Festa del Cinema di Roma 2007 - El Pasado - Conferenza Stampa
Trovo molti punti di contatto tra Cuore illuminato e El pasado. Quest’ultimo sembra una riflessione molto personale sul passato e sulla memoria. Mi sembra molto autobiografico. Quanto effettivamente lo è?
Io non credo che Cuore illuminato e El pasado siano effettivamente così simili. Sono accomunati principalmente dal fatto che entrambi sono stati girati in Argentina e non in Brasile, dove ormai vivo stabilmente. Entrambi sono molto soggettivi, ma non vedo una vera continuità. Io ho avuto un grosso distaccamento dalla mia famiglia. Ho abbandonato l’Argentina quand’ero molto giovane. Dopo tanti anni ho incontrato mia madre, poco prima di cominciare a lavorare sul film. E’ stata un’esperienza che mi ha segnato profondamente. L’ho accudita, ho fatto quello che lei aveva fatto per me quand’ero bambino. Era un momento di questo tipo, quando ho cominciato a lavorare sul film. El pasado è un film sulla separazione, e sulla continuità dell’amore dopo una separazione. E’ un aspetto su cui non ci si concentra in maniera particolare…Avevo cominciato a leggere il libro di Pauls ma non riuscivo a trovare una struttura. Ho preso i diritti per poterci lavorare su liberamente. L’inizio mi intrigava, queste due persone che si lasciano, consensualmente, prima che il loro rapporto si dissolva e comincino i litigi, l’odio. Tentano di lasciarsi così, in maniera limpida…
Beh, in fondo anche torbida…E’ un rapporto strano, quello che il protagonista stabilisce con le donne del film. Sembrano, specialmente la prima, diventare più delle madri che delle mogli. Con lei c’è una specie di impossibilità di lasciarsi davvero…
Io credo che nella tua lettura ci sia molta verità, anche se non l’avevo mai vista così. E’ rafforzata dal fatto che lui è un uomo fragile, non direi debole, ma comunque passivo. Un giovane vecchio. E’ lei il motore della storia. Credo che la storia del film però sia un po’ più ‘grande’ della lettura che mi proponi. Ridurlo al rapporto madre-figlio gli mette addosso un’etichetta un po’ troppo rigida. Io ho cercato prima di tutto di raccontare le donne, secondo un tempo narrativo e cinematografico molto particolare. Poi volevo lavorare su una rilettura del melodramma in un senso molto secco. Anche visivamente il melodramma è presente. A livello d’immagine vuole essere molto elegante. E volevo anche degli elementi di thriller, un film dove lo spettatore non sa mai cosa sta per accadere. C’è Rosemary’s Baby, c’è Kieslowski… c’è un odore kieslowskiano. Certo questi riferimenti non sono pensati, non sono citazioni, fanno parte del mio alfabeto. Io stilisticamente sono un po’ iconoclasta, non faccio parte dell’estetica sudamericana, sono cresciuto con quel cinema di cui parlavo prima, con il cinema italiano, con Bergman…e quel tipo di linguaggio mi è entrato dentro…
Come si è evoluto il suo cinema negli ultimi anni? Com’è cambiato, specialmente in relazione alla rappresentazione della violenza, comunque sempre molto presente anche se in una forma più latente?
Una domanda molto interessante. Non credo che la parola ’evoluzione’ sia esatta. Credo che un artista può affittare le sue parole, i suoi pensieri ovunque. E’ stata la violenza sociale brasiliana che mi ha portato a dover parlare di quello che in sociologia si chiama ‘marginalità’. Ho dovuto parlare di quelle individualità sopraffatte dal modello sociale brasiliano. Anche questo film tratta di violenza.
El pasado è molto calcato. E’ una precisa scelta stilistica?
Non lo vedo così. Tutto il contrario. Drammaturgicamente è molto asciutto. Comunque è un film argentino, non brasiliano.
Perché ha scelto Gael Garcia Bernal?
Io credo molto nel destino. Non riuscivo a trovare l’attore principale, nessuno mi convinceva. Un giorno ho aperto il giornale e ho saputo che Gael stava facendo a Londra un Garcia Lorca, in inglese. Allora ho preso l’aereo e sono andato a vederlo. Ci siamo conosciuti, io gli ho proposto questa cosa e lui ha accettato di fare il film. E’ stato bellissimo lavorare con lui.
Preferisce raccontare una storia, affrontandola in profondità, oppure raccontare tante storie insieme?
Non è una scelta precisa: se racconto una storia è perché la storia viene così. El pasado l’ho fatto senza sapere perché l’ho fatto. Dopo aver passato tra anni a lavorarci, solo ora lo sto scoprendo…
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