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FEFF 2010 - The message - Concorso

Pubblicato il 29 aprile 2010 da Matteo Botrugno


FEFF 2010 - The message - Concorso

La guerra sino-giapponese ha fornito molto materiale per storie riguardanti i delicati rapporti fra Cina e Giappone sia in opere in cui si è puntato, da una parte e dall’altra, a rievocazioni e ricostruzioni di carattere storico-politico, sia in film di spionaggio in cui la Storia diveniva il pretesto per racconti ad alta tensione. Sembra inserirsi in questa seconda categoria l’opera dei talentuosi registi cinesi Chen Kuofu e Gao Qunshu.
La vicenda si svolge nel 1942, durante la seconda fase del confitto parallelo alla seconda guerra mondiale, conflitto che contrapponeva, per l’appunto, Cina e Giappone. Data la scarsezza di mezzi dell’esercito cinese, una delle strategie più usate dalla resistenza fu proprio quella di gestire informazioni riservate per colpire, tramite attentati e atti di terrorismo, alcuni elementi di spicco dell’esercito giapponese (anche The anarchists di Yu Yong-Sik, sceneggiato da Park Chan-Wook con lo stesso regista, pur essendo ambientato nella prima fase dell’occupazione giapponese, mette in luce la strategia bellica di una serie di anarchici provenienti da una Corea stretta nella morsa dei due colossi asiatici). Gli agenti governativi stanno cercando il "Fantasma", messaggero del misterioso Magnum, uno dei leader della resistenza cinese. Il colonnello Takeda attira cinque sospettati in un castello in modo tale da riuscire a smascherare colui (o colei) che sta mettendo in serio imbarazzo l’esercito giapponese. Ovviamente non sveleremo in questa sede chi fra i cinque sia il fantasma e chi arriverà alla resa dei conti finale.
La complessità di The message non riguarda l’intrigo, forse non tra i più originali, nè la narrazione, scandita da un ritmo vivace e da pause intense, necessarie per entrare nelle psicologie e nelle ambiguità dei personaggi. Al di là di qualche piccola pecca nelle prime sequenze, forse troppo confusionarie e poco coinvolgenti, The message è un film di alto livello, soprattutto per quanto riguarda lo stupefacente livello tecnico che dona spettacolarità ad ogni scena ed enfatizza ogni sequenza (anche grazie al supporto di una colonna sonora potente ed epica). Il lavoro del direttore della fotografia Jake Pollock, molto richiesto nel cinema cinese, è assolutamente in linea con il carattere pomposo della pellicola. Ogni inquadratura diviene un quadro illuminato in cui Pollock si diverte a usare tutti i colori della sua tavolozza: dalle sequenze notturne nel castello, in cui vengono ricreate atmosfere simili ai lavori di Corman tratti dai racconti di Poe, alle tinte acide delle sequenze delle torture, che tanto rimandano più allo splatter che ai classici stilemi del film giallo o di spionaggio. In The message l’occhio viene continuamente appagato dall’eleganza di carrellate, piani-sequenza (pregevole l’utilizzo della steady) e da una serie di effetti speciali che donano quel dinamismo che rende in qualche modo più moderna la vicenda narrata.
Dal punto di vista narrativo, tolte le difficoltà di rodaggio iniziali, la storia viene raccontata tramite una narrazione disinvolta, arricchita da continue invenzioni e supportata, da una serie di attori decisamente convincenti, in primis le due protagoniste femminili. L’ispirazione alle tecniche del giallo classico (non sarebbe un’eresia notare alcuni parallelismi dal punto di vista prettamente letterario con l’opera di Agatha Christie e, da quello cinematografico, con i film di spionaggio degli anni ’60) è il collante che unisce le piastrine di un mosaico apparentemente impossibile da risolvere, mosaico in cui si percepisce la ricerca, da parte dei due cineasti cinesi, di un equilibrio fra tradizione e innovazione (specialmente dal punto di vista tecnico), fra coerenza narrativa e commistione di generi. Presentato con successo anche al Festival di Pusan in Corea del Sud, The message, si candida come uno dei film migliori visti sinora al FEFF.


CAST & CREDITS

(Feng sheng); Regia: Gao Qunshu & Chen Kuo-fu; sceneggiatura: Chen Kuo-fu; interpreti: Zhou Xun, Li Bingbing, Zhang Hanyu, Huang Xiaoming, Su Youpeng; origine: Cina, 2009.


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