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Chéri

Pubblicato il 28 agosto 2009 da Salvatore Salviano Miceli


Chéri

Dopo circa venti anni dal fortunato e bello Le relazioni pericolose, si riuniscono Stephen Frears, Christopher Hampton e Michelle Pfeiffer, rispettivamente regista, sceneggiatore e naturalmente protagonista, grazie a Chéri, nuova pellicola del regista inglese basata sul romanzo omonimo del 1920 di Sidonie Gabrielle Colette.
In una Parigi agli albori del Novecento (in piena “belle époque”), un giovane rampollo dell’alta borghesia, Fred Peloux detto Chéri, intreccia una liaison con una dama affascinante, non più giovanissima ma ancora splendida (e con le fattezze di Michelle Pfeiffer non potrebbe essere altrimenti), cortigiana d’alta classe, Léa, amica da tempo della madre. Questo rapporto estremamente passionale, che si consuma tra giornate passate nell’ozio all’ombra di incantevoli giardini, si interrompe quando Chéri, sotto “costrizione” materna (una grande Kate Bates), è chiamato a prendere in moglie una giovane aristocratica fanciulla. Lèa si scoprirà al pari di Chéri molto più coinvolta in una relazione quasi impossibile per la differenza d’età.
Frears porta sugli schermi berlinesi una storia che intreccia, cosa che gli riesce sempre benissimo, sentimenti e passioni, umorismo e tragedia. La Parigi di inizio secolo sembra essere un terreno assai caro al regista britannico grazie agli innumerevoli spunti di cui dispone, primo tra tutti un’eleganza dei modi e delle pose che l’autore mostra di interiorizzare e apprezzare, disponendo una regia parimente raffinata.
Il film è confezionato assai bene, la scrittura di Hampton si trova perfettamente a suo agio nel descrivere passioni segrete e un mondo che si avvia (o si è già avviato) alla decadenza, la costruzione dei personaggi è affidata ad interpreti in grado di offrire il proprio meglio quando si gira in costume. Ecco quindi che Chéri presta fede alle attese, rivelandosi un prodotto formalmente gradevole, appetibile per un pubblico cui piace assaporare quelle atmosfere intrise della magia che solo il capoluogo transalpino in quegli anni (trascurando Vienna) era in grado di offrire.
Inutile aspettarsi qualche stilettata di matrice politica, assai presente invece nel precedente The Queen, perché Frears si concentra solamente sul racconto dell’amore impossibile di Léa e del giovane Chéri. La sua bravura traspare dalle immagini, da come l’obiettivo della sua mdp riesca a non perdersi e a valorizzare ogni movimento, ogni gestualità dei suoi personaggi, vero specchio degli usi e dei costumi del tempo in cui la storia è ambientata. Primi piani intensi, grazie a una fotografia estremamente calda, della splendida protagonista scandiscono tutto un film che nasce e muore sul volto, ben conosciuto da Frears, della Pfeiffer. La voce offf che apre e chiude la pellicola, ma che non lesina la sua presenza anche nella parte centrale, ha il compito di sottolineare l’ironia tagliente e la forte satira di costume di cui sono più che intrise le pagine del romanzo. Buona prova da parte del regista che adesso però aspettiamo nuovamente alle prese con un film ambientato ai giorni nostri dopo il complesso e bello Dirty pretty things del 2002.


CAST & CREDITS

(Chéri) Regia: Stephen Frears; soggetto e sceneggiatura: Christopher Hampton basato sul romanzo di Sidonie Gabrielle Colette; fotografia: Darius Khondji; montaggio: Lucia Zucchetti; musica: Alexandre Desplat; scenografia: Denis Schnegg; costumi: Consolata Boyle; interpreti: Michelle Pfeiffer (Léa), Rupert Friend (Chéri), Kate Bates (Madame Peloux), Frances Tomelty (Rose); produzione: Bill Kenwright Cinema, MMC Indipendent, Reliant Pictures; distribuzione: Rai Cinema; origine: UK, Germania; durata: 100’


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