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Due vite per caso

Pubblicato il 8 maggio 2010 da Viviana Eramo


Due vite per caso

Per il suo esordio al cinema, Alessandro Aronadio sceglie di ispirarsi al racconto Morte di un diciottenne perplesso di Marco Basonetto ed immagina un “ragazzo senza qualità” che a 24 anni lavora, miseramente pagato, in una serra. Con principi di costruzione alla Sliding doors, il film ipotizza le due vite possibili del protagonista, legando il momento di svolta e di sdoppiamento proprio nel prologo della pellicola.

Piove. Matteo e il suo amico corrono in macchina per raggiungere il pronto soccorso, tamponano un’auto della polizia con due agenti in borghese che, a dir poco indispettiti, decidono di picchiare selvaggiamente i due ragazzi. Oppure, in alternativa, Matteo frena in tempo e il peggio, forse, è evitato.
A partire da qui, dall’idea che un momento, per puro caso, possa decidere un’intera esistenza, il film ci mostra due storie possibili. Ma la vera intuizione di Due vite per caso consiste nell’inserire questo noto e fortunato stratagemma narrativo all’interno di una visione del Caso che faccia tutt’uno con le premesse (e le capitolazioni) stesse del film, nate da una riflessione efficace sulla precarietà giovanile del Belpaese.

Il film tratteggia un protagonista senza reali obiettivi né motivazioni, che vive nell’ eterna e passiva attesa di un’occasione, di un riscatto e che non a caso frequenta un locale che si chiama "Aspettando Godard". Se non si fa altro che aspettare una rivoluzione che non esiste e che non si sta contribuendo a delineare, inevitabile è la crescita del sentimento della rabbia, figlia diretta dell’insoddisfazione. Così che Matteo venga picchiato dai poliziotti o, viceversa, venga risparmiato e paradossalmente diventi egli stesso un uomo in divisa, la sostanza del suo Destino sembra di fatto già segnata, vista l’assenza di reali alternative che il Paese sembra non offrire e la sostanziale arrendevolezza di Matteo, che si condanna ed è condannato a “tirare avanti” a soli 24 anni.

La forza maggiore del film probabilmente è proprio, non a caso, questa doppia pista, che rappresenta, pur senza restituirne in toto la complessità, una realtà dove le possibilità per costruirsi un futuro dipendono sempre più spesso da condizioni imposte da una società che non lascia scelta, proprio nel cuore della vita di un uomo dove - come la stessa società manda a dire - tutto, potenzialmente, dovrebbe essere possibile. Pregevole dunque che ciò sia messo in atto dal film non solo dal punto dei vista dei contenuti, ma pure attraverso un meccanismo narrativo che ne sposa premesse e obiettivi.
Rimane da decidere se questa scelta sia più furba che originale o viceversa, visto che, in fondo, a fronte del mantenimento della doppia pista, il difetto più grave del film risiede proprio su un evidente scollamento tra la vicenda personale di Matteo e il quadro d’insieme. Due vite per caso, infatti, non contestualizza con la necessaria dose di forza e coraggio il riferimento ai fatti del G8, a proposito quali sembra decidere di non schierarsi. E’ lo stesso Matteo a dimostrarlo nel finale, quando - congelato in un frame con sguardo in macchina, gemello di quello de I 400 colpi - “sembra proprio voler dire allo spettatore: con che diritto mi giudicate?”.


CAST & CREDITS

(Due vite per caso); Regia: Alessandro Aronadio; sceneggiatura: Alessandro Aronadio e Marco Bosonetto (liberamente ispirato ai fatti del G8 di Genova del 2001 e al libro "Morte di un diciottenne perplesso" di Marco Bosonetto); fotografia: Mario Amura; montaggio: Claudio Di Mauro; musica: Louis Siciliano; interpreti: Lorenzo Balducci (Matteo Carli), Ivan Franek (Ivan Janacek), Isabella Ragonese (Sonia), Riccardo Cicogna (Sandro Corvino); produzione: ANNA E SAURO FALCHI PER A-MOVIE PRODUCTIONS; distribuzione: LUCKY RED; origine: Italia, 2009; durata: 88’


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