Corpi e Visioni - Indizi sul teatro contemporaneo (Conferenza stampa)

Roma, Teatro Palladium - ZTL-Zone Teatrali Libere è la rete cittadina romana formata da Angelo Mai, Rialto Santambrogio, Santasange/Kollatino Underground, Teatro Furio Camillo, Triangolo Scaleno Teatro -rete il cui scopo è la creazione di cultura tout court, declinata dalle singole realtà in percorsi e atteggiamenti che variano sia per l’approccio artistico che per la direzione politica degli stessi spazi/artisti. Fondata nel 2004, l’organica connessione tra queste diverse realtà ha permesso un’importantissima opera di “scoperta” da parte delle monolitiche istituzioni di tutto quel teatro contemporaneo e marginale –per scelta, per confinamento- che ha reso e rende Roma la metropoli di punta della ricerca teatrale italiana. E finalmente, la scoperta di questa Shangri-La è avvenuta: all’interno del progetto Scenari Indipendenti , ZTL diviene, con il sostegno della Provincia di Roma e della Fondazione Romaeuropa, ZTL-pro , dove quel “pro” proclama l’impegno da parte della rete di sostenere gli artisti all’interno dell’importante sfera della produzione. Questo lungo preambolo ci permette di collocare in un preciso contesto politico-sociale la presentazione del libro a cura di Antonio Audino –critico teatrale de «Il Sole 24 Ore» e docente di Metodologia e Critica dello Spettacolo all’Università di Roma Tor Vergata- Corpi e visioni – Indizi sul teatro contemporaneo ( Editoriale Artemide ), presentazione che, senza alcuna falsa retorica, è divenuta essa stessa una zona teatrale libera. Come a rafforzare, giustificare, questa visione, c’è la contemporanea presenza di Graziano Graziani –redattore di Carta , di La Differenza , e responsabile assieme a Francesca Donnini della programmazione teatrale del Rialto Santambrogio- che presentava il volume Hic sunt leones ( Editoria&Spettacolo ), mappatura ideale degli spazi e degli artisti che animano la scena romana indipendente. Attorno a loro, nel foyer del Teatro Palladium trovavano caotica diposizione, in ossequio ad una prossemica altamente non-ufficiale, non-istituzionale, non-convenzionale, compagni di viaggio quali Attilio Scarpellini, Andrea Porcheddu, Donatella Orecchia, Andrea Cosentino, Matthieu Mével, Luca Brinchi della compagnia Santasangre ...
Gli spunti, i rimandi, i quesiti, le problematiche messe in campo da questo imponente stuolo di critici/artisti/intellettuali hanno sezionato a più livelli la realtà teatrale romana e il suo (subordinato) rapporto con le istituzioni. Come ha prontamente individuato Scarpellini, i volumi di Audino e Graziani rappresentano due diverse analisi -l’una prettamente teorica, l’altra di indispensabile ricognizione pratica, di scoperta- dello stesso fenomeno, fenomeno che tutti i presenti hanno tentato di indagare partendo dal quesito centrale presente nel lavoro di Graziani, la domanda fondamentale e ossessivamente ricorrente che l’autore pone a tutti gli artisti presenti nella sua mappatura: <<Quale è la sussistenza?>>.
Le risposte sono state molteplici: su tutte, riportiamo l’accento posto dallo stesso Graziani sull’attuale situazione organizzativa/creativa degli indipendenti romani, ora coagulati attorno centri sociali occupati o assegnati, spazi che si basano sull’associazionismo, collaborazioni strutturate su più livelli –artistico/produttivo/promozionale...
L’importanza della scena romana a livello nazionale può essere mutuata dalle parole di Andrea Porcheddu, dolorosamente lontano da questa realtà metropolitana, ma il cui eco pervade diverse parti d’Italia.
Quindi la diversità. Se c’è un tratto comune che attraversa il teatro contemporaneo è la diversità dei linguaggi, dei temi, delle dinamiche adoperate dagli artisti. Ecco quindi Audino curare un volume che accanto alle riflessioni storico/artistiche sulle avanguardie degli anni Settanta, ci presenta un narratore profondamente legato alla fabula e alla memoria come è Ascanio Celestini, oppure un’intervista a Romeo Castellucci preceduta da un’analisi dell’arte di Rodrigo Garcia; e Graziani presentarci un testo che traccia, senza soluzione di continuità, un indicativo atlante degli artisti romani passando dall’anarco-dadaista Daniele Timpano al butō di Habillé d’Eau , da Milena Costanzo e Roberto Rustioni (a lungo nelle fila del teatro di Giorgio Barberio Corsetti) alla danza-performance di MAddAI .
Registriamo infine l’appello rivolto dallo stesso Audino ai giovani universitari, che dovrebbero rappresentare la linfa vitale che alimenta –finanziariamente e artisticamente- il teatro contemporaneo, che invece divengono nel perverso ma perfetto meccanismo messo in piedi dalle istituzioni, i futuri depositari della tradizione, dell’asfissiante burocrazia, dei quadri artistico/sociali strutturati ad hoc per la sua stessa sopravvivenza dal Sistema. Libri, eventi, zone libere, servono come momento di alterità rispetto allo status quo vigente unicamente per loro, per noi...
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