Donne-moi la main - Torino Film Festival 2008 - Concorso
Esistono delle cinematografie il cui glorioso passato grava sui giovani autori. Un peso insopportabile per le spalle ancora troppo fragili di registi e sceneggiatori alle prime opere. La nuova cinematografia francese, ad esempio, pare un emblema di questo fenomeno. Inseguendo le tracce dei loro auteurs questi giovani artisti si perdono in pellicole dalla logica sfuggente, slegate nella narrazione e prive di quel pathos, tipico delle grandi opere d’oltralpe, in grado di sorreggere qualsiasi tipo di incongruenza o assurdità. Donne-moi la main di Pascal-Alex Vincent può esser preso ad esempio come tipico tentativo di inseguire questo tipo di climi ed atmosfere.
Come dichiarato dallo stesso regista, Donne-moi la main, avrebbe dovuto essere un film di atmosfere, di sensazioni, di umori. Una pellicola poetica, senza una precisa logica interna, fondata sull’empatia fra lo spettatore e la storia narrata. Il racconto di formazione di due gemelli, Antoine e Quentin, quindi, nel suo assurdo susseguirsi di incontri, relazioni, separazioni e riavvicinamenti, nella mente del regista, rappresenterebbe una metafora del lungo processo di formazione di un “Io” e della continua ricerca di se stessi. Un’idea intrigante ma che, mancante del pathos necessario, perde tutta la sua efficacia. Il rischio che si corre nel realizzare opere di questo genere è infatti proprio quello di non riuscire a creare quella sorta di magica alchimia fra spettatore e messa in scena in grado di rendere possibile l’impossibile, logico l’assurdo. Senza quella chimica non si possono non notare le troppe illogicità di una sceneggiatura volutamente irrazionale e incongruente, le tante inquadrature forzatamente poetiche, i superflui tentativi di richiamare alla mente(forze anche furbescamente) quel cinema di pathos ed emozioni che ha reso grande quest’arte in Francia.
Questo fenomeno di emulazione non riguarda solo la Francia ma molti di quei paesi, Italia compresa, il cui passato glorioso fatica a trovare oggi degni successori. Pellicole come Donne-moi la main dimostrano invece quanto bisogno ci sia, oggi, di giovani registi, sceneggiatori, autori che sappiano sdoganarsi dai canoni della propria cinematografia classica, trovando così un nuovo linguaggio. Le sfide che la contemporaneità ci pone, l’intricata condizione socio-culturale nella quale viviamo, merita e necessita un’arte, e un cinema, che sappia raccontarla con la forza e la passionalità con la quale i movimenti degli anni ’60 e ’70 seppero raccontare le loro.
Giampiero Francesca
(Donne-moi la main) Regia: Pascal-Alex Vincent; sceneggiatura: Pascal-Alex Vincent, Martin Drouot;fotografia: Alexis Kavyrchine; montaggio: Dominique Petrot; interpreti: Alexandre Carril (Antoine), Victor Carril (Quentin), Anaïs Demoustier (Clémentine), Samir Harrag (Hakim), Patrick Hauthier (l’uomo alla stazione/Man at the Station), Katrin Sass (la donna sul treno/Woman on the Train), Fernando Ramallo (il giovane spagnolo/Young Spanish Boy); produzione: Local Films; distribuzione: Local Films; origine: Francia, Germania, 2008; durata: 80’.