Costa da morte - Festival dei popoli

La Costa della morte evocata dal titolo è quella della Galizia, in Spagna, dove anticamente si credeva finisse il mondo. Mediante interminabili inquadrature fisse dalla fotografia soffusa, in cui predomina l’effetto flou, si dipana una sorta di cartolina panoramica della regione, nei suoi diversi aspetti paesaggistici. Con essi, le attività che ne conseguono per l’uomo: la pesca, i vigili del fuoco perennemente impegnati a spengere un incendio, i taglialegna al lavoro nei boschi, le cave di pietra, ecc.
Con una strategia registica opposta a quella di Metamorphosen (di Sebastian Mez, film anch’esso in concorso al 54° Festival dei Popoli), qui è l’ambiente l’unico vero protagonista del documentario, dove la figura umana si perde nel campo lungo o lunghissimo.
In sottofondo le rade voci dei protagonisti – quegli abitanti del luogo che la distanza della macchina da presa ci impedisce di conoscere – parlano di miti e leggende, ma anche degli incidenti reali che insieme alle antiche credenze hanno guadagnato alla costa il funereo appellativo che la contraddistingue. Così la voce sottratta al soggetto che la pronuncia assurge a metonimia del lamento dei naufraghi che si dispersero su quelle rocce, dove il mare si fa più minaccioso. Mentre quella terra ai confini del mondo diventa una zona franca dove la geologia e la Storia convivono a stretto contatto con le leggende tramandate dalla tradizione orale popolare.
Al disegno narrativo circolare sotteso a Costa da morte (si apre e chiude sulle stesse inquadrature della pesca di vongole), si accostano un paio di soluzioni registiche particolarmente apprezzabili: il primo quadro che rivela la pesca all’alba con una lentissima, progressiva apertura del diaframma; il montaggio “impressionistico” in sequenza di inquadrature dello stesso scorcio ripreso in diversi momenti della giornata. È molto ma non basta: a fronte di un ritratto della natura tanto magniloquente, Lois Patiño si rivela un paesaggista senza estro, orchestrando una partitura visiva piatta e monocorde.
(Costa da morte) Regia: Lois Patiño; fotografia: Lois Patiño; montaggio: Lois Patiño, Pablo Gil Rituerto; musica: Ann Deveria; produzione: Zeitun Films; origine: Spagna; durata: 81’.
