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En solitaire

Pubblicato il 6 dicembre 2013 da Francesca Polici

VOTO:

En solitaire

Se negli ultimi anni abbiamo assistito ad una vera e propria rinascita del cinema francese, con opere che hanno avuto uno straordinario successo su scala internazionale, sicuramente in questo panorama En solitaire, opera prima di Cristophe Offenstein, si colloca fra i prodotti più deboli e forse meno riusciti. I grandi nomi dello straordinario cast lasciavano ben sperare, in particolar modo quello del protagonista François Cluzet, notevolmente apprezzato per la superba interpretazione del precedente Quasi amici. Un richiamo dato anche dai produttori della pellicola, gli stessi della toccante opera di Nakache e Toledano, una trovata pubblicitaria poco funzionale però ai fini del successo del film. Se da una parte infatti, il richiamo intimistico di Quasi amici può portare gran parte del pubblico in sala, dall’altra il conseguente confronto che ne deriverebbe sarebbe a dir poco sconfortante.
Passione, determinazione, competizione e allo stesso tempo amicizia, famiglia e integrazione, sono le molteplici sfaccettature racchiuse nella pellicola francese. Yann Kermadec è un uomo di 57 anni rimasto vedovo con una bambina a carico. Talentuoso skipper della DCNS (Società Direzione delle Costruzioni Navali), sogna di fare il giro del mondo in solitario, vincendo la sua prima Vendée Globe. In piena gara però, è costretto a fermarsi nei pressi delle Canarie a causa di un guasto tecnico, in cui a sua insaputa sale a bordo Mano Ixa, un giovane di soli 16 anni che sogna di raggiungere la Francia per realizzare i suoi sogni. Quando Yann si accorge della presenza di Mano è troppo tardi, si trova nel bel mezzo dell’oceano e, seppure riluttante inizialmente, alla fine decide di tenerlo a bordo, instaurando con questo un rapporto a tratti quasi commovente. In parallelo si svolge l’intreccio narrativo che vede come protagoniste la fidanzata di Yann e la sua piccola figlia, che fra mille difficoltà riusciranno ad instaurare un profondo legame.
Notevoli dunque le tematiche affrontate dall’autore, le stesse tanto care al cinema francese che vengono spesso riproposte. Ma il regista nell’affrontare tutto questo, delle volte cade in un eccessivo sentimentalismo accompagnato da un didascalismo che mai abbandona l’intera narrazione. Il regista pare quasi si senta in dovere di spiegare ai suoi spettatori il più piccolo accadimento, levando quindi a questi il piacere della sorpresa e della scoperta. Complice forse, anche il fatto che ci troviamo di fronte ad un esordio piuttosto complesso, il film di fatto è girato in condizioni estreme, a bordo di una barca nel bel mezzo del mare. Ma dal punto di vista tecnico Offenstein pare cavarsela piuttosto bene, l’impianto estetico nel suo complesso risulta essere più che apprezzabile, dal punto di vista meramente narrativo invece, l’autore si chiude all’interno di schemi prestabiliti seguendo alla lettere i vecchi canoni classici. Una regia dunque, incapace di osare, che ha la presunzione di concedere al suo film un respiro internazionale di cui è di fatto totalmente privo.
Notevolmente apprezzabile invece l’interpretazione di François Cluzet, che non fa altro che riconfermare quanto aveva già mostrato in passato. Un film quindi poco riuscito, ma in cui il regista ha lasciato intravedere delle capacità artistiche che si spera di vedere applicate e sfruttate con più successo nei prossimi film.


CAST & CREDITS

(En Solitaire); Regia: Cristophe Offenstein; sceneggiatura: Jean Cottin, Cristophe Offenstein; fotografia: Guillaume Schiffman; montaggio: Véronique Lange; musica: Victor Reyes; interpreti: Françoise Cluzet, Samy Seghir, Virginie Efira, Guillaume Canet, Karine Vanasse, Arly Jover, José Coronado, Dana Prigent; produzione: Gaumont – Les Film Du Cap; distribuzione: Lucky Red; origine: Francia, 2013; durata: 96’.


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