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Childish Game

Pubblicato il 11 febbraio 2012 da Giovanella Rendi

VOTO:

Childish Game

Saranno i bambini la nuova orrorifica, minaccia per i trentenni (maschi) irrisolti? Nel cinema horror i poveri under 10 da tempo sono passati dal tenero ruolo di vittima del mostro, a quello spaventoso di carnefice-assassino-indemoniato- (aggiungete pure qui quello che vi sembra che manchi). Hanno ucciso con la forza del pensiero, hanno scatenato incendi, bestemmiato e sputato bave verdi sui loro esorcisti, hanno occhieggiato dietro le fattezze di bambolotti killer. Nell’inquietante Un jeu d’enfants, visto a Locarno 2004, il regista Laurent Tuel aveva dichiarato di aver fatto un film sulla cosa che riteneva più terrorizzante in assoluto, ovvero sul fatto che i mostri, i cattivi, gli assassini da cui guardarsi fossero i suoi figli.
Nello psicothriller spagnolo Dictado, di bambini ce ne sono parecchi: tre che negli anni Ottanta passeggiano imprudentemente accanto alle tombe appena scavate in fangosi cimiteri di campagna , una povera creatura appena entrata in età scolare che mentre si fa allegramente il bagno, il padre entra nella vasca per tagliarsi le vene in sua compagnia, e i due protagonisti trentenni non a caso fanno i maestri di scuola e sono circondati da una selva di ragazzini molto più normali di loro.
Dietro l’apparente idillio di Daniel e Laura si celano la mancanza di un figlio, problami ginecologici, accenno a un aborto spontaneo, cameretta per bambini pronta nel loro bell’appartemento ma desolatamente vuota. Quindi, quando riappare un amico di infanzia che Daniel non vede da decenni che gli chiede di conoscere sua figlia e poi si toglie di mezzo bruscamente nella vasca da bagno di cui sopra, cosa c’é di meglio per Laura, esaltata dal suo desiderio di maternità, che farsi affidare la bambina? Certo, é un po’ strana e con quello che ha appena passato non c’é da meravigliarsi, peccato che dica di chiamarsi non Julia ma Clara, come la bambina che negli anni ottanta passeggiava un po’ troppo vicino alle tombe e ha fatto una brutta fine sotto gli occhi di Daniel e Mario, padre di Julia e suicida del bagno. Chi é Julia? La proiezione del senso di colpa per un gioco finito male o il fantasma di Clara rediviva che viene a compiere la sua vendetta? Così la vede Daniel e bisogna dire che la ragazzina fa di tutto per non smentire la sua versione dei fatti, fissandolo con sguardo inquietante e proferendo frasi come «tu sai chi sono io».
Senza voler indugiare troppo nei particolari, che spiace dirlo ma diventano sempre piu assurdi con colpi di pala, sepolti vivi e cadute dalle rupi che manco in Non si sevizia un paperino e ci fanno dubitare delle scelte dei selezionatori del concorso, l’unico aspetto interessante viene posto dalla assistente sociale che vuol fare di tutto perché l’affidamento temporaneo della bambina satanica diventi adozione a tempo pieno: quando Laura si lamenta delle stranezze sempre crescenti del suo Daniel da quando la creatura si aggira per casa (con un nastro rosso nei capelli uguale a quello della defunta Clara) la spiegazione é semplice: é geloso delle tue attenzioni alla bambina, passa più tempo con lui e tutto migliorerà («5 cent, please» direbbe Lucy dal suo banchetto di psychiatric help).
Dopo aver resistito in sala 91 minuti per vedere accumularsi una serie di situazioni ridicole che il catalogo del festival non si fa problemi a definire hitchcockiane, vogliamo almeno sperare che il tutto nasconda quindi solo una bella metafora: la paura del maschio trentenne per la bambina che si aggira per casa e che si rubi tutto l’amore della sua partner e per lui non rimanga nulla. Non é un caso che Laura, distrutta da pomeriggi a provare istericamente alla bambina completini colorati, di notte non sia in grado di adempiere ai suoi doveri coniugali. E quindi i poveri bamboccioni irrisolti non hanno altro rimedio che acchiappare le bambine e seppellirle vive in buche sempre provvidenzialmente a disposizione.


CAST & CREDITS

(Dictado) Regia e sceneggiatura: Antonio Chavarrìas; fotografia:Guillermo Granillo; montaggio: Martì Roca; musica: Joan Valent, Zacarías M. de la Riva;interpreti: Juan Diego Botto, Bárbara Lennie, Mágica Pérez, Marc Rodríguez, Ágata Roca, Nora Navas, Juan Diego Botto, Bárbara Lennie, Mágica Pérez, Marc Rodríguez, Ágata Roca, Nora Navas; produzione: Oberon Cinematográfica; origine: Spagna; durata: 95’.


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