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EAST OF PARADISE

Pubblicato il 17 ottobre 2005 da Edoardo Zaccagnini


EAST OF PARADISE

Quello di Lech Kowalski è un documentario personale costruito su due parti indipendenti e complementari. Svincolate perché basate su un approccio ed uno stile decisamente lontani, e ad incastro perché dalla macchina ferma, il primo piano e il monologo della prima frazione, nascerà la scintilla, autobiografica ed esplosiva, della seconda parte. Da una stanza gialla e spoglia iniziamo ad ascoltare l’eruzione, commossa e tremolante, di un’anziana donna polacca, il racconto di una deportazione inumana, l’esperienza di una sopravvivenza disperata, di una lotta individuale dentro le barbarie della grande Storia del novecento. Assistiamo al rapporto minuzioso della vita nei campi di prigionia siberiani, del freddo, della violenza quotidiana fisica e psicologica, delle infinite morti assurde. Proviamo, ancora una volta, ad entrare dentro quella voce, a rispettarla e ad ascoltarla fino in fondo, a non dimenticare mai. Pensiamo anche, tuttavia, a quanto il cinema ci abbia già detto a riguardo e come un monologo di quel tipo, oggi e forse, possa funzionare meglio a teatro. Non neghiamo di aver pensato che il film fosse tutto lì e di aver creduto di dover soffrire per quasi due ore. Poi veniamo improvvisamente risvegliati da una lunga e immobile inquadratura di una New York illuminata da luce meridiana. E’ l’inizio della seconda parte, della reazione di un figlio alla rabbia per il dolore materno, un viaggio nella libertà più estrema e in tutti i "pericoli" che essa comporta. Il mondo sfrenato e senza regole conmuni della metropoli più tale si contrappone diametralmente alla negazione della dignità umana che la prima parte rappresenta. Cambia la scena e cambia il linguaggio: lo squarcio sul mondo del porno, dell’eroina, del rock dei sex pistols, della sofferenza che caratterizza anche queste scelte, risulta di una vicinanza alla vita confortante se paragonata all’esperienza della madre dell’autore. Il racconto diventa urgente, irrazionale, emotivo e di forte impatto. Un film sulla scelta e sulla libertà.

[Settembre 2005]

Regia, fotografia, montaggio: Lech Kowalksi,interpreti: Werla Kowalski, produzione: Blanche Guichou


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