Davanti agli occhi

Diana e Maureen sono amiche, pur essendo così diverse, ribelle una, religiosa l’altra. Una già diventata donna, un aborto alle spalle; l’altra che l’amore si limita a sognarlo o a viverlo timidamente, fantasticando sul compagno di classe più popolare.
La cittadina di Briar Hill nel Connecticut è una delle classiche middle town americane, dove tra i villini a schiera e i viali alberati può succedere che il meccanismo s’inceppi e una rotella impazzita mostri il lato esplosivo di tanta apparente perfezione. Così, un giorno, l’asociale del liceo irrompe nella scuola facendo fuoco su studenti e professori, e al momento in cui trova le due ragazze nel bagno chiede loro di indicargli chi delle due dovrà morire. Quindici anni dopo, Diana è ancora viva, conduce una vita appagante e serena, ma alla vigilia dell’anniversario comincia a rivivere intensamente i ricordi del tragico evento.
Tralasciando il fatto che l’utilizzo di una strage in un liceo come semplice espediente per mettere in moto gli eventi risulta di cattivo gusto, subito dopo il violento incipit Davanti agli occhi inizia a scollarsi come neanche i film exploitation delle grindhouse. Un thriller vagamente new age da una parte, un delicato ritratto adolescenziale dall’altra: la pellicola di Vadim Perelman offre dei vistosi cambi di registro ad ogni taglio di montaggio che sposti l’azione dalla sedicenne Diana – una Evan Rachel Wood che pare sempre più una ninfa dei boschi – all’adulta che è diventata quindici anni dopo, una Uma Thurman invece quanto mai fiacca e smarrita, alle prese con un’interpretazione devastata da un doppiaggio terrificante.
E tanto appare suggestiva l’immersione nell’esistenza delle due fanciulle in fiore Diana e Maureen, a cui la vita di provincia e la routine del liceo paiono andare strette, e in cui la ribellione si mescola alla fantasticheria pura e semplice, quanto risulta vago e pretestuoso l’assunto su cui il film pone le proprie basi.
Tratto dal romanzo della poetessa e scrittrice Laura Kasischke, Davanti agli occhi tenta di trasporre in immagini l’atmosfera onirica del testo scritto senza però raggiungerne lo stesso grado di rarefazione e mostrando anzi il limite della materialità dell’immagine filmica nel raccontare il sogno e la coscienza individuale entro i binari di un’ordinaria struttura narrativa.
Ciò che di evocativo resta nella pellicola si trova appunto negli sguardi adombrati di malinconia della sempre più matura Wood, così eterea e inafferrabile da risultare essa stessa immagine onirica, impalpabile raffigurazione dei tratti più affascinanti dell’adolescenza. È lo sguardo della giovane, bravissima attrice a catalizzare l’interesse, a sedurre lo spettatore nell’attesa che il film prenda la sua strada.
Purtroppo, però, il sentiero intrapreso da Perelman, pure attento ad ammantare il racconto di atmosfere sussurrate ed evocative (come già in La casa di sabbia e nebbia), conduce la pellicola verso i cliché del thriller paranormale, cadendo nella trappola – sempre più frequente per il cinema di genere degli ultimi anni – del film-giocattolo, del puzzle da rimontare o dell’enigma da risolvere tenendo conto degli indizi lasciati qua e là dall’autore.
Una strategia che parte da Il sesto senso, passa per The Others di Amenabar, per arrivare fino al recente e insulso The Passengers, mostrando il cedimento della formula, man mano svuotata di significato per essere ridotta a mero espediente narrativo di un cinema fiacco e sostanzialmente vuoto, incapace di trovare un proprio sguardo sul mondo. Davanti agli occhi lascia allora trapelare le mancanze di un sistema produttivo che impedisce alle pellicole indipendenti di esserlo davvero, imbrigliandole in schemi narrativi che sono in contraddizione con la loro stessa natura.
Se volessimo rimanere sulle immagini lievi che il regista ci consegna in apertura, dovremmo dire che Davanti agli occhi non è altro che una bella farfalla messa sotto vetro, un fiore selvatico colto e lasciato in un vaso ad appassire.
(The life before her eyes); Regia: Vadim Perelman; sceneggiatura: Emil Stern; fotografia: Pawel Edelman; montaggio: David Baxter; musica: James Horner; interpreti: Uma Thurman (Diana adulta), Evan Rachel Wood (Diana giovane), Eva Amurri (Maureen); produzione: 2929 Productions; distribuzione: Mediafilm; origine: Usa 2008; durata: 90’
