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Enrico Lucherini: l’arte della comunicazione ad Assisi

Pubblicato il 16 febbraio 2010 da Mario Bove


Enrico Lucherini: l'arte della comunicazione ad Assisi

Cercando un po’ su qualche dizionario aggiornato (e smaliziato) ci si può imbattere nel termine lucherinata, lemma che gli addetti ai lavori più navigati utilizzano in maniera disinvolta già da tempo. La parola indica una “trovata promozional-pubblicitaria tesa a far circolare voci o notizie paradossali su attori e personaggi…” ed evoca quell’età dell’oro del cinema italiano, quella della dolce vita di via Veneto e dei paparazzi, alla quale ha contribuito fortemente il press agent tutto “genio e sregolatezza” Enrico Lucherini. Primo ad inventarsi il mestiere di addetto stampa in Italia del cinema, in attività dal 1959, il promotore romano ha favorito quel felice matrimonio fra realtà e verosimiglianza che ha permesso di lanciare nell’empireo del mito cinematografico personaggi del calibro della Loren e se a lei ci si può riferire semplicemente con “Sofia” lo si deve proprio al lavoro nell’ombra di Lucherini.

In continuo equilibrio, saltellando sopra le righe fra creatività e professionalità, Lucherini ha tracciato una carriera ben sintetizzata dalla definizione L’arte della comunicazione che, non a caso, è stato il titolo dell’edizione numero ventisette della rassegna Primo Piano sull’Autore. Una settimana dedicata al cinema reso celebre dalle trovate del press agent delle stelle e che dal 2 al 7 novembre ha portato come di consueto nella cittadina di Assisi numerosi addetti ai lavori della celluloide. La manifestazione diretta da Franco Mariotti rinnova il suo appuntamento stringendo l’inquadratura su un protagonista della cinematografia nostrana sia esso un attore, un regista, un produttore o un addetto stampa appunto. Primo Piano sull’Autore è anzitutto un incontro annuale fra vecchi colleghi di lavoro che hanno intrecciato i loro percorsi professionali nei diversi settori dello spettacolo e che si ritrovano periodicamente nella cittadina francescana sede del festival. Nell’ambito della manifestazione vengono assegnati i Premio Meccoli per il cinema, consegnati a giornalisti e testate per la loro attività nel campo della settima arte.

Accanto agli incontri sull’ospite di turno, per il secondo anno consecutivo Mariotti ha voluto includere la rassegna parallela La rivincita dei generi concentrata su quel sottobosco fertile di autori emergenti che qui presentano le loro opere prime. Nove registi italiani selezionati nell’ambito di quelle pellicole giudicate meritevoli dalla commissione del Primo Piano ma che non sono riuscite a godere di un’adeguata distribuzione. Mariotti crede molto nel sistema produttivo dei generi e con questa sezione speciale ha inteso dare il suo contributo “con l’auspicio che il cinema italiano torni grande”, ha esordito inaugurando gli incontri della rassegna, “così come quando si scrivevano film di genere negli anni ’50, ’60 e ’70…”. La manifestazione quest’anno ha dovuto rinunciare all’affettuosa presenza di Tullio Kezich, scomparso ad agosto dopo essere stato per diverse edizioni curatore della rassegna accanto a Mariotti. Spazio anche per una scarna esposizione di scatti dedicati ad Anna Magnani, fotografie di scena e fotogrammi tratti dalle sue più celebri interpretazioni, che ha accompagnato l’intera manifestazione.

GLI INCONTRI

Il Primo Piano sull’Autore è una rassegna atipica nel panorama culturale italiano. Prima di tutto, pur essendosi succeduti negli anni nomi importanti come Francesco Rosi, Bud Spencer e Terence Hill, Giuliano Montaldo, Marco Tullio Giordana, Pupi Avati non c’è la ricerca del clamore mediatico che, invece, viene instancabilmente perseguito altrove. Gli incontri di Assisi sono interessati sempre ad intessere un dibattito sul presente del cinema italiano, spesso guardato con l’occhio nostalgico di chi rievoca “i tempi d’oro quando qui si producevano più di trecento film all’anno…”, forte di esperienze decennali. Lucherini ha condiviso i suoi ricordi ed offerto alcuni commenti ai dibattiti in tre diversi appuntamenti, incontrando gli studenti dell’Università per Stranieri di Perugia il giovedì e riservandosi il weekend per gli “addetti ai lavori” (o meglio dire gli amici) invitati al festival.

VENERDI’: è possibile una rivincita dei generi?

Il primo pomeriggio del weekend lucheriniano ha riproposte per il secondo anno la formula di Mariotti per il rilancio del cinema italiano con i generi, rifacendosi alla fortunata stagione in cui operavano Bava, De Leo, Avati e molti altri registi che si sono cimentati con gli stilemi dell’horror, del “poliziottesco”, della fantascienza, del peplum o del western. Da due anni la rassegna di Assisi ospita una selezione di lavori prodotti da registi emergenti e raccolti programmaticamente nella sezione la rivincita dei generi. Quest’anno la vetrina ha esibito nove autori alle prime fatiche selezionati da Mariotti e soci. Il dibattito stimolato a margine delle proiezioni ha visto confrontarsi diversi esponenti della stampa e della critica, nonché della produzione cinematografica, sui temi più disparati a riguardo.

Riusciranno i generi a salvare il cinema italiano? Marco Spagnoli, Beppe Attene e diversi altri interventi, hanno animato la discussione infuocata cannoneggiando da un lato e dall’altra delle barricate pro o contro i generi, rievocando quel periodo a cavallo fra gli anni ‘60 e ’70 in cui il cinema italiano sfornava film di genere a più non posso e confutando la tesi secondo cui i generi siano uno strumento realmente promotivo per i film o che di genere si possa realmente parlare qui in Italia dove, stando a quanto ribadito da Bruno Torri che ha chiarito ulteriormente la differenza fra cinema d’autore, di genere e filone.

In coda all’irrisolvibile dibattito, Fabio Mariotti ha presentato i protagonisti della retrospettiva La rivincita dei generi, registi e produttori che hanno raggiunto il traguardo della prima o della seconda opera cinematografica. Nove le pellicole in proiezione presso il cinema Metastasio di Assisi che nella settimana hanno offerto al pubblico di curiosi e critici un verosimile assaggio di quanto offre attualmente la cinematografia italiana emergente.

SABATO: Lucherini, l’arte della comunicazione

Mariotti ha aperto la seconda giornata con un commosso saluto a Tullio Kezich, compagno di viaggio del Primo Piano sull’Autore nonché fra i suoi primi animatori, passando poi il microfono a Lina Wertmuller. La regista ha proseguito ricordando alcuni aneddoti salienti che l’hanno legata a Kezich come quei giorni in cui divise la macchina da presa con Tullio sul set di Salvatore Giuliano di Rosi. Dovevano riprendere l’assalto a Portella delle Ginestre e, mentre Kezich si impaurì per l’irruenza dei cavalli che correvano tutt’intorno, Lina, ricorda che stette ferma a guardare l’inquadratura incurante di quanto stesse accadendo. Quell’esperienza “separò” il futuro dei due, incoraggiando Kezich a proseguire la carriera di critico cinematografico, così come lui stesso le ricordava. “Tullio non ha sbagliato un colpo”, ha più volte ripetuto la Wertmuller, “perché non stava in casa e scriveva, ma frequentava moltissimo i set, si interessava alla lavorazione dei film, agli attori. Non aveva l’aspetto del critico perché restava prima di tutto uno studente ed un appassionato di cinema…

Si è poi passati ad un divertente carosello di omaggi, aneddoti, ringraziamenti e saluti per omaggiare Enrico Lucherini e gli anni in cui ha contribuito a rendere famoso il cinema italiano. L’inizio è affidato allo storico del cinema Italo Moscati che ha definito Lucherini un “fallito di successo”, ricordando come prima di diventare un promotore, l’animatore della dolce vita romana abbia prima tentato la carriera di attore, venendo clamorosamente bocciato da un grande regista. Giuliano Montaldo ha invece ironicamente fatto notare come abbia visto crescere “’sto ragazzaccio…”, Barbara Palombelli ha sottolineato il merito di Lucherini nell’aver capito per primo che lo spettacolo “ha inglobato tutto come se ognuno fosse su un set” e nell’essere generoso condividendo notizie con tanti colleghi. Il comico Riccardo Rossi ha intrattenuto la platea del comune di Assisi con una divertente rievocazione dei tempi in cui lavorava per Lucherini, ne ha stigmatizzato il cinismo raccontando di una notte in cui Lucherini, commentando al telefono la notizia dell’improvvisa la morte di un nome famoso regista, gli disse “vabbè, cancellalo dalla rubrica…”.

Non da meno gli aneddoti leggendari raccontati da Lucherini in prima persona, come i finti amori ed i tradimenti inesistenti, le gaffe delle primedonne, il falso scoop per suscitare il clamore attorno alla Loren quando, in occasione della presentazione di un film a Cannes, Lucherini ruppe il vetro di una porta del cinema con una gomitiera di ferro, spaventando a morte la Loren stessa, accaduto che venne poi attribuito lucherinamente all’entusiasmo dei fan per l’attrice. Poi il bagno delle quattro ragazze protagoniste de La notte brava, “gettate” in una fontana per promuovere il film con una notizia scandalistica, prima che Fellini girasse la celeberrima scena con la Ekberg e prima che nascessero i giornali specializzati nella cronaca rosa. “Una delle cose che tendo sempre a fare”, ha poi rivelato Lucherini “è quella di individuare per ogni film una foto/logo che diventi il simbolo di tutta l’opera… E poi”, altro insegnamento da maestro “inventare sempre qualcosa fino all’ultimo, cioè prima dell’inaugurazione…”. Ma Lucherini ci lascia con un’idea rivelata in diretta alla Capotondi per promuovere la fiction su Sissi principessa d’Austria “Durante il ballo delle debuttanti, il ballo più importante d’Europa, fai finta di svenire davanti ai reporter… Sarai sicuramente la più fotografata del momento!”.

I PREMI

Diversi sono stati i premi assegnati dalla folta giuria presieduta da Franco Mariotti a diverse personalità del mondo dell’informazione collegata al cinema. I Premio Meccoli per il cinema sono andati a Bruno Torri, presidente del sindacato dei critici cinematografici per la sua carriera al servizio della critica, a Giovanni Bogani come miglior critico dell’anno per la carta stampata insieme a Susanna Rotunno, Luca Giannelli e Marco Baldini per il lavoro svolto rispettivamente nella tv pubblica, in quella privata ed alla radio. Antonella Amendola è stata giudicata la migliore giornalista cinematografica, Il ragazzo selvaggio è stato il miglior periodico specializzato, Liberazione il migliore non specializzato, mentre nel web ha primeggiato Osservatorio Cinema - Cinemonitor. Riconoscimenti anche per il settore editoriale con tre premi pari merito: Vittorio Giacci con il suo saggio su Carlo Lizzani, Matteo Pollone e Caterina Caricano con un libro su Neil Jordan e un lavoro di Laura Delli Colli su Ferzan Ozpetek. Premio speciale infine a Claudio Trionfera capo ufficio stampa di Medusa.



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