Conferenza Stampa della Giuria - Berlinale 2011

Il Festival del cinema di Berlino 2011 inizia – il 10 febbraio – con la conferenza stampa della giuria. Presidentessa, l’unica italiana di spicco presente al Festival: Isabella Rossellini. Con lei ci sono la produttrice australiana Jan Chapman (che ha prodotto film come Lezioni di piano e Holy Smoke, e ha lavorato col grande regista, purtroppo scomparso, Derek Jarman), l’attrice tedesca Nina Hoss, il regista bollywoodiano Aamir Khan, il regista canadese Guy Maddin e la costumista inglese Sandy Powell. Un altro membro della giuria è Jafar Panahi, regista iraniano vincitore dell’orso d’oro nel 2006 con il film Offside; arrestato nel 2010 per la sua opposizione al regime di Ahmadinejad e a cui è stato proibito di andare a Berlino per prendere parte alla giuria del Festival. Il suo posto, vuoto, spicca nella tavolata a cui si siedono i giurati della sessantunesima edizione della Berlinale. “Ciò che l’assenza di Jafar ci ricorda costantemente è l’importanza della libertà d’espressione. La sua assenza è un fatto politico”, spiega Guy Maddin.
Nonostante questa assenza abbia un peso enorme, molto maggiore di una presenza, la conferenza stampa è aperta da una domanda rituale alla presidentessa, che se la sarà sentita ripetere migliaia di volte: cosa si prova ad essere la figlia di Roberto Rossellini e Ingrid Bergman? “E’ meraviglioso – risponde la gentilissima Isabella Rossellini – anche se sfortunatamente i miei genitori sono morti entrambi quando ero solo una ventenne. Professionalmente, però, è un grande vantaggio: sono cresciuta nei set cinematografici. All’inizio, questa è una cosa che apre molte porte; ma poi bisogna dare prova del proprio valore”. E cosa si aspetta una giuria così “multietnica” dai film della Berlinale? “La cosa bella dei Festival è che si riescono a vedere opere provenienti da una miriade di culture diverse”, dice Maddin. Però, “ciò che è veramente interessante è l’individualità di una persona” che si esprime attraverso il film, continua la Rossellini. “Quando mi è stato chiesto di fare la presidentessa il mio ego si è gonfiato, ma ciò di cui sono veramente felice è essere ad un Festival dove non devo presentare nessun film ma piuttosto vederne per tutto il tempo. Mi era già stato chiesto prima, ma i miei figli erano piccoli e non avevo potuto accettare”. “Io non ho mai studiato cinema – dice Aamir Khan – ho imparato lavorando. Per me il cinema sta nello storytelling, nel saper raccontare delle storie, far divertire le persone o commuoverle. Per questo cerco film che mi tocchino personalmente”.
Ma l’argomento più discusso resta l’impegno politico. Perché dopotutto, come spiega Isabella Rossellini, “Invitare Jafar sapendo che probabilmente non sarebbe potuto venire vuol dire prendere una posizione molto forte”. “Non importa il paese di provenienza – dice Maddin - a seconda delle epoche storiche ovunque c’è stata una lotta per la libertà. C’è un’eterna battaglia per preservare la libertà nell’arte e in tutte le altre forme di espressione, compreso il giornalismo”.
