un film non deve essere fatto solo per gli intellettuali o pseudo tali, ma che può e deve far conoscere pensieri differenti e far riflettere senza annoiare e magari parlando un linguaggio popolare.
(Le Couperet); Regia: Costa-Gavras; sceneggiatura: Costa-Gavras e Jean-Claude Grumberg dal romanzo The Ax di Donald Westlake; fotografia: Patrick Blossier; montaggio: Yannick Kergoat; scenografia: Laurent Deroo; costumi: Laurence Marechal; interpreti: Josè Garcia (Bruno Davert), Karin Viard (Marlene Davert), Olivier Gourmet (Raymond Machefer), Ulrich Tukur (Gerard Hutchinson), Yvone Back (Etienne Carnet); produzione: Michele Ray-Gavras, Jean-Pierre Dardenne, Luc Dardenne, Josè Maria Morales; distribuzione: Fandango; origine: Francia/Belgio/Spagna, 2005; durata: 122’; Web Info: Sito ufficiale.
