L’ORLANDO FERITO
Il titolo di questo documentario non può non evocare immediatamente il noto "Orlando furioso" opera fondamentale della "chanson de geste" carolingia. Non a caso il regista è un francese, incantato da Palermo, dove si imbatte casualmente nei pupi, icone della cultura medievale e di matrice angioino-aragonese.
Il punto di partenza del suo lavoro, non sono però le marionette e la loro funzione didattica intrisa di onirismo e storia, ma una celebre dichiarazione di Pier Paolo Pasolini risalente al 1975, in cui annunciava " la scomparsa delle lucciole e l’imminente trionfo del castello delle menzogne".
Il regista Vincent Dieutre, durante il suo percorso italiano viene fortemente colpito dalle parole che Pasolini aveva pronunciato in quel momento, le considera profetiche: lo erano a tutti gli effetti, tanto che Il periodo storico-politico che stiamo vivendo nel nostro Paese incarna esattamente la previsione del nostro più raffinato intellettuale italiano dell’età contemporanea.
La decadenza culturale e civile, si è manifestata attraverso il caos istituzionale e sociale, scardinando le certezze che il popolo italiano aveva con difficoltà e sacrificio costruito sulle ceneri della seconda conflitto mondiale e cercato poi di conservare dal dopoguerra fino ad oggi.
Dieutre sente però che la speranza di recuperare la bellezza perduta esiste, e la intravede soprattutto in Sicilia, nei suo giovani, ancora combattivi nonostante il clima di arretratezza e di crisi- condizione che secondo il regista esiste comunque in gran parte dell’Europa seppur in dimensioni più contenute.
I pupi parlano di questi temi come avrebbero parlato dei personaggi pasoliniani: senza filtri, senza sovrastrutture e fungono da fil ruoge ad un documentario, che purtroppo si perde nella seconda parte; l’autore infatti si sofferma in maniera quasi maniacale nel raccontare un incontro, nella composta Babele che è Catania, tra lui e un uomo sposato, il quale naturalmente ha una doppia vita. Pur apprezzando la generosità del racconto, non si comprende il motivo per cui si devii dalla tematica principale, ovvero il punto di vista di un francese e del suo miracoloso rapporto simbiotico con la tradizione siciliana e si vada a sciorinare una serie di eventi che reputeremmo banali. Non credo che Dietre possa salvarsi appellandosi alle tendenze omofobiche e al richiamo della figura di Pasolini.
Il film è nel complesso un gradevole affresco di vita che sembrerebbe sepolta dalle macerie della storia, ma che ha al contempo un misterioso senso di ribellione in se troppo potente per potersi ritenere finita.
(Rolando Blessé) Regia:Vincent Dieutre; sceneggiatura: Vincent Dieutre, Camille De Toledo, Giulio Minghini; fotografia: Arnold Pasquier; montaggio: Dominique Auvray ; origine: Francia; durata: 121 minuti ’.