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Festa del Cinema di Roma 2007 - Parole Sante - Extra

Pubblicato il 28 ottobre 2007 da Edoardo Zaccagnini


Festa del Cinema di Roma 2007 - Parole Sante - Extra

Non chiamatelo Cantastorie. Perché Ascanio Celestini non è un folletto dolce dal pizzetto soffice. Non è l’innocuo affabulatore che gira per la metropoli a raccontare favole. E’ un personaggio di grande serietà e professionalità, che usa l’intelligenza, e una manifesta sensibiltà, per aggiungere consapevolezza e conoscenza al cammino in salita delle masse. E’ un ragazzo dotato di rara capacità comunicativa e di un estro artistico lontano da ogni tradizione. Non è un comico e non fa satira. E’ lo storico di un’oralità scritta ed agita, filmata, ufficiale, a pagamento in un luogo deputato. E’ un recuperante di memoria collettiva, di silenzi sociali e di storie paradigmatiche. Non si può e non si deve obiettare che il suo lavoro sia civile e politico. Lo è nel senso migliore dei termini: sinceramente, sentitamente, appassionatamente. Può essere teatro, radio, documentario, non fa differenza. Qualsiasi che sia il mezzo di comunicazione, Celestini punge con una delicata decisione i nervi scoperti della nostra tradizione e del nostro presente. Il suo è un ottimo lavoro di suoni efficaci su occhi affidabili, di parole amare avvalorate dalla musicalità di un elegantissimo romanesco. Si siede ed ascolta, Ascanio Celestini. Riflette e sottolinea. Da voce e si fa voce di chi voce non ha, perché la smarrisce dolorosamente nell’assenza di potere e nella conseguente mancanza di autorevolezza. La prosa magica di Celestini non è mai patetica, mai demagogica, mai estetizzata e mai nervosa. La sua è una Storia precisa, dettagliata, vissuta nel particolare. Poi esposta senza impetuosi je accuse eppure senza via di scampo per i colpevoli. Celestini non è neutro e non è moderato. E’ di parte, di una sinistra radicale che ama le persone che fanno la maggior parte dello stato. Di una sinistra libera di essere ciò che la definisce. Egli spiega: "Non si puo’ parlare di cinema o di teatro civile, perché non c’é teatro e non c’é cinema che non lo siano. Cinema e teatro sono politici perché in essi interviene un discorso pubblico”. Celestini è un intellettuale poetico innamorato dei moderni umili, dei diversi, degli offesi di oggi e di ieri. Un narratore di verità dolorose, un angelo metropolitano e bambino. Parole sante è il suo secondo documentario. Una narrazione ad interviste e bassissimo budget che torna a parlare di lavoro e sfruttamento. Non c’è scenografia e lirismo in Parole Sante, ma frasi normali, in interni normali, di visi normali. Storie di rinascente proletariato intontito dall’accesso ai consumi ed incapace di storicizzare la propria identità in una Storia che non ha ancora emesso sentenze. Celestini, comunque, anticipa la catastrofe, in certo modo l’annuncia con la metafora che apre e chiude il film. Il suo doc. apre le porte dell’ “Atesia”, questo enorme call center che opera per Telecom e che è divenuto famoso per la sua capacità di aggirare le leggi e di sfruttare in maniera sistematica l’enorme quantità di risorse umane che s’imbatte e si avventura in questo colosso di furfanteria. Ma l’Atesia diventa quasi lo scenario di una situazione più generale che riguarda un numero enorme di persone. Attaraverso questa scandalosa e quotidiana realtà il regista racconta la precaria situazione economica che la generazione dei ventenni-trentenni sta vivendo in primissima linea. E’ la storia esemplare di una ribellione bianca, di un’invisibile e rassegnata rivoluzione. Per chi guarderà Parole Sante, probabilmente la solita elite di pubblico che già sa, ci sarà indignazione e si respirerà disgusto e un profondo e conosciuto senso di ingiustizia. L’inchiesta fornisce dati ed elementi di riflessione: Atesia dovrebbe pagare degli arretrati per circa 300 milioni di euro, ma per un accordo con i sindacati, non voluto dai lavoratori, è stato deciso una sorta di condono. Nel film si respirano tutte le atmosfere dell’attualità. Il rapporto tra gli italiani e la classe politica, il disagio sordo e disorganizzato dei giovani, la paura espressa col sorriso, l’abbandono sofferto ad una realtà difficile da contrastare. E’ Storia anche questa ed è la grande capacità narrativa di Celestini a farla risaltare in tutta la sua complessità e verticalità.

Conferenza Stampa del Film


CAST & CREDITS

(Parole Sante) Regia: Ascanio Celestini, sceneggiatura: Ascanio Celestini; fotografia: Gherardo Gossi; montaggio: Alessandro Pantano; musiche: Ascanio Celestini, Roberto Boarini, Matteo D’Agostino, Gianluca Casadei; produzione: Fandango; distribuzione: Fandango; origine: Italia 2007; durata: 75’


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