Festa del Cinema di Roma 2007 - Ang Lee omaggia Leone

Mario Sesti ha introdotto la serata ricordando i momenti salienti che hanno portato alla realizzazione del restauro del film C’era una volta il west, in primis la stretta collaborazione tra La festa del cinema di Roma e la The Film Foundation di Scorsese & Co con la quale si è potuto finanziare il restauro del film, prima volta di un impegno diretto di un festival per salvare un’opera e il primo film italiano restaurato dalla The Film Foundation . A seguire Sesti ha elogiato l’opera di Leone e raccontato il valore e la forza espressiva di questo film.
La serata è continuata con un breve messaggio video inviatoci da Scorsese, che, scusandosi della sua assenza, ci rammenta dell’importanza del lavoro della The Film Foundation, e spiegando la non casuale scelta di questo film uno degli ultimi girati in Technicolor, del impegno sia sulla pellicola che sul sonoro e del valore incommensurabile di queste opere d’arte.
Finalmente è giunto l’ospite d’onore, il regista, premio oscar e recente leone d’oro a Venezia Ang Lee. Presentatosi al pubblico come uno dei più affezionati fan del regista romano, in particolare per questo film, che ritiene essere il migliore. Il regista Taiwanese ha dichiarato quanto il suo lavoro sia in realtà legato all’opera di Sergio Leone,quanto questa sua visione del mondo privo di quel retaggio morale troppo presente nelle pellicole americane, pur celebrando il mito Leone, sa guardare a questa realtà con cinismo e nichilismo senza mai farsi distogliere. La messa in scena caratterizzata da una emozione lirica unica e da quella narrazione portatrice degli insegnamenti dei poemi greci, fa di C’era una volta il west per il cineasta orientale, uno dei più grandi western della storia del cinema.
E finalmente dopo tante parole ha inizio la proiezione e siamo subito catapultati nella visione, subito ci accorgiamo che siamo di fronte a qualcosa di nuovo, qualcosa che anche se visto migliaia di volte ci appare nuovo e sconosciuto. Il restauro ha portato alla luce emozioni a me giovane spettatore sconosciute, immagini che forse avevo appena percepito e allora ci si lascia andare alla magia del Technicolor con i primi piani che risaltano gli sguardi e le facce matide di sudore, il blu degli occhi di Fonda o la straordinaria bellezza della Cardinale.
Straordinario naturalmente anche il lavoro sul suono, rumori appena udibili sono mutati, tutto il corredo rumoristico acquista una forza che regala uno sfondo ulteriore alla narrazione con la musica di Morricone, mai così limpida e monumentale.
Tutto ciò riporta allo splendore originario, un’opera immensa degna di una nuova distribuzione nelle sale, per mostrare alle giovani generazioni il lavoro di un uomo che ha avuto il coraggio e la forza di puntare la macchina da presa nel cuore del mito americano, la fordiana Monument Valley, e spiegare al mondo cos’era l’epopea del West.

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