The Paternal House
Come in una tragedia greca, in cui le colpe dei padri si trasmettono per via di sangue alla discendenza, condannata a soffrire per offese agli dei che si perdono nel passato fino all’oblio, The Paternal House dell’iraniano Kianoush Ayyari racconta delle ripercussioni su una famiglia di Teheran di uno dei crimini peggiori che si possano concepire: l’omicidio di una figlia.
Il film inizia nel 1929, per coprire un lasso tempo che arriva sino al 1996. E’ una vera e propria saga familiare, che porta sullo schermo le vicende più drammatiche che colpiscono il nucleo di abitanti della casa in cui si consuma tutta la storia, vera protagonista del film e sua unica ambientazione.
In particolare vengono isolati tutti quei momenti in cui il passato torna a riaffiorare, in cui il crimine incancellabile torna a ripercuotersi anche sulle generazioni non direttamente toccate da esso.
Siamo nel 1929: una ragazza torna a casa e capisce che il padre vuole ucciderla quando vede il fratello piccolo scavare una fossa in cantina. Sappiamo che ha disonorato la sua famiglia, ma non in che modo. La sequenza iniziale colpisce per una cruda violenza a cui lo spettatore non può che essere impreparato: padre e figlio braccano la ragazza ed insieme la uccidono, ricoprendo poi in tutta fretta la sua tomba perché madre e sorelle, al loro ritorno, non scoprano l’accaduto, affinché pensino che è semplicemente fuggita.
Da ora in poi in poi i salti temporali ci portano ai momenti salienti in cui i membri della famiglia, nelo corso degli anni, scoprono che la cantina nasconde in realtà la tomba della vittima innocente.
Intorno alle mura della casa in cui siamo perennemente confinati si svolge la storia dell’Iran, sempre solo lontanamente accennata, di cui siamo consapevoli per il suo riflettersi sulla storia privata del film: i sovietici bloccano i rifornimenti alla città, le donne cominciano a ribellarsi ai matrimoni combinati, vanno all’università, lavorano fuori dalle mura domestiche.
Kianoush Ayyari imposta la sua opera su un punto di vista molto forte e strutturato, su cui erige in modo stringente e senza sbavature la struttura narrativa. Esemplificazione di questo discorso e filo rosso del film è un’inquadratura in soggettiva, assegnata a diversi personaggi, del cortile della casa visto dalla grata della finestra in cantina e sempre dalla stessa angolazione. Fino a giungere al momento in cui, invece che bambini sull’altalena, dalla finestra vedremo solo le rovine della casa ormai abbandonata e su cui incombe la demolizione imminente. Ma senza che con essa venga abbattuto il ricordo del crimine, che oltrepassa definitivamente le mura in cui era stato confinato.
(Khanéh Pedari) Regia: Kianoush Ayyari; sceneggiatura: Kianoush Ayar;montaggio: Kianoush Ayyari; musica: Behzad Abdi; interpreti:Mehdi Hashemi, Mehran Rajabi, Nasser Hashemi, Shahab Hosseini; produzione: Abandad Film; origine: Iran; durata: 100’.