X

Su questo sito utilizziamo cookie tecnici e, previo tuo consenso, cookie di profilazione, nostri e di terze parti, per proporti pubblicit‡ in linea con le tue preferenze. Se vuoi saperne di pi˘ o prestare il consenso solo ad alcuni utilizzi clicca qui. Chiudendo questo banner, invece, presti il consenso allíuso di tutti i cookie



CINQUE PER DUE

Pubblicato il 10 settembre 2004 da Giovanella Rendi


CINQUE PER DUE

Non sempre l’incontro con i Grandi Maestri del Passato (anche se recente) fa bene alle nuove generazioni: forse è stato l’avere un testo teatrale da cui partire che ha fatto sì che Gocce d’acqua su pietre roventi sia un’opera perfetta nella sua devozione quasi feticista a Fassbinder, mentre è decisamente un accesso di fassbinderismo a rendere poco convincente questo incrocio malsano tra Segreti e bugie e Storia di noi due. Gilles e Marion, una coppia di oggi (come ce ne sono tante, forse vorrebbe dirci Ozon, ma noi speriamo decisamente di no), ancora giovane, nasce da un tradimento (Marion ruba Gilles alla sua fidanzata) e da allora non fa altro che farsi del male, tradirsi, abbandonarsi nei momenti importanti, tanto che viene da chiedersi come mai resista anche solo quei pochi anni. Non è la routine ad uccidere l’amore, come vorrebbe suggerire il regista, ma il fatto che l’unico collante sembri essere il sesso, per di più brutale, violento e anche abbastanza morboso, nell’eterno ritorno del rapporto vittima/carnefice che dominava (con ben altri esiti) le 39 pellicole girate a 39 anni di RWF. L’unica differenza tra i due, è che Marion mente mentre Gilles è più sincero nell’ammissione dei suoi misfatti. “Hai vinto tu” le dice Gilles. “Nessuno ha vinto o ha perso, è solo che è finita” risponde Marion all’inizio del film, che è anche la fine della loro storia.
I cinque x due, infatti, sono i cinque momenti che scandiscono la vita di una coppia (l’incontro, il matrimonio, la nascita del figlio, un giorno di vita quotidiana con amici a cena, il divorzio) , movimentati da un escamotage ormai non più originalissimo (vedi Irréversible) ovvero quello di seguire l’ordine inverso degli eventi, in modo tale che il romantico incontro sulla spiaggia al tramonto (in un’Italia che più che da cartolina, sembra da dopoguerra) sia ormai ai nostri occhi avvelenato dal passato/futuro. Il tutto, inoltre, scandito in capitoletti da un breve stacco di pellicola nera e da un uso francamente piuttosto ingombrante della musica, rappresentata da una serie di canzoni italiane degli anni Sessanta (Conte, Tenco, anche Bobby Solo con Una lacrima sul viso a sancire il dolore del divorzio).
Dove è finita la capacità di Ozon di rappresentare il dolore umano e la battaglia amorosa con il suo touch essenziale, rarefatto, velenoso, in cui serpeggia comunque un velo di sottile ironia? Dietro uno stile patinato, in cui dominano i colori freddi a mano a mano che ci si avvicina alla fine della storia, e quindi soprattutto nella prima parte del film, sorge spontaneo il sospetto che questo continuo accennare senza mai approfondire, cambiando subito pagina nasconda una sostanziale incapacità di affrontare realmente l’argomento e quel che è peggio è che dal tutto traspare una morale degna di un film degli anni Cinquanta con Doris Day, ovvero le coppie che durano sono quelle di un’altra (e più sana) generazione, come i genitori di Marion, che litigano, che non si rivolgono la parola ma che continuano a convivere, che si mandano al diavolo ma poi ballano Smoke gets in your eyes come due adolescenti.

[settembre 2004]

(Cinq fois deux)

regia: François Ozon
sceneggiatura: François Ozon
fotografia: Yorick Le Saux
montaggio: Coleman Monica
musica: Philippe Rombi
interpreti: Valeria Bruni-Tedeschi, Stéphane Freiss, Françoise Fabian, Michael Lonsdale
produzione: Fidelité, France 2 Cinem
distribuzione: BIM
origine: Francia 2004
durata: 90’

Enregistrer au format PDF