Cannes 2007: primi commenti
A distanza di una settimana dall’inizio del festival, tracciamo un primo, parziale, bilancio dei film passati nelle varie rassegne. Il concorso ha già visto passare alcuni tra i film più attesi e si può ben dire che tutti o quasi (fra questi ultimi, vedi il caso di Tarantino) hanno rispettato le aspettative. Note di merito vanno sicuramente ai Coen (davvero bello il loro No Country For Old Man), a un Van Sant ritrovatosi grande e a Ulrich Seidl con il suo Import Export, possibile sorpresa in vista delle premiazioni. In ritardo i due colossi orientali, Kim Ki-duk e Wong Kar-wai, la cui stella è leggermente appannata, ma sempre appetibile sia per il pubblico che per la critica.
Come ogni anno, i lavori più interessanti - vuoi perché molti non arriveranno mai in Italia, vuoi perché più freschi e aperti a nuovi linguaggi - giungono dalle sezioni collaterali. Nella Semaine de la Critique segnaliamo il bell’horror di Juan Antonio Bayona, lungometraggio d’esordio, El Orfanato, prodotto e sponsorizzato da Guillermo del Toro.
Control di Anton Corbijn, fotografo tra i più importanti del mondo, è senz’altro un’opera di grande rilievo e di forte eleganza all’interno della Quinzaine des Realisateurs, oltre che serio candidato alla conquista della Camera d’Or come migliore opera prima.
Ottima l’accoglienza, in Un Certain Régard, per Luchetti ed il suo Mio Fratello è Figlio Unico presto ribattezzato dall’improvvida stampa italiana in vena di scemenze ’la prima volta di Scamarcio a Cannes’. Sempre nella stessa sezione, Barbet Schroeder firma un documentario molto interessante su Jacques Verges, avvocato assai conosciuto per avere difeso alcuni tra i terroristi più noti del pianeta.
Resta il fuori concorso. Beh, Moore ha già trionfato: ma tra due giorni arriva Soderbergh e tutta la sua truppa, Al Pacino in testa. Noi aspettiamo anche, e con una certa trepidazione, Denys Arcand chiamato a chiudere il Festival.