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CLERKS II

Pubblicato il 28 settembre 2006 da Giampiero Francesca


CLERKS II

Qualche anno fa, esattamente nel 1994, esordiva alla regia un promettente talento americano, Kevin Smith. Il suo brillante debutto, coronato da un premio alla semaine de la critique di Cannes, era intitolato Clerks - Commessi. Da allora ne è passata di acqua sotto ai ponti e il giovane Smith, dopo aver provato a rinnovare i canoni della commedia - fondendoli ora con l’avventura (Dogma, 1999), ora con il drama (Jersey Girl, 2004) - torna al suo primo amore, i commessi.
Ciò che aveva piacevolmente sorpreso pubblico e critica al suo esordio, la capacità di far nascere in un umanità quasi desolante momenti di straordinaria ironia e comicità, non trova però riscontro in questo secondo capitolo. Nonostante gli ingredienti di fondo siano gli stessi, il lavoro, l’ambiente, il tono della narrazione scivola inevitabilmente in un rango più scurrile che grottesco. Espediente questo che dopo i primi dieci minuti di ilarità finisce fatalmente per stancare. La capacità da parte del regista di creare una sorta di affiatamento e complicità con i personaggi in scena, dote che brillava nella pellicola del ’94, appare qui un pallido ricordo schiacciata dai continui riferimenti a situazioni scontate e convenzionali. Ogni qual volta, infatti, si viene coinvolti in un momento di vera partecipazione, di empatia, anche divertente, con i protagonisti interviene un elemento di disturbo; sia esso la battutaccia di Randal o un prevedibile colpo di scena, il fattore di intralcio è sempre dietro l’angolo.
In sostanza, più che ricordare le pellicole di Jim Jarmusch, i cui echi si sentivano forti nel primo capitolo, Clerks II rimanda ai prodotti di Adam Hertz. Un American Pie in tono minore, senza l’ironia e lo humor che la trilogia è stata in grado di regalare. Scena dopo scena si assiste al lento stillicidio di luoghi comuni, infarciti di volgarità, spesso gratuita e dunque poco divertente, e doppi sensi neanche troppo velati.
Per chi ricorda con piacere il regista che esordiva sorprendendo nel ’94 la sua ultima fatica non sarà probabilmente un gran bello spettacolo...

(Id.) Regia e sceneggiatura: Kevin Smith; fotografia: David Klein; montaggio: Kevin Smith; musica: James L. Venable; scenografia: Robert Holtzman; costumi: Roseanne Fiedler; interpreti: Brian O’Halloran (Dante Hicks), Jeff Anderson (Randal Graves), Rosario Dawson (Becky); produzione: View askew; distribuzione: Mikado Film; origine: USA; durata: 98’

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