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Concorso internazionale - Jack and Diane

Pubblicato il 3 agosto 2012 da Fabiana Proietti


Concorso internazionale - Jack and Diane

Diane vaga per le strade in cerca di un telefono per rintracciare la sorella e tornare a casa. Finché in un negozio non si imbatte in Jack e il suo naso comincia a sanguinare. E’ il segnale incontrovertibile di un’attrazione che si denuncia subito come dolore fisico, materiale, inciso nella carne, ossia la prospettiva sicuramente originale - per quanto forse non pienamente riuscita - che il regista Bradley Rust Gray adotta per la sua altrimenti minimalista "sundanciana" love story tra due fanciulle timorose e smarrite, non distante da un racconto di formazione sentimentale come il bel Like Crazy di Drake Doremus visto allo scorso Festival di Roma.

Se non fosse, appunto, per la trovata horror di queste interiora magmatiche che puntellano l’evoluzione della relazione tra Diane e Jack, in cui alla crescente vicinanza fisica ed emotiva fa da contraltare un mostro che si nutre dell’altra, dei suoi tessuti, dei suoi capelli, dei suoi organi vitali. Come se l’amore significasse inevitabilmente fagocitare l’altro e nel mostrarlo il cinema dovesse necessariamente richiamarsi all’horror, anzi al New Horror, quello dei mutevoli corpi cronenberghiani, per esorcizzarne in qualche modo l’inevitabile fine.

Il giovane regista di Salt e The Exploding Girl dà vita a un racconto imperfetto ma affascinante, che non sempre riesce ad armonizzare questi due sentieri così diversi, dovendo poi per forza di cose ripiegare su un espediente onirico che ha il peso di un compromesso. Questo simbolismo a tratti forzato e una certa pesantezza della struttura vengono però stemperati dalla libertà estrema con cui le due interpreti entrano nella storia ed è sicuramente a loro che va attribuito gran parte del fascino che nonostante i suoi difetti il film preserva.

Riley Keough e Juno Temple si guardano, si toccano, si desiderano come se il mondo esterno scomparisse ed è interessante il lavoro scenografico di sottrazione, intenzionalmente fuori dal tempo, scevro di dettagli che possano connotarlo nel contemporaneo e anzi incline a dettagli vintage, come lo skate e il walkman dell’androgina Jack e gli abiti naif di Diane che rendono conto di una femminilità mancata in entrambi i casi, mascolinizzata in Jack e ancora acerba nel corpo minuto, infantile di Diane.

In particolare, Juno Temple, figlia d’arte di Julien, si conferma dopo il Killer Joe di Friedkin un’attrice da tenere d’occhio; eterea e fragile eppure in grado di reggere il peso di intere sequenze e inquadrature, come nel bellissimo finale, che riduce la storia all’essenziale, inscrivendola sul suo volto che di questo amore registra tutti i cambiamenti e le emozioni con impercettibili sorrisi e battiti di ciglia.


CAST & CREDITS

(Jack and Diane); Regia e sceneggiatura: Bradley Rust Gray; fotografia: Anne Misawa ; musica: Rachel Fox e Annie Lin; interpreti: Juno Temple, Riley Keough, Cara Seymour, Kylie Minogue; produzione: Deerjen Films, RCR Media Group ; origine: Usa, 2011; durata: 110’; webinfo: Sito Ufficiale


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