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Cineasti del presente - Orléans

Pubblicato il 3 agosto 2012 da Fabiana Proietti


Cineasti del presente - Orléans

Con un sottile parallelismo tra la pulzella Jeanne D’Arc e le stripper Joan e Sylvia, il breve film di Virgil Vernier, Orléans, conferma la tendenza dei titoli che compongono la selezione Cineasti del presente all’ibridazione linguistica tra documentario e fiction.

Il ritratto delle due protagoniste riprese nei giorni della ricorrenza cittadina dedicata alla martire francese dà luogo a un’operazione per certi versi non troppo distante dalla riflessione sulla condizione femminile di Bertrand Bonello ne L’apollonide - Souvenirs de la maison close, e soprattutto prossima al finale, troppo ideologico e didascalico (unica pecca di un film altrimenti perfetto), in cui la cocotte fin de siècle veniva proiettata, con un flashforward degradante, su una strada di periferia, prostituta di strada privata della sua aura.

Allo stesso modo Vernier tratteggia le sue Sylvia e Joan come fossero la naturale evoluzione di Jeanne D’Arc: nella cittadina medievale triste e ingrigita mostrata dalle immagini iniziali la figura eretica della donna guerriera viene riletta attraverso la resistenza passiva delle due ballerine di night club che il regista riprende frontalmente, spesso con macchina fissa, riducendo all’osso i movimenti filmici, quasi avesse timore di alterare il loro reciproco stream of consciousness.

Solo dopo averle svelate, passando dal ruolo di femme fatale interpretato ad uso e consumo dei clienti - di cui riprende il rituale dei movimenti suadenti della lapdance e del make upm- a quello privato, con il racconto notturno dei propri fallimenti umani e sentimentali, le porta in esterni, a rivivere il passato e il confronto con la figura mitica incarnata dalla pulzella. Un incontro che non puo’ sussistere nemmeno in maniera mediata, attraverso l’attrice chiamata a interpretare la parte di Jeanne nella rappresentazione cittadina, con Joan che viene allontanata dalla sicurezza mentre tenta di salutarla.

Lo sguardo di Virgil Vernier sembra influenzato per certi versi dal tocco documentario di Maiwenn Le Besco: come in Polisse, in cui il giovane regista ha recitato, l’indagine sul reale e il taglio documentaristico vengono bilanciati da una messa in scena che appartiene tanto al soggetto ripreso quanto alla guida dell’autore che ne influenza reazioni, parole.

A differenza dell’affresco certamente piu’ ambizioso di Polisse, Vernier realizza un ritratto molto intimo e personale già nelle intenzioni, tecnicamente minimalista, ma in grado di imporsi proprio per la sensibilità con cui approccia i suoi personaggi senza dare la sgradevole impressione di piegarle per fini ideologici.


CAST & CREDITS

Regia e sceneggiatura: Virgile Vernier; fotografia: Tom Harari; montaggio: Eulalie Korenfeld, Emma Augier; interpreti: Andréa Brusque, Yuliya Auchynnikava; produzione: Kazak Productions; origine: Francia, 2012 durata: 60’;


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