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Ce n’è per tutti

Pubblicato il 25 novembre 2009 da Edoardo Zaccagnini


Ce n'è per tutti

Pregi: film coraggioso, imprudente, sensibile ad un’estetica non comune, estraneo al buon senso da botteghino, poco convenzionale, poco omologato, ribelle alla confezionatura lucida e patinata di carini prodotti italiani. Film pieno di idee.

_Difetti: fumosità, accumulo esagerato di contenuti (lavoro, famiglia, sesso, violenza, televisione, esistenzialismo, crisi del maschio), scarsa qualità dei dialoghi ed eccessiva magrezza dei personaggi. Non tutte, delle tante idee del film, ci sembrano davvero buone idee.

E’ la storia di un ragazzo, Gianluca, (quel Lorenzo Balducci già protagonista di Gas, 2005), che sale sul Colosseo perchè questo mondo lo disgusta. Non minaccia di buttarsi, o almeno non lo dice esplicitamente. Forse lo pensa, o forse vuole semplicemente prendersi una distanza maggiore dalla terra, per non sentire più la puzza della quotidianità e respirare un attimo, riprendere energia. Forse, o forse sente già che non ci sono più speranze. E’ un ragazzo sensibile, un poeta giovane e stanco, un nauseato contemporaneo. Consapevole, finalmente e tragicamente, della realtà che lo circonda e che ha prodotto il suo dramma. Pronto a far venire a galla, con la sua presa di posizione, tutti gli errori che commette la sua società. Nel frattempo, nel piazzale sottostante il monumento, si radunano passanti, polizia e vigili del fuoco. La vicenda di Gianluca mette in movimento un sistema, ed anche una manciata di altre vite, quelle delle persone che lo conoscono e che si industriano per cercare di fermarlo. Quelle vite stesse diventano il tessuto del film, insieme alla vita di Gianluca. tutte storie di contemporanea e metropolitana difficoltà, raccontate attraverso parole, confessioni, battute avvolte in flash back. Rappresentazioni di sofferenza e marginalità, paradigmi caricati al massimo del presente, macchie-tte surreali e grottesche al tempo stesso, al limite del sordido, in un impasto orginale e scomposto di favola e commedia, desolanti spaccati umani, appiccicati tutti ad una vita misera e complicata. Due ragazze lavorano in una casa di cura come portantine, ed hanno addosso tutta l’appartenenza ad un proletariato romano riassumibile nella parola coatto. Le interpretano le disponibili ed attente Ambra Angiolini e Micaela Ramazzotti. Due bei volti di periferia, due attrici generose, acconciate dalla costumista in maniera impeccabile. Una attrice di teatro è ossessionata dal sesso ed ha rimorchiato una specie di troglodita dalla schiena liscia e i glutei sodi. Un altro uomo è silenziosamente innamorato di lei, mentre un laureato in lettere indirizzo spettacolo campa facendo mille lavori umili, compreso il sempre verde pony express ed il rappresentante di aspirapolveri, insieme ad un suo amico. Queste storie partono dalla periferia per raggiungere il centro della capitale, e passano per una Roma completamente svuotata della sua bellezza. Una Roma di fermate di autobus che non passano, di scantinati angusti e di balconi popolari zeppi di oggetti. Ma mentre il loro viaggio prosegue, la televisione ha già annusato l’odore del sangue e si è messa sulle tracce di questa succulenta vicenda. In una casa con divano ancora incelofanato, giungono le telecamere di un prodotto televisivo dei più bassi e cinici, per succhiare ai genitori di Gianluca i loro sentimenti e venderli agli spettatori assuefatti di un pomeriggio che rimane qualunque. Il coro di malessere, di assurdo si ingrossa, e si inseriscono, in questo arrosto casareccio e livido di Melchionna, altre tematiche attuali e dolenti come il lavoro, (il monologo migliore del film appartiene al flash back in cui Gianluca chiede al datore di lavoro di essere pagato) la famiglia, e la gestione dei rapporti interpersonali.

Il secondo film di Luciano Melchionna riesce ad essere angosciante, forse perchè trasmette la sua onestà, ma ha tante cose che non vanno. I personaggi si perdono in battute inefficaci, e la tanta carne al fuoco fa sì che nessuno degli ingredienti cucinati riesca poi ad essere approfondito.

_E’ interessante ritrovare in questo film quello che già aveva caratterizzato il cinema del regista di Latina. La condizione di estremo disagio da parte dei giovani, il senso di morte rappresentato attraverso alcuni luoghi ricorrenti, l’ obitorio nel primo film, il cimitero, due volte, adesso. La triste condizione della famiglia (il primo film di Mechionna era dedicato alla sua "splendida famiglia", e in questo secondo è assolutamente negativo il ritratto che viene fatto dei genitori di Gianluca. Il gusto per un cinema forte nella messa in scena, non attento al compitino furbetto, ma generoso in uno stile che però non si trasforma ancora in risultato eccelso.

_Un autore con personalità, Luciano Melchionna, e con un tiro ancora da aggiustare. Con la passione per i camei di grandi nomi del cinema e dello spettacolo: in Gas c’erano Villaggio e la Goggi, qui la Sandrelli e la Falchi, oltre al sempre più onnipresente (laddove si accenna a sofferenza e marginalità) Giorgio Colangeli.

novembre 2009


CAST & CREDITS

Regia: Luciano Melchionna, Sceneggiatura: Luca De Bei (autore della piece teatrale da cui il film è tratto), Luciano Melchionna, Montaggio: Paola Freddi; Fotografia: Tarek Ben Abdallah, Interpreti: Lorenzo Balducci, Ambra Angiolini, Micaela Ramazzotti, Arnoldo Foà, Giorgio Colangeli, Stefania Sandrelli, Anna Falchi, Produzione: Sauro e Anna Falchi, Distribuzione: Medusa, Origine: Italia, 2009


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