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Al di lá delle montagne

Pubblicato il 5 maggio 2016 da Giovanna Branca
VOTO:


Al di lá delle montagne

Cina, 1999. Due ragazzi - Liangzi e Zhang - amano la stessa ragazza, Tao. Pressata da entrambe le parti, Tao deve infine scegliere a chi concedersi, ma in fondo al cuore continua a chiedersi se ha fatto la scelta giusta. Al di lá delle montagne di Jia Zhang Ke inizia come un classico melodramma d’altri tempi, memore delle tribolazioni sentimentali dell’eroina di Ritratto di signora di Henry James. La scelta di Tao ricade sull’ambizioso e ricco Zhang , incarnazione dell’avido capitalismo che si è propagato in Cina. A Liangzi - umile ed orgoglioso - non resta che lasciare la città con il cuore infranto. Questa vicenda costituisce però solo uno dei tre capitoli del film, i cui stessi titoli di testa si concludono al principio del secondo episodio, ambientato 15 anni dopo, nella Cina di oggi. Tao e Zhang hanno divorziato e Liangzi torna in città in cerca d’aiuto dopo aver lavorato per anni in una miniera. Dollar, il figlio della protagonista e di Zhang, ha sette anni, e sta per venire portato via alla madre ed al suo paese natale per seguire il padre, la sua nuova compagna ed un’ambita educazione occidentale in Australia. Nel terzo e ultimo atto veniamo proiettati nel futuro, il 2025, in cui l’ormai diciottenne Dollar parla solo l’inglese e comunica col padre con Google translate o un’interprete.
Parallelamente al procedere dei capitoli, si evolve ed amplia il formato dell’immagine sullo schermo che, da un 4:3 iniziale, approda allo Scope del terzo atto. E dal melodramma del primo episodio passiamo così ad una visione futurista in cui niente è più quello che conosciamo.
L’ambizione aveva bruciato le ali di Icaro, ma quando è incanalata da un reale talento e da una genuina visione del mondo fa nascere opere grandissime, magari dei capolavori. E Al di lá delle montagne è un film ambizioso: in primo luogo nel suo sentirsi stretto all’interno di una narrazione convenzionale, i cui confini forza ed abbatte costantemente. Non si cura di raccogliere e legare tutti i risvolti della trama, ma solo di svilupparne in modi inattesi l’aspetto emotivo che sostiene il sentimento alla base del film: il passato ed il futuro, l’attaccamento a delle radici che si fanno sempre più evanescenti sotto la livella della globalizzazione ma che ci richiamano come chimere invisibili e ci imprigionano quanto più le abbiamo dimenticate. Ma restano le chiavi di casa che Tao ha dato in dono al figlio prima che partisse ed una canzone cinese degli anni Novanta a far risuonare un passato che non sappiamo ancora se possa dirsi concluso per sempre.


CAST & CREDITS

(Shan he tu ren); Regia e sceneggiatura: Jia Zhan-Ke; montaggio: Matthieu Laclau; musica: Hanno Yoshihiro; interpreti: Zhao Tao, Zhang Yi, Liang Jingdong; produzione: Arte France Cinema, Office Kitano ; origine: Cina, Giappone, Francia, 2015; durata: 131’.


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