DEATH OF A PRESIDENT - MORTE DI UN PRESIDENTE

Agli inizi di marzo, passeggiando per le strade di alcune città italiane, si potevano notare locandine che mostravano un singolare necrologio riguardo la morte di George W. Bush. C’è stato qualcuno che ha gridato allo scandalo e chi invece probabilmente ha avuto un moto di godimento interiore. Tutto ciò senza aver visto neanche un fotogramma di un film che, al di là della provocatoria confezione commerciale, sfugge ad ogni tipo di catalogazione aprioristica.
Dal punto di vista tecnico il lavoro di Gabriel Range, regista ormai specializzato nella ricostruzione di eventi mai accaduti, è davvero molto interessante. L’aspetto più affascinante nell’ipotizzare un attentato a Bush risiede proprio nel fatto che, in assenza di filmati di repertorio, l’autore inglese ha girato con diversi supporti tecnici per rendere più credibile l’argomentazione. A parte soli dieci minuti di filmati di repertorio, Range ha adoperato telecamere digitali HD per quanto riguarda le finte interviste a persone vicine al Presidente, ai sospettati e a agli accusatori; inoltre, ha ricostruito gli eventi utilizzando tecnologie alternative, come videofonini e telecamere di servizio, specialmente nelle sequenze che mostrano la turbolenta manifestazione che precede l’attentato.
Il tema portante del film, che il regista preferisce definire un vero e proprio thriller più che un docu-drama, è quello della critica nei confronti dell’amministrazione Bush. Tentando di immaginare un evento tragico per gli Stati Uniti, Range costruisce un’indagine probabile con equilibrio e senza eccessi di fantapolitica. Il suo obiettivo è quello di puntare il dito contro la discriminazione nei confronti dei musulmani americani e contro i recenti provvedimenti che ledono i diritti dei cittadini, messi in atto dal governo degli Stati Uniti, oltre ad aver avuto interessanti intuizioni sul delicato futuro del post-Iraq, come ad esempio sui rapporti fra USA e paesi come Iran e Corea del Nord. Il forte impatto iniziale della pellicola però, va scemando pian piano che l’indagine va avanti: il senso di critica e la prospettiva di equilibri ormai completamente sfaldati, l’idea portante di un futuro carico di repressione e di tensioni politico-sociali, approdano nei territori della fiction, che si rivelano campi minati per chi si aspettava un lavoro dall’epilogo più incisivo.
Una domanda sorge spontanea: che bisogno c’era di un film del genere? Tutti conoscono i provvedimenti discutibili dell’amministrazione Bush, le recenti indagini che smentiscono alcune verità sull’11 settembre considerate, fino a poco tempo fa, inconfutabili; ognuno è a conoscenza di decine di inchieste, documentari ed anche di film di finzione che criticano l’operato di Bush e della sua amministrazione. In senso trasversale il lavoro di Range fa riflettere su quanto l’informazione possa essere manipolata e su quanto ogni notizia ed ogni evento possano essere montati in modo tale da riflettere qualsiasi tipo di propaganda politica. La morte di Bush è un tema che sicuramente porterà gente nei cinema, e non si tratta di una nostra supposizione, ma proprio degli intenti di Gabriel Range. Il problema è che il suo thriller non aggiunge niente di nuovo dal punto di vista della critica sociale né, tanto meno, da quello dell’inchiesta.
Al di là dello squilibrio fra tecnica registica e tematiche affrontate, si sta verificando un vero e proprio boicottaggio nei confronti di questo lavoro. Che si discuta prima dell’uscita di un film è fatto normale e talvolta anche utile ai fini del lancio commerciale. Ma condannare, accusare di apologia della violenza e di cattivo gusto, criticare un film che non si è visto è solo sinonimo di ignoranza. Non vi è niente di sovversivo in Death of a President. Bush viene addirittura dipinto come un uomo amato e rispettato dalla sua gente. Prima di giudicare, bisognerebbe osservare. Il film non ci ha convinti né appassionato, ma forse l’unico boicottaggio da effettuare dovrebbe essere quello contro giornali e telegiornali che falsano continuamente l’informazione e il cui unico compito è quello di censurare e manipolare. Noi, silenziosamente allora, preferiamo aspettare la morte vera di Bush. Quella elettorale, s’intende.
(Death of a President) Regia: Gabriel Range; soggetto e sceneggiatura: Gabriel Range e Simon Finch; fotografia: Graham Smith; montaggio: Brand Thumim; musica: Richard Harvey; interpreti: Hend Ayoub (Zahra Abi Zikri), Brian Boland (Larry Stafford), Becky Ann Baker (Eleanor Drake), Robert Mangiardi (Greg Turner), Jay Patterson (Sam McCarthy), Jay Whittaker (Frank Molini), Michael Reilly Burke (Robert H. Maguire), James Urbaniak (Dottor James Pearn), Neko Parham (Casey Claybon), Seena Jon (Samir Masri), Christian Stolte (John Rucinski), Chavez Ravine (Marianne Claybon), Patricia Buckley-Moss (Dawn Newton), Patrick Clear (Adam Brock), Malik Bader (Jamal Abu Zikri), Tony Dale (Al Claybon); produzione: BOROUGH FILM LTD., CHANNEL 4 TELEVISION CORPORATION, CHICAGO BOROUGH FILMS; distribuzione: Lucky Red 2007; origine: GB; durata: 90’; web info: sito ufficiale
