X

Su questo sito utilizziamo cookie tecnici e, previo tuo consenso, cookie di profilazione, nostri e di terze parti, per proporti pubblicit‡ in linea con le tue preferenze. Se vuoi saperne di pi˘ o prestare il consenso solo ad alcuni utilizzi clicca qui. Chiudendo questo banner, invece, presti il consenso allíuso di tutti i cookie



Chi nasce tondo

Pubblicato il 17 maggio 2008 da Edoardo Zaccagnini


Chi nasce tondo

“Chi nasce tondo, nun po’ morì quadrato”. E’ un antico detto popolare romano. Significa che se si cresce in un modo non si può sperare di ottenere chissà quali cambiamenti nel corso della vita. Il titolo del film aiuta a sintetizzare lo spirito di un’opera che è prima di tutto un omaggio alla romanità. Non quella contemporanea che Verdone insegue, con risultati ambivalenti, nel corso della sua lunga filmografia, ma una romanità lontana, quasi in via di estinzione. Più sordiana, steniana, monicelliana, prioiettiana, montesaniana e via dicendo. Un pensiero affettuoso alla città del Tevere, dei quartieri a ridosso del centro, con i palazzetti popolari di architettura fascista (Garbatella, Primavalle) e le figure provenienti dalla strada. Con i ponti, certe facce e certe espressioni colorite, un accento diverso da quello mocciano infarcito di slang contemporaneo e giovanile. E’ una commedia che ripesca quell’indulgenza verso gli espedienti truffaldini dei proletari, tanto cara al cinema italiano di lontano (e recente) consumo. Pensiamo a Guardie e Ladri, a Ladro lui ladra lei, a Peccato che sia una canaglia, a I soliti ignoti, a Totòtruffa ’62, a La banda del gobbo, al recente Notturno bus. Non sappiamo fino a che punto c’entri Ladri di biciclette, ma è sicuro che quel film, come tutto il neorealismo del resto, ha pesato molto sulla storia del cinema italiano. I protagonisti di Chi nasce tondo sono due ragazzi romani fino all’osso: il simbolico e sempre eccezionale Valerio Mastandrea, ed il meno famoso e più greve Raffaele Vannoli (Il grande cocomero, La scuola). La vicenda, che non è una pellicola perché il film è stato girato in digitale, racconta di due cugini che si imbarcano alla ricerca della nonna datasi alla latitanza. Non la vediamo mai per tutto il film ma dai racconti dei ragazzi e dalle testimonianze di una bella comitiva di personaggi di contorno, sappiamo essere stata una geniale e bravissima ladra. Ora ha ottanta anni ed è ancora lucida e perfetta. Non ha mai accettato le regole del gioco legale ed ha preferito riscattarsi da un destino non proprio generoso con una ribellione silenziosa e pagata con tutti i sacrifici che una vita illegale comporta.
Il soggetto non è nuovo e il film è piccolo e povero. Ha il merito però, grazie alle interpretazioni dei personaggi, ad un’attenzione decisa verso un romanesco poco italianizzato, e ad una serie di battute fortunatissime messe in bocca ai personaggi, di regalare una buona manciata di risate allo spettatore. Senza andare mai sopra le righe e attraversando con una certa sicuerezza la strada su cui cammina. Il film, paga a nostro modo di vedere proprio l’utilizzo del digitale. Questo supporto è adattissimo ad un cinema che guarda al presente ed è poco indicato ad una commedia che con tanta decisione e capacità guarda al passato. La regia è neutra e la commedia, a tratti godibile, avrebbe avuto più possibilità di arrampicare il vasto pubblico che cerca, con un colore ed una densità riconoscibili. E’ il secondo film di Alessandro Valori e la produzione è sempre la Digital desk. Il primo film era Radio West (che ha fatto nascere la coppia Pietro Taricone/Kasia Smutniak) e non era uno dei film peggiori dell’anno. In un certo senso questo vale anche per Chi nasce tondo: un film innocente e rustico che però non risulta indigesto né sballato.
E’ una commediola nostalgica nel cui cast compaiono, non a caso, due figure di una vecchia Roma: Sandra Milo (Lo scapolo, 1955, Adua e le compagne, 1960, Fantasmi a Roma, 1961) e magistrale nel film La visita, 1964 (tutti e quattro del grande Antonio Pietrangeli) e Tiberio Murgia: una roba incredibile di film tra cui la pietra, capolavoro, I Soliti Ignoti, Mario Monicelli, 1958. Il regista Alessandro Valori passa con Chi nasce tondo dal dramma bellico a una commedia dialettale movimentata, bizzarra, artigianale e grottesca. Allegra e malinconica, gradevole, leggera, innocente. Senza particolari approndimenti tematici. Indipendente almeno quanto la romanità dei personaggi.


CAST & CREDITS

(Chi nasce tondo); Regia: Alessandro Valori; sceneggiatura: Adamo Dionisi, Pier Paolo Piciarelli; fotografia: Beppe Gallo; montaggio: Fulvio Molena; intepreti: Valerio Mastandrea, Raffaele Vannoli, Sandra Milo, Tiberio Murgia, Regina Orioli, Corrado Fortuna; produzione: Digital desk; distribuzione: Istituto Luce; origine: Italia, 2008; durata: 90’


Enregistrer au format PDF