Cara Italia dove sei?
Archiviata l’edizione 66 del Festival di Locarno con successo di partecipazione sia di pubblico che di accreditati è tempo di bilanci.
L’Italia ottiene il Pardino d’oro per il miglior cortometraggio internazionale con La strada di Raphael di A. Falco, co-prodotto con la Spagna, che invece si aggiudica il più alto riconoscimento del festival con A. Serra e il suo Historia della Meva Mort (Story of my Death) e il premio come migliore regista esordiente con L. Patino e il suo Costa da Morte. Il Pardo per la migliore regia va al sudcoreano S. Hong con il suo Our Suhni, mentre il premio della critica è del portoghese J. Pinto con E Agora? Lembra Me (What now? Remember me recensito all’interno di questo speciale). Short Term 12 di D. Cretton (Stati Uniti) ottiene il Pardo per la migliore interpretazione femminile con Brie Larson e una menzione speciale assieme a Tableau Noir di Y. Yersin (Svizzera). Il premio per l’interpretazione maschile è invece del peruviano Ferdinando Bacilio nel film El Mudo dei fratelli Vega.
Locarno dimostra comunque di essere una manifestazione di secondo piano per la produzione italiana, dal momento che anche quest’anno ha figurato con pochissimi titoli nazionali, se consideriamo le altre cinematografie (Francia, Stati Uniti, Spagna). Se si considera Sangue di P. Delbono, presente nel Concorso Internazionale, co-prodotto con la televisione svizzera, La variabile umana di B. Oliviero presentato in Piazza Grande e il documentario fuori concorso Indebito di A. Segre entrambi co-prodotti da Rai Cinema, i nuovi talenti e le nuove leve che sono giunti a Locarno sono tutte co-produzioni estere o produzioni minori: La strada di Raphael di A. Falco, co-produzione Spagna, nei Pardi di Domani, The special need di C. Zoratti (co-produzione Germania) nella sezione Cineasti del Presente, La passione di Erto di P. Bortoluzzi (Francia), fuori concorso e Bright the Sun Home di G. Pellegrini e C. Andrich, presentato l’ultimo giorno e prodotto attraverso un concorso promosso da Enel e l’associazione SoleLuna.
Come ha affermato lo stesso direttore del festival durante la consegna al Pardo alla Carriera a Sergio Castellitto (giovedì 8 agosto), "Malgrado il momento difficile che sta passando l’Italia", la depressione nazionale che si riflette poi a livello produttivo e di competizione è ben evidente.
Sintomo non solo di una condizione politica (che dura da trent’anni) e di una crisi che sta segnando le nuove generazioni di cineasti e filmmaker italiani in modo profondo, ma anche di un’incapacità di saper rinnovare una cinematografia, che deve mettere in discussione la politica dell’autore dall’interno per cercare anche altre vie di produzione e promozione.
"Il cinema è un lavoro di squadra, tutti, nel loro ruolo, sono importanti per fare un film (e costruire un festival)" ha affermato più volte Carlo Chatrain durante questa edizione del festival. Un’affermazione che ancora stenta a essere detta ai piani alti delle nostre manifestazioni internazionali. Se la cinematografia italiana si sta promuovendo dall’interno grazie a innesti di co-produzioni esterne, le altre cinematografie cercano partner in piccoli nazioni e emergenti per rinnovare e ampliare la capacità creativa.
Fra una settimana incomincierà il Festival di Venezia, la manifestazione internazionale di cinema più vecchia al mondo. Quest’anno saranno presenti molti titoli italiani (da Amelio a Gaglianone, passando per alcune opere prime, vedi l’esordio cinematografico di Emma Dante). Questo potrebbe essere un primo sintomo di rinnovamento. Vedremo.
Quello che emerge da questa 66esima edizione del Festival di Locarno è sicuramente la necessità di sapere vedere al di là del proprio naso, di sapere stupirsi, anche delle cose più semplici, di comprendere che il mondo sta cambiando in una direzione in cui l’idea originale, semplice fa la differenza e cattura il pubblico. E’ la capacità di fare squadra e sistema che fa la differenza se non si vuole diventare autoreferenziali e piccoli.