Disconnect
Parliamo di un buon film. Anzi, parliamo proprio di un ottimo film. Disconnect.
Non solo un titolo, non solo un incipit per questo notevole prodotto cinematografico, ma anche e soprattutto un consiglio: disconnettersi dalla rete, a volte, può essere un gesto tanto semplice quanto vincente.
In concomitanza temporale con tutti gli ultimi casi di studio sulle patologie che possono derivare dall’eccessivo sfruttamento del web, dalla ormai ben nota “discomgoogolation” alla più frequente e apparentemente meno dannosa bramosia di accendere in continuazione la macchina meccanica che tanto crea dipendenza, Disconnect propone tre storie fondamentali e separate che si uniscono irrimediabilmente nel corso del film.
Tutto comincia dal filone dell’ultimogenito della famiglia Boyd, il quale, grande appassionato di musica nonché teenager alle prese con le tante paure dell’adolescenza, tenta il suicidio quando scopre che dei compagni di scuola, per prenderlo in giro, hanno messo in rete una sua foto scabrosa mandata ad una finta ragazza attraverso un account inventato su facebook. Proseguendo abbiamo un giovane diciottenne americano che decide di aderire alla proposta, fattagli da una giornalista televisiva, consistente nel farsi intervistare sul proprio mestiere: vendere sesso on-line. E poi ancora, tanto per porre la cosiddetta “ciliegina sulla torta”, si va incontro alla storia dell’ex soldato dei marines e di sua moglie, una coppia che apparentemente non ha più nulla da dirsi in seguito alla morte di un figlio e che, invece, si riscopre e si aiuta reciprocamente nel momento del bisogno incarnato da una pesante truffa su internet.
Con la sapienza conclamata nell’utilizzo della macchina da presa e con la più che apprezzabile volontà di rendere la velocità dei movimenti, degli usi, dei costumi e dei modi di vivere della nostra società post-industriale dominata dalle macchine-computer, Henry-Alex Rubin crea un intenso capolavoro emotivo sulla pregnante scia musicale di Sail dei Awolnation.
A ritmo degli skate che si muovono come il vento lungo le strade di un’America schiava degli strumenti elettronici, Rubin ricostruisce la nostra vita quotidiana, passo dopo passo, alla ricerca di quei tanto dibattuti “difetti della rete” che indubbiamente portano con sé, in molti casi, conseguenze del tutto catastrofiche.
Parlare di internet significa ormai parlare del fulcro delle nostre vite. E Disconnect parla delle nostre vite con una tenacia tale da far seriamente riflettere sul destino che attende un’umanità, quella a cui apparteniamo, tanto più debole quanto più diventa forte il suo alter ego meccanico.
(Disconnect) Regia: Henry-Alex Rubin; soggetto e sceneggiatura: Andrew Stern, Henry-Alex Rubin; fotografia: Ken Seng; montaggio: Kevin Tent; musica: Max Richter; costumi: Catherine George; interpreti: Jason Bateman (Rich Boyd), Hope Davis (Lydia Boyd), Frank Grillo (Mike Dixon), Michael Nyqvist (Stephen Schumacher), Paula Patton (Cindy Hull); produzione: LD Entertainment, Wonderful Films; distribuzione: Exclusive Media; origine: U.S.A., 2012; durata: 110’; web info: http://mediabiennale.webforma.it/do...