Dear Dakanda

Un giovane e promettente talento della pittura di nome Kaiyoy si risveglia dopo un incidente in barca su di un letto di ospedale. Ad accudirlo amorevolmente una splendida infermiera di nome Nui. Con il passare dei giorni la relazione fra i due ragazzi diviene sempre più profonda: qualcosa però sembra frenare i sentimenti del pittore... Ogni giorno Kaiyoy scrive una lettera a Dakanda, eterno amore adolescenziale, per il quale il ragazzo ha lasciato la scuola ed il paese...
Un giovane dalla folta chioma è seduto davanti allo specchio di un barbiere. Pochi secondi dopo ne esce completamente rasato. Un detto orientale vede, nel gesto di tagliarsi i capelli, la volontà di dimenticare un amore non corrisposto. Detto che pare ben adattarsi anche alla Thailandia.
Con questa piccola introduzione tricotica inizia un mélo dalla struttura circolare che si dipana lungo due linee temporali. A ritroso nel tempo, dai primi giorni di scuola, quando Kaiyoy conosce Dakanda e avanti, dal radicale cambiamento connotatico all’incontro del giovane con Nui. Una storia d’amore nel più classico stile giovanilistico, incentrata sul ruolo di Kaiyoy, amante dai malcelati sentimenti per Dakanda, e sul desiderio di crescere. Maturare lasciandosi alle spalle non solo i dolori amorosi, ma la stessa adolescenza. Discorso questo apparentemente molto caro alla cinematografia orientale, riproposto, sotto molteplici forme, in numerose opere presenti al Far East Film Festival. In questo caso il confronto fra passione immatura e amore completo si manifesta palesemente con il montaggio alternato delle due relazioni intraprese da Kaiyoy. A rendere ancor più evidente la sofferenza e la titubanza interiore del ragazzo, in uno stato emotivamente embrionale, Khomkrit Treewimol inserisce uno stratagemma narrativo. Una serie di lettere inviate dal ragazzo a Dakanda durante la sua permanenza sull’isola di Nui. Cartoline che, oltre a servire da lancio per i continui flash-back, consentono di scandagliare con ancora maggiore chiarezza i sentimenti del giovane.
Con uno stile “occidentale” Khomkrit Treewimol costruisce una commedia romantica piuttosto lenta, in cui l’inesperienza del protagonista Sunny Suwanmethanon pesa negativamente sulla riuscita dell’opera. In un film di parole non dette e laceranti sentimenti taciuti l’inespressività di Kaijoj sterilizza le emozioni, a volte annoiando, in un attesa di un logico e prevedibile happy end.
(Puen-sa-nit) Regia: Khomkrit Treewimol; sceneggiatura: Nithit Naphichayasuthin; fotografia: Parames Chnkrasae; musica: Hualampong Riddim; interpreti: Sunny Suwanmethanon (Kaiyoy), Siriphun Wattajinda (Dakanda), Maneerat Kamouan (Nui); origine: Thailandia; durata: 90’
