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Festa del Cinema di Roma 2007 - Conferenza stampa di presentazione de ’La giusta distanza’

Pubblicato il 20 ottobre 2007 da Andrea Esposito


Festa del Cinema di Roma 2007 - Conferenza stampa di presentazione de 'La giusta distanza'

Carlo Mazzacurati: ‘Ho bisogno di un riferimento, di un luogo riconoscibile, non tanto per raccontarlo quanto per avere della materia per raccontare una storia. Non mi sento, facendo un film, di documentare un luogo. La sua lingua, le sue atmosfere, la sua luce, che comunque conosco bene, mi danno la materia da cui partire. Io ho bisogno di un teatro dell’azione che mi sia familiare. E ci devo vivere, in quel luogo, per saper riconoscere i suoi umori e i suoi cambiamenti. E credo che questo film sia nato dalla sensazione di un’inquietudine che ci sembra si agiti sotto il Veneto, oggi. Questa è una storia che cerca di raccontare uno squilibrio, qualcosa che percepisco essere presente in questa terra. Mi dispiace venga definita ‘Nord Est’, mi sembra una specie di definizione geografica…si chiama Veneto, ha una sua storia e una sua riconoscibilità, nonostante stia galoppando velocemente verso un altrove.’

E’ un luogo che tratti, come nella carrellata iniziale del film, come un luogo ‘altro’… ‘Credo che ognuno racconti un luogo che conosce…Ma comunque deve essere in grado di parlare anche a persone lontane. Bisogna cercare il punto di contatto tra questo mondo e tutti gli altri mondi.’

Relativamente al soggetto, nasce da un sentimento oppure ci sono riferimenti più precisi all’attualità e alla cronaca?

‘Siamo partiti da una specie di sensazione emotiva, da una specie di sentire, anche non se non era ancora completamente espresso. Sapevamo che correvamo il rischio di essere fraintesi, che volevamo raccontare qualcosa come si racconta un fatto di cronaca. In realtà nel nostro atteggiamento c’era qualcosa che sentivamo profondamente opposto: la finzione televisiva enfatizza un fatto di cronaca, facendo assurgere ad eroi e antieroi personaggi molto vicini a noi nel luogo e nel tempo. Ecco questa cosa è un modo terribilmente falsificante della verità. In fondo spesso il male è banale. Non c’è quell’efferatezza enfatizzata da giornali e fiction. Noi abbiamo scelto di percorrere una strada opposta…’

Ci sono personaggi buoni e personaggi assolutamente terribili. Però tu li vedi appunto con ‘la giusta distanza’, senza giudicarli…

‘Come sempre vengo accusato di non portare mai fino in fondo la malvagità. Questo perché io non riesco mai a trovare una persona assolutamente e completamente malvagia.’

Come mai si parla in maniera così latente de razzismo? E’ una scelta di non toccare il lato sensazionalistico della storia?

‘Perché credo che lavorando sull’enfatizzazione non avremmo fatto altro che dare molta luce all’aspetto ‘consolatorio’…c’è un uomo cattivo, che ha fatto una cosa molto cattiva…Io credo sinceramente che la questione sia più complessa, piena di sfumature. La realtà è piena di contraddizioni che non possono non essere prese in considerazione: ad esempio c’è un dato che dovrebbe far riflettere. I luoghi in cui la Lega vince (ma io non sono assolutamente leghista, per carità) sono i luoghi dove c’è più integrazione e più assunzioni di stranieri. E’ pieno di contraddizioni, questo Paese. Bisogna stare attenti, non è che ci sono i cattivi e i buoni. Non era poi compito di questo film raccontare quest’aspetto. Semplicemente abbiamo preso le parti più sfumate, più complesse del fenomeno per cercare di raccontare la nostra storia.’


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