Festa del Cinema di Roma 2007 - No Smoking - Fuori Concorso
Un uomo si ritrova in una baita in mezzo alla neve, prigioniero di soldati russi. Vede in lontananza un pacchetto di sigarette. Infrange il vetro della stanza in cui è rinchiuso, si lancia in una corsa disperata per raggiungere il pacchetto di sigarette ma gli sparano alla schiena. No smoking racconta la storia di K, fumatore incallito che per recuperare il suo rapporto con Anjali accetta di smettere di fumare. Si ritrova in uno strano centro di riabilitazione, a metà tra una prigione e una camera delle torture. Se K fumerà, a soffrire saranno le persone accanto a lui.
C’è una problematica distanza – in parte di natura culturale, in una parte più sostanziosa di natura strutturale – che non ci permette forse di comprendere pienamente un film come No smoking. E’ un film di Bollywood e lo si vede nel ritmo, come nella rilevanza accordata alla musica (e al balletto a metà film). E lo è nella produzione, nei mezzi concretamente impiegati nel film. La scena delle docce ad esempio, in cui le anime prendono fuoco, è realizzata con una grandiosa efficacia visiva. Alcune cose però possono risultare difficilmente comprensibili, specialmente se non si ha dimestichezza con prodotti indiani contemporanei. Prima di tutto il ritmo, secondariamente la difficoltà per lo spettatore di rintracciare la direzione che il film vuole prendere. L’impianto del film è quello della commedia. Ma è una commedia sghemba, con forti tinte drammatiche e improvvise virate al grottesco (le dita tagliate). Fortissima poi l’impressione visionaria di certe scene, e la svolta quasi metafisica (la comparsa delle anime) che il film prende a un tratto. Da non ignorare anche il saltuario intervento dei baloon che descrivono i pensieri dei personaggi, i quali rendono il tono del film ancora più inafferrabile. Con l’escamotage di una continua mise en abyme si tenta di allacciare e far digerire questa polisemia allo spettatore.
Una tale pluralità di piani e di linguaggi ricorda in questo senso un altro prodotto, obliquo e strabordante, che abbiamo visto lo scorso anno sempre qui a Roma: il Playing the victim che uscì vincitore dalla pima edizione della Festa. Lì si trattava di una strampalata commedia russa con curiosi interventi animati, dialoghi surreali e una struttura in generale invisibile, squilibrata, come ‘esplosa’. Ma tanto il film di Serebrennikov era avvincente, rendendo la sua stranezza un punto di forza, e integrandola nella sua stessa formula comica, tanto No smoking sembra avvolto nelle lungaggini, come se effettivamente il taglio che si vuole dare alla storia non giocasse con lo spettatore. Non ci sono ammiccamenti né spiazzamenti. Lo spettatore non prevede le virate ma neanche ne viene sorpreso, perché non è stato precedentemente illuso che il film fosse ‘un’altra cosa’. Le premesse dell’intreccio sono fin dall’inizio ingenue, e non permettono una vera identificazione. Nel finale poi il film sembra diventare una curiosa favola morale: nel parallelo tra nazisti e crociate antifumo sembrerebbe trasformarsi in un misterioso manifesto per la libertà di scelta del fumatore. Ma ancora, nonostante si intuisca che l’ottica adottata sia dalla parte del fumatore e del suo diritto di fumare, dall’altro quell’accento sull’adagio ‘se fumi ucciderai le persone che ami’ confina il messaggio nell’ambiguità. Ma senza prendere in considerazione un immaginario taglio sociologico o messaggi nascosti, No smoking rimane un film distante dallo spettatore, ma solo apparentemente ’lost in translation’.
(No smoking) Regia: Anurag Kashyap; montaggio: Aarti Bajaj; musiche: Vishal Bharadwaj; interpreti: John Abraham (K), Ayesha Takia (Anjali), Paresh Rawal (Baba Bangali); produzione: Big Screen Entertainment, Eros International, Vishal Bhardwaj; distribuzione: Bollywood Eros Network; origine: India, 2007; durata: 120’
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