Christine Cristina

C’era una volta una grande attrice cinematografica italiana che doveva fare un regalo di Natale. Faceva tanto freddo e la bellissima donna si affacciava alle vetrine dei negozi. Fino a che trovò un libro dalla curiosa copertina, con una donna “piccola, quasi eterea, compita e attenta davanti a un mobile scrivania, seduta in posizione di scrittura”. L’importante attrice italiana sfogliò quel libro e scoprì così Cristina da Pizzano, detta anche Christine De Pizan: una poetessa di origini veneziane attiva tra il tre e quattrocento, una donna ed un’artista nello stesso corpo, in un tempo passato alla storia soprattutto per conflitti bellici e conquiste territoriali. E per una materia artistica accessibile quasi esclusivamente al sesso maschile. Poco dopo, la bellissima attrice cinematografica italiana girò il suo primo film da regista, dal titolo Christine Cristina, raccontando la vita e l’arte di Cristina da Pizzano. Ecco la genesi di un piccolo e innocuo film italiano, portato ad un Festival di cinema internazionale (fuori concorso) soprattutto perché girato dall’importante figura di Stefania Sandrelli. Notizia gustosa, motivi d’interesse vari intorno a questo prodotto, al di là della sue qualità. Che non sono molte, se non quella di aver raccontato per immagini un personaggio di importante valore letterario mai nominato in precedenza dai mille ritratti fatti dal cinema, e il tentativo personale, da parte di una grande icona del cinema italiano del dopoguerra, di mettersi dall’altra parte per vedere come va a finire. Per il resto non c’è vento in questo film, a muovere le vele e a suscitar tempesta. C’è soprattutto la vicenda storica di Cristina da Pizzano, che nacque nel 1364 a Venezia, trasferendosi a Parigi poco dopo, perché di padre prestigioso astronomo che Carlo V di Francia volle al suo servizio. Poi il dramma con la morte del Re e la miseria ad aggredire quella delicata vita, fino ad allora privilegiata e spesa appassionatamente nello studio letterario. Ecco il viaggio dentro una povertà ricca di umanità e feconda di spunti da trasformare in arte; ecco due figli da crescere e l’incontro con l’arte della poesia. La Sandrelli parte da qui, e si accontenta di raccontare e di biografare in prosa scolastica un personaggio, usando le marce basse del cinema e adoperando volti e parole senza rischiare nulla. Se da una parte non sembra questo il suo obiettivo, quanto quello di omaggiare una donna ed un’artista dimenticata ed importante, dall’altra parte c’è proprio la mancanza di pathos che appiattisce tutto quanto, e che quindi aggredisce anche l’interessante personaggio protagonista. Dalla Cristina da Pizzano che la Sandrelli ci mostra possiamo ripescare i contenuti dei suoi lavori pieni di novità e la sua costante attenzione a tematiche femminili, ma non possiamo nella maniera più assoluta appuntarci un personaggio filmico di grande valore.
Christine Cristina è un film bonario di bonaccia e trama, pieno di interni e di dialoghi a due odoranti forte di copione. La protagonista è un’Amanda Sandrelli piena soprattutto di impegno, e accanto a lei si muovono prima uno stornellatore da osteria (l’abbastanza vivace Alessandro Haber) e poi un teologo che all’amore per Cristo aggiunge quello per la delicata Cristina (sua la battuta, non ce ne vogliate). Lo veste un Alessio Boni che, troppo spesso in costume, perde gran parte del suo fascino.
Usciamo dalla sala con qualche (ovviamente nuova) informazione su Cristina da Pizzano e sul rapporto tra la sua arte e il suo tempo. Annotiamo il suo portare un robusto soffio d’aria nuova e di rivoluzionaria semplicità nella letteratura del tempo, una ventata di umanità vicina alle cose vita in contrapposizione all’artificiosità delle accademie del tempo. Ringraziamo la neo regista, tanto amata come attrice, per averci fatto conoscere una figura tanto importante in ambito letterario quanto sconosciuta ai più, in un film che diventa l’omaggio di una donna regista a tutte le donne del mondo, attraverso la figura di una donna davvero speciale che ha rappresentato un piccolo punto di svolta nella storia di una letteratura che fino ad allora era inaccessibile alle donne.
A proposito, per chiudere, interessante e stavolta davvero ben interpretato, il quasi monologo finale di Roberto Herlitzka sullo stato delle cose artistiche nel periodo, e sul rapporto di queste con le cose dello stato. In assoluto e senza dubbio la cosa migliore di Christine Cristina, per espressione, recitazione e validità del testo.
Regia: Stefania Sandrelli, (In collaborazione con Giovanni Soldati), sceneggiatura: Stefania Sandrelli, Marco Tiberi, Giacomo Scarpelli (con la supervisione di Furio Scarpelli); fotografia: Paolo Carnera; montaggio: Patrizio Marone; fotografia: Paolo Carnera; interpreti: Amanda Sandrelli, Alessandro Haber, Alessio Boni, Roberto Herlitska; produzione: Cinema unidici, Diva e Rai cinema; distribuzione: 01 distribution; origine: Italia, 2009
