Caos calmo
Caos Calmo è un film di gruppo che gira intorno a un superprotagonista denso. Il manipolo lo cerca, lo ascolta, lo sfiora. L’attore centrale è Nanni Moretti e la morettizzazzione del personaggio è pari alla sua "paladinizzazione": nel "panchinaro" calmo di Antonello Grimaldi confluiscono alcune spruzzate di Michele Apicella, che tanto calmo non è (vedi scena racchettoni e vedi, soprattutto, quella dell’oppio) e una misurata, saggia e sentita interpretazione attoriale: Moretti è attore vivido. Ovviamente c’è molto rispetto per la figura narrativa inventata da Sandro Veronesi: Pietro Paladini, appunto. Un uomo che rivede la sua vita attraverso una strana forma di crisi dopo la morte della moglie. Attorno al suo disagio si avviluppa quello di un microcosmo di facile decodificazione: la bella società metropolitana occidentale e benestante organizzata in professioni molto specialistiche che tolgono chiarezza e semplicità al vivere. Nella scena di sesso con Isabella Ferrari c’è pochissimo Moretti e tanto Veronesi. Michele Apicella non l’avrebbe mai fatto e nemmeno il Moretti regista più maturo. La scena in questione, di cui s’è scritto e ipotizzato parecchio, avrebbe potuto raggiungere il suo obiettivo (quello di raccontare un sesso freddo, distaccato ed immanente) durando meno ed essendo meno esplicita. Se l’hanno girata con tanta insistenza avranno avuto le loro buone ragioni ma hanno alimentato il dubbio che uno scopo anche mediatico potesse essere alla base della loro scelta. Loro hanno sempre smentito e considerando il buon valore e la serietà del film, non c’è da non fidarsi, però un piccolo dubbio rimane. Per loro si intende un gruppo di persone che hanno voluto questo film ed hanno lavorato di gruppo anche da un punto di vista organizzativo generale. Il film è allora ultracorale e comprende lo stesso scrittore del romanzo, che tuttavia non partecipa alla sceneggiatura. Su tutti svetta la figura lucida e saggia di Domenico Procacci. C’è lui dietro le scelte e dietro la magica apparizione di Roman Polansky alla fine del film. "E’ stata un’idea del produttore quella di affiancare ad un regista affermato e maturo come Moretti un regista ancora più affermato e più blasonato di lui, forse per intimorirlo un pò", ha spiegato Antonello Grimaldi, aggiungendo: "Io avevo paura che alla fine non venisse nessuno e che quel ruolo avrei dovuto farlo io. Il merito di aver avuto Polansky nel film è tutto di Domenico". L’apparato organizzato attorno al protagonista è di tutto rispetto e di tutta fama. Qualcuno ha deciso di partecipare al film anche per uno o due istanti (Valentina Carnelutti), anche senza dire più di tre parole (Kasia Smutinak). Anche per una particina piccola (Alba Rohrwacher). Caos calmo è un film borghese con attori abituati ad agire in questo contesto. E’ un film che scopre angoli sensuali della solita Roma, che apre le finestre di appartamenti chiari e di ville litoranee. Le stesse di Muccino e di Ozpeteck. Simili, tra l’altro, a quelle di Non ti muovere di Sergio Castellitto. Ma ha qualcosa di diverso e di particolare il film di Griamldi: una personalità tutta sua. Anche se come quasi sempre capita al cinema italiano non tragico ma problematico, la puntatina nella commedia, anche solo per un caffè, è sempre in agguato. Stanno tutti bene, i protagonisti, e non nel senso "tornatoriano" di salute fisica, ma da un punto di vista socio economico. Semmai ognuno ha i suoi delicati casini, l’insoddisfazione personale e sentimentale. Ed è, questo, un paesaggio a cui il cinema italiano che naviga in acque autoriali, ma che fa accordi con il re del botteghino, ci ha da parecchio tempo abituati. Il merito del film, derivante anche da una sceneggiatura asciutta ottenuta scolpendo la pietra del romanzo originale, sta nel far galleggiare su una veduta divenuta abituale una atmosfera nuova, fresca e tiepida nello stesso tempo, piacevole ed incline a molteplici sfumature interpretative. Intorno a Nanni, pardon Pietro, che di certo bene non sta, si aggirano a turno un fratello sui quaranta, (un vivacissimo Gassman) una cognata casinista e fragile (Valeria Golino), una donna gelida, calda e sola (Isabella Ferrari), un collega amico (Silvio Orlando) e delle figure professionali che combattono per il potere. Queste vite ci vengono soltanto mostrate in un accenno poetico di complessità. Nessuna di loro, tranne quella del protagonista, ci informa di un cambiamento. Apprezziamo del film la sinergia emotiva che si sviluppa tra i caratteri, il calore umano, raffreddato e riscaldato, che si versa col contagocce ma costantemente. I personaggi, però, non si mostrano del tutto. Ci fanno annusare la loro vita con incontri fugaci e ci lasciano soli a studiare i pochi segni del loro comportamento. Non li comprendiamo del tutto e ci godiamo di più il buon cinema che Grimaldi, con le immagini e il montaggio delle battute, riesce a fare, guidando un gruppo “ingombrante” e muovendo con abilità e pudore sia la macchina da presa che le figure umane. Il suo cinema è leggero e velato di magico, grazie ad alcune sequenze pregevoli e ad una colonna sonora di alto livello.
Febbraio 2007
Regia: Antonello Grimaldi; sceneggiatura: Nanni Moretti, Francesco Piccolo, Laura Paolucci; montaggio: Angelo Nicolini; fotografia: Alessandro Pesci; interpreti: Nanni Moretti, Valeria Golino, Eleonora Simoncini, Isabella Ferrari, Hippolyte Girardot, Alessandro Gassman, Silvio Orlando, Alba Rohrwacher; produzione: Fandango, Rai Cinema; distribuzione: 01 distribution;