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Che - L’argentino/Guerriglia

Pubblicato il 30 aprile 2009 da Salvatore Salviano Miceli


Che - L'argentino/Guerriglia

Eroe, assassino, simbolo, effige sino a diventare volto stampato su migliaia di bandiere e magliette, metafora triste di un’ideologia piegatasi (ma non è forse il destino di tutte le ideologie?) alle ragioni di un consumismo capitalista contro cui aveva speso l’intera vita. Tutte queste cose è stato e continua ad essere Ernesto Guevara detto “Che”. Inutile, oltre che inopportuno in questa sede, discutere i torti e le ragioni di chi per un motivo lo inneggia e per un altro lo condanna. Oggi, attraverso una lunga fase di progettazione che non poche difficoltà produttive ha comportato, il Che è divenuto anche un film per la regia di Steven Soderbergh (in origine doveva essere Terrence Malick) e con il volto, indimenticabile, di Benicio Del Toro. Il film, presentato in concorso nella sua interezza (circa 4 ore e 30 minuti) alla passata edizione del Festival di cannes, vede finalmente, dopo infiniti rinvii l’uscita in sala. Ma è in due parti distinte (come avvenne per il tarantiniano Kill Bill). Scelta questa dettata non solo dalla lunghezza, proibitiva per qualsiasi proiezione non festivaliera, ma dalla struttura stessa della pellicola che ripercorre due momenti chiave della vita del Comandante argentino. In questa sede tratteremo, comunque, il film nella sua interezza dividendo, comunque, il discorso in due parti.

L’argentino
Messico 1955. Ramon Castro presenta al giovane Guevara suo fratello Fidel, già in esilio dopo gli anni di galera e la successiva amnistia. Poco più di un anno dopo i due sbarcheranno a Cuba con un manipolo di 80 ribelli dando vita a quella rivoluzione cubana che terminerà nel 1959 con la presa di Santa Clara. Nessuna incertezza sulla paternità registica. Dietro la macchina da presa siede Soderbergh e si vede. Lo stile è inconfondibile, caratterizzato da continue oscillazioni cronologiche e movimenti di macchina, peculiarità che lo hanno reso autore amato-odiato ma comunque ormai del tutto riconoscibile. Sullo schermo flashback e flashforward si inseguono senza soluzione di continuità. Il racconto della guerrillia, dei lunghi periodi vissuti rifugiandosi nella foresta cubana è incessantemente interrotto dalle immagini della visita del Che a New York nel 1964 e del suo discorso alle Nazioni Unite. Le parole che Guevara proclama tra gli sguardi attoniti dei rappresentanti politici di tutto il mondo sono alla base dell’avventura rivoluzionaria e segnano la definitiva lontananza, qui e ora (quella che sarà poi la politica luci ed ombre di Castro è successiva), della piccola isola e del suo Comandante dal resto dell’Occidente. Soderbergh non si perde in questo continuo gioco di accelerazioni e ritorni al passato. Al contrario riesce, cristallizzando il viaggio americano in un documentaristico bianco e nero, a rendere quelle parole spiegazione e sintesi della lotta di liberazione dei ribelli contro la dittatura di Batista, facendo da corollario alle immagini di battaglia vera e propria. La macchina a mano bene trasmette la frenesia degli scontri armati, ma funzionano altrettanto bene le pause che fissano i volti dei combattenti, la speciale sintonia (che non ci è dato sapere se essersi mai davvero rotta) tra il Che e Fidel Castro. La presa di Santa Clara e la marcia sull’Havana chiudono la prima parte.

Guerriglia Bolivia 1967. Nessuno ha più notizie del Che. Fidel Castro ha letto una lettera alla nazione in cui Guevara proclama le dimissioni da ministro, di fatto scomparendo nel nulla. In realtà sbarca in Bolivia, dopo l’accordo poi infrantosi con Mario Monje, segretario del PC boliviano, tentando di portare avanti il sogno di una grande rivoluzione latino-americana. Sogno che finirà il 9 ottobre dello stesso anno, quando catturato sarà immediatamente giustiziato dalle truppe del Presidente Barrientos, tradito da una popolazione locale che lo vede come straniero ed invasore. Giusto parlare di un altro film. Lo stile cambia radicalmente. Soderbergh sceglie una regia pacata, quasi contemplativa, che accompagna Guevara verso la sua fine. Il Che è ormai malato. L’asma non gli concede tregua e, ancora più di prima, il regista si concentra sulla sua figura delineandola poeticamente. Il Comandante che si avvia alla sconfitta è uomo, mai domo, consapevole che sarà la morte ad accoglierlo. Priva del ritmo frenetico della prima, questa seconda parte regala all’intera pellicola una profondità umana oltre che politica. Potrebbe essere solo suggestione ma sembra quasi che Soderbergh abbandoni per un attimo il proprio stile avvicinandosi proprio a quel tipo di narrazione sospesa, che abbraccia azione e natura, tipica di Malick. Funziona il cambio di registro e ancora una volta funzionano le carrellate di volti, cubani e boliviani, fedeli e traditori, catturati dalla mdp.

Tornando a prendere in esame l’intera opera non si può evitare di spendere due parole sull’interpretazione dell’intero cast, in particolare di Benicio Del Toro e di Demían Bichir. Prescindendo dall’impressionante somiglianza fisica (merito anche di un trucco perfetto), Del Toro fa suo il Che, lo interiorizza a tal punto da restituirlo trasformato, plasmato dal suo corpo e dal suo stile di recitazione. Cattura con ogni parte del suo volto il coraggio e l’umanità del personaggio ma anche l’estrema fragilità fisica, quei frequenti attacchi d’asma che lo hanno accompagnato per tutta la vita.
È una pellicola difficile Che, che certamente evidenzia una crescita e una maturazione del suo regista. Difficile, e non scontata, anche perché mette in scena solo la vita di “ un uomo - per dirla con le parole di Soderbergh – dotato di una volontà indomabile, in grado di ispirare la mente degli altri uomini.


CAST & CREDITS

(Che); Regia: Steven Soderbergh; sceneggiatura: Peter Buchman; fotografia: Peter Andrews; montaggio: Pablo Zumarraga; musica: Alberto Iglesias; scenografia: Anxtor Gomez; interpreti: Benicio Del Toro (Che), Demían Bichir (Fidel Castro), Santiago Cabrera (Camillo Cienfuegos), Catalina Sandino Moreno (Aleida Guevara) ; produzione: Laura Bickford Productions, Morena Films; distribuzione: Warner Bros. Pictures France, Wild Bunch; origine: USA 2008; durata: 268’


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