X

Su questo sito utilizziamo cookie tecnici e, previo tuo consenso, cookie di profilazione, nostri e di terze parti, per proporti pubblicit‡ in linea con le tue preferenze. Se vuoi saperne di pi˘ o prestare il consenso solo ad alcuni utilizzi clicca qui. Chiudendo questo banner, invece, presti il consenso allíuso di tutti i cookie



Cannes 2009 - Chung feng chen zu de ye wan - Concorso

Pubblicato il 15 maggio 2009 da Giampiero Francesca


Cannes 2009 - Chung feng chen zu de ye wan - Concorso

That laughter reminds me / of those flowers / that bloomed just for me / in every corner of my life. / I always thought we / would be together forever. / And now we are apart / lost in the vastness of the world. / The flowers have died. / Where are they? / Everyone follows their path / to the end of the earth, / just as they were blown by the wind, / scattered to the orizon.

Come spazzati via dal vento i protagonisti di Chung feng chen zu de ye wan (Spring Fever) di Lou Ye, si avvicinano e allontanano, trovando e perdendo il loro cammino. Proprio come nei versi della poesia che da il titolo alla pellicola gli amanti di Spring Fever percorrono le loro esistenze travolti dal corso della vita. Una vita che li costringe a ferirsi e consolarsi l’un l’altro in un circolo vizioso. Wang Ping, sua moglie, il suo amante Jang Cheng, un investigatore privato e la sua ragazza Li Jing intrecciano le loro vite in un folle vortice di relazioni, amori, amplessi e violenze. Un ordito complesso e indistricabile in cui i protagonisti restano impigliati, avvolti in esistenze solitarie e malinconiche. Spiati da una regia che si nasconde dietro a finestre accostate o a porte socchiuse, che pedina, che bracca gli incontri clandestini fra i protagonisti in scena diventano i veri protagonisti della pellicola, lasciando troppo spesso cadere il pathos di queste vite perse e solitarie. Ed è forse nella freddezza di questo sguardo la debolezza più evidente di Chung feng chen zu de ye wan. Non c’è emozione, vicinanza, nell’osservare, quasi con indifferenza, le relazioni omosessuali clandestine, ne calore nella reazione dolorosa e triste della moglie tradita. Gli incontri fra Wang Ping, Jang Cheng e Lao Haito, in particolare, avrebbero potuto rappresentare uno spunto ideale per raccontare le solitudini, le paure, le ansie di tre giovani omosessuali in Cina. Lo sguardo quasi ossessivo di Luo Ye sugli amplessi dei protagonisti in scena, a lungo andare, invece, finisce per risultare tanto freddo e distaccato da trasformare le tristi peripezie del triangolo in scena in sbiadite figurine senza spessore. La pellicola ha comunque il pregio di una messa in scena ricercata, mai banale, calligrafica. La fotografia di Jian Zeng dipinge una Cina dai toni grigi, cupi, in cui i rari momenti di azzurro, legati alle splendide foreste locali, si aprono come boccata d’aria fresca fra le nubi di smog. Chung feng chen zu de ye wan è dunque l’esempio di quanto una pellicola, seppur esteticamente ricercata ed affascinante, senza il giusto pathos, senza l’emozione, risulti difficile da seguire, distaccata, alienata e pesante.


CAST & CREDITS

(Chung feng chen zu de ye wan) Regia: Ye Lou; sceneggiatura : Feng Me; fotografia: Jian Zeng; montaggio: Jian Zeng, Florence Bresson, Robin Weng; musica:Peyman Yazdanian; interpreti: Sicheng Chen (Luo Haitao), Jiaqi Jiang (Lin Xue), Hao Qin (Jiang Cheng), Zhuo TAN (Li Jing), Wei Wu (Wang Ping); produzione: ROSEM FILMS, DREAM FACTORY HK ; origine: Hong Kong, France; durata: 155’


Enregistrer au format PDF