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Ceot oi kap gei (Exodus)

Pubblicato il 7 ottobre 2008 da Giampiero Francesca


Ceot oi kap gei (Exodus)

Fotografia preziosa, regia puntuale, sceneggiatura sorprendente. Ancora una volta i regali inattesi arrivano da Oriente. Ceot oi kap gei (Exodus) di Pang Ho-cheung gioca con i generi e con la forma riuscendo a catapultare lo spettatore in un universo parallelo di grande fascino.

Prendete la struttura noir, con tanto di suspence e intrighi, le immagini di un thriller dell’anima e lo spirito grottesco di molte commedie orientali, aggiungete la cura formale made in Hong-Kong e otterrete Exodus. Pang Ho-cheung entra ed esce da un genere all’altro senza che lo spettatore se ne renda conto, utilizzando la perfetta costruzione geometrica dei quadri come trait d’union fra uno stato d’animo e l’altro. Come all’interno di un perfetto ingranaggio, ogni elemento in scena, ogni personaggio, ogni oggetto si muove in sintonia con la macchina da presa. Si esce così dalla realtà e si viene sbalzati in un mondo sospeso fra i grattacieli di Hong-Kong e i grigi appartamenti che li compongono. Un universo in cui si muovono figure ambigue, tipiche del noir, la cui immagine, riflessa negli specchi che riempiono le scene, si moltiplica all’infinito restituendo caratteri dai mille volti. Come accade in Mad Detective di Johnny To anche in Exodus l’anima dei personaggi porta con sé i fantasmi del passato, spettri che si incarnano nella lucida follia dei caratteri e si manifestano in atti di fredda e calcolata violenza. Come in Mad Detective anche nel film di Pang Ho-cheung sono proprio gli specchi, quasi onnipresenti, a rendere la frammentazione, la complessità dell’animo umano.
In una pellicola come questa, in cui le ambientazione, le atmosfere costituiscono la fonte principale di emozione e coinvolgimento, la maestria formale dei registi d’Oriente trova la sua massima espressione. Per rendersi conto di questo basta prendere, anche a caso, una qualsiasi sequenza del film. Cura geometrica dello spazio, costruzione minuziosa delle inquadrature, gestione surreale dell’illuminazione, gioco continuo di riflessi e rifrazioni sono elementi comuni ad ogni attimo della pellicola. Pang Ho-cheung piega e manipola così lo spazio filmico mantenendo inalterata l’attenzione per i dettagli, ma restituendo al tempo stesso uno sguardo d’insieme in grado di variare dai toni grigi del noir a quelli molto più coloriti del grottesco.



Giampiero Francesca


CAST & CREDITS

(Ceot oi kap gei); Regia: Pang Ho-cheung; sceneggiatura: Pang Ho-cheung, Cheuk Wan Chi, Jimmy Wan; fotografia: Charlie Lam; montaggio: Stanley Tam; interpreti: Simon Yam (Jim), Annie Liu (la moglie di Jim), Nick Cheung (Kwan), Maggie Siu, Irene Wan, Candy Yu, Jim Chim, Tan Lap, Gordon Lam, Ka Tung, GC Goo Bi, Siu Yam; produzione: Filmko Entertainment Ltd.; distribuzione internazionale: Cineclickasia; origine: Hong Kong 2007; durata: 94’


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