EVENTO SPECIALE: FACE ADDICT

Forse non sarà un capolavoro, ma certamente è l’unico film che in questa prima tranche di Festival ha suscitato discussioni, attenzione, anche qualche piccola polemica. Il documentario Face addict, opera seconda del fotografo svizzero-italiano Edo Bertoglio segue Downtown 81 (1981) sul pittore Basquiat (presentato a Cannes nel 2000 dopo una lunga gestazione di quasi vent’anni) e altro non è se non sostanzialmente un viaggio della memoria alla ricerca degli spettri del passato. Un passato che, per una (in?)felice e a quanto sembra irripetibile combinazione di tempo e di luogo, si è svolto in quella straordinaria fucina di geniale e talentuosa futilità glamour qual’è stata la New York tra gli anni Settanta e gli anni Ottanta. In quel periodo New York potrebbe chiamarsi anche solo Andy Warhol Factory: nell’entourage del Genio Creativo si muove tutta una serie di personaggi talvolta altrettanto geniali (come Keith Haring e la meteora Basquiat, entrambi morti prematuramente), talvolta meno. Ritrovando dopo anni la forza di riaprire i suoi archivi fotografici, Bertoglio decide di tornare nella Grande Mela alla ricerca dei fantasmi delle migliaia dei volti da lui immortalati, in una continua passione simile ad una droga (da cui il titolo, letteralmente “dipendente dai volti”).
E di droga si parla anche molto, dato che lo stesso autore ne è stato vittima per anni e da poco è riuscito ad uscirne: la droga rappresenta forse uno degli aspetti più controversi di questo documentario, in quanto, pur nell’insistito messaggio politically correct a posteriori della sua dannosità, appare come il motore delirante di una creatività che forse altrimenti non sarebbe esistita. Certo, Warhol non si è mai drogato, come tengono a sottolineare i protagonisti, e non basta la droga per diventare un genio, tuttavia l’amato e odiato mix di cocaina ed eroina appare un ingrediente necessario, quasi un personaggio a sé, più ancora dell’AIDS, che ha falcidiato tante delle “comparse” dell’epoca, cosa che inquina sottilmente l’animo dello spettatore.
In questo viaggio inevitabilmente nostalgico (anche se adesso tutti si dicono sereni e riconciliati), l’aspetto più interessante è costituito dai “sommersi e i salvati”. Tra gli ex ragazzacci dell’epoca molti si sono realizzati e “integrati”, come del resto accade dopo tutte le “rivoluzioni”: è il caso di Glenn O’Brien, ora brillante scrittore, di James Nares, pittore alla moda con elegante galleria d’arte, o di Debbie Harry, ex cantante dei Blondie, che dopo alterne vicende è tornata sulla cresta dell’onda. Altri non ce l’hanno fatta e pur sopravvivendo o hanno dovuto lasciare NY, come la splendida modella Wendy, in esilio volontario a Detroit per uscire dalla droga e ridotta ad un simulacro di se stessa, o Walter Steding, violinista e pittore scoperto tanti anni prima da Warhol in una discoteca. Dopo la chiusura della Factory è stato tra coloro che non ha saputo (o voluto?) integrarsi furbamente nel sistema e ancora crede nell’arte come valore etico: ridotto quasi allo stadio di clochard, espone le sue opere in un garage, rivendica fieramente la sua “missione”, anche a costo di finire in un ricovero per senzatetto. A lui Bertoglio guarda come simbolo di un riscatto morale, di una generazione che per sua stessa ammissione ha perso: tuttavia non mancano accenti di patetismo che si potevano evitare, come nel finale il risultato delle analisi che dimostra che ormai sia negativo a tutte le sostanze tossiche.
Non è un film autoreferenziale o eccessivamente personale, come qualcuno ha osservato, ed è innegabile che tratta di temi universali e ripercorre un luogo-tempo che forse abbiamo troppo presto dimenticato ( i famosi cinque minuti di celebrità che non si negano a nessuno?) e di innegabile interesse. Forse però non avrebbe guastato qualche informazione in più sui personaggi intervistati e citati, che non sono familiari a chi non c’era, o se, c’era, non era così glamour.
[7 Agosto 2005]
Regia e fotografia: Edo Bertoglio;
Sceneggiatura: Edo Bertoglio, Gaia Guasti;
Montaggio: Gilles Dinnematin, Jacopo Quadri;
Musica: John Lurie, Franco Piersanti;
Interpreti: Walter Steding, Glenn O’Brien, John Lurie, Maripol, Deborah Harry;
Produzione: Downtown Pictures, Amka Film productions;
Origine: Italia/Svizzera 2005:
Durata: 102’
