FEFF 2010 - Invisible Killer - Concorso

Invisible Killer è un film che va visto e analizzato da due due punti di vista differenti. Il primo, quello forse più scontato, è un punto di vista morale: è giusto violare la privacy delle persone mettendo nell’immenso calderone del web notizie, foto e video che spesso vanno a ledere l’intimità e la reputazione di ogni singolo individuo? L’altro, quello sicuramente più interessante, ci mostra con occhio estremamente più critico l’opera terza di Wang Ling, facendo saltare all’occhio dello spettatore più attento un contenuto politico: Invisible Killer è un film di propaganda contro la rete e la libertà di accesso ad essa da parte di tutta la popolazione cinese?
Il film prende spunto da un fatto di cronaca. Le prove video dell’adulterio di una giovane donna pubblicate su internet, spingono quest’ultima al suicidio. Il tutto si svolge come un thriller ricostruito al contrario, dove la polizia cerca di scoprire la verità su di una morte che tutto sembra essere tranne che accidentale. Entriamo così in un mondo fatto di giochi di ruolo alienanti (spesso i protagonisti davanti al monitor del computer sembrano assumere un’espressione da zombie), chat virtuali che sostituiscono quasi completamente la vita reale e blog nei quali, nascosti dietro il nickname di una nuova identità, far uscire senza timori la propria personalità.
Tutte cose molto interessanti e sicuramente in parte vere, ma che analizzate dal punto di vista della macchina da presa di Wang Ling assumono quasi un significato di propaganda politica contro internet. La rete viene demonizzata, viene mostrato solo il suo lato negativo tralasciando tutti i vantaggi che essa può portare da un punto di vista di libertà e democrazia se usata (come ogni cosa del resto) in maniera opportuna ed intelligente. In tal senso basta analizzare alcune battute del film dove più di una volta la polizia di Yangshan (piccola cittadina situata su un’isola della Cina meridionale) usa parole di disprezzo nei confronti dei cibernauti, dicendo che chiunque usi internet si pone al di sopra della legge e che niente e nessuno può permettersi tale "libertà". Gli affamati di scoop da mettere sul web, vengono dipinti in maniera grottesca e surreale, come dei poveri, tristi individui che non hanno nulla di meglio da fare, se non postare le vite degli altri su internet. Vita virtuale che sostituisce in tutto e per tutto quella reale, mostrando alcune scene in cui i protagonisti si dimenticano addirittura di mangiare, pur di continuare a chattare e a simulare una nuova esistenza attraverso i propri avatar.
Detto ciò va anche rimarcato che da un punto di vista formale e di messa in scena il film è davvero notevole. La fotografia, tratto distintivo del cinema di Ling, è molto curata (Invisible Killer è il primo film cinese girato con la RedOne) e segue l’evoluzione dei suoi personaggi in maniera sobria ma al contempo opportuna. Bellissime le ultime sequenze che vedono protagonista la giovane donna ormai schiacciata dall’onta della vergogna e del disonore, livide e cupe come il velo di tristezza insinuatosi nei suoi occhi e nel suo cuore. Gli attori sono tutti molto bravi ad alternare una recitazione realistica, quasi documentaristica, a un’altra molto più grottesca e caricaturale.
Ci piacerebbe poter vedere ed analizzare la sceneggiatura originale del film, a lungo tra le mani dei censori cinesi prima di essere approvata, e constatare a quali compromessi sia dovuto scendere Ling per poterla girare, poichè alla luce di ciò che è il film oggi, non si può non pensare che questa pellicola non sia del tutto onesta.
(Wu Xing Sha); Regia: Wang Jing; sceneggiatura: Xie Xiaodong e Wu Fang; fotografia: Li Ran; montaggio: Feng Wen; musiche: Qiu Ye; interpreti: Yin Xiaotian, Feng Bo, Tang Yan, Li Yixiang; produzione: Massway Film; origine: China, 2009; durata: 90’.
